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Adnkronos
Capodanno e megafesta nel resort sul Garda, parla il gestore
“Se ho sbagliato qualcosa, mi assumo le mie responsabilità. Non siamo delinquenti, quello che abbiamo guadagnato ieri serve per sopravvivere”. Sono le parole di Ivan Favalli, gestore del resort di Padenghe sul Garda finito sotto i riflettori per un veglione di Capodanno a cui avrebbero partecipato decine di persone. “Devo difendermi da tutto quello che sta circolando sui social anche di denigratorio presso l’hotel che gestisco a Padenghe sul Garda. L’hotel è un’attività che può rimanere aperta e deve garantire un servizio di cucina ai clienti, gli hotel possono fare ristorazioni. Per evitare situazioni di assembramento, ieri è stata vietata la cena se non in camera. Il nostro hotel è un resort estivo, è quasi impossibile portare cibo in tutto le camere. Abbiamo organizzato un pranzo con varie portate per intrattenere i clienti e fare in modo che la sera si potessero accontentare di un piatto freddo in tavola. L’hotel ha avuto molte prenotazioni, specialmente con un passaparola generato da giovani e fin lì siamo nella legalità”, dice in un video su Facebook. “C’è stato qualche atteggiamento un po’ libertino da parte di alcuni clienti che è stato limitato tempestivamente grazie alla presenza di due agenti di sicurezza esterni chiamati a far rispettare le regole. A tutti è stata misurata la temperatura, tutti hanno firmato la dichiarazione. I clienti erano tutti registrati”, prosegue. Sui tavoli, come hanno documentato video e foto, erano presenti inviti a non diffondere immagini attraverso i social. “Abbiamo messo un avviso di evitare i social network che è stato frainteso: in un albergo 5 stelle ci possono essere persone che non vogliono essere riprese. Ma volevamo anche evitare l’invidia di un intero settore di chi è chiuso e non può fare niente”, è la spiegazione. “Ci vengono date briciole come sostegno dallo Stato, siamo obbligati a studiarle tutte per rimanere in piedi ed evitare il fallimento. Abbiamo 200 persone che lavorano per questa azienda, mi sento responsabile anche per il loro reddito. Seho sbagliato qualcosa, mi assumo le mie responsabilità. Nel corso della giornata abbiamo avuto 3 controlli di polizia e carabinieri, non è stato fatto nessun verbale. Non siamo delinquenti, quello che abbiamo guadagnato ieri serve per sopravvivere”, conclude.
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AGI
“Italia quasi ferma sulle vaccinazioni, mentre la Germania corre”
AGI – “Piccolo e semplice promemoria: per vaccinare solo il 50% degli italiani in 10 mesi occorrono circa 60 milioni di inoculazioni (30X2). Bisogna procedere alla media di 200.000 vaccinazioni al giorno. Secondo i dati ufficiali comunicati al 31 dicembre, l’Italia ha effettuato 32.969 vaccini, la Germania 165.575”.
Lo scrive su Twitter la Fondazione Luigi Einaudi in base ai dati raccolti dalla campagna di informazione ‘Quanti vaccini’ che puo’ essere seguita sul sito www.fondazioneluigieinaudi.it.
Secondo la Fondazione, la Germania ha iniziato il 27 dicembre con 22878 somministrazioni di vaccino anti Covid, l’Italia l’ha seguita il 28 con 8361, a fronte delle 19.084 dosi somministrate dai tedeschi lo stesso giorno.
Il 29 sono state distribuite 721 dosi in Italia, 37.273 in Germania; 721 ancora nel nostro Paese, il 30, giorno in cui in Germania ne sono state vaccinate 51.465 persone. Il 31, sono stati 11.170 i vaccinati in Italia, 37.846 nel Paese di Angela Merkel.
Il primo gennaio i dati disponibili sono solo quelli italiani con 11.996 dosi. “I dati elencati sono tratti da fonti ufficiali. Pertanto non riportano elementi provenienti da altri documenti. Trattandosi di un work in progress, sarà aggiornato man mano che i Paesi, ad iniziare dall’Italia, si adegueranno fornendo i dati”, precisa però la Fondazione Einaudi.
Segue uno schema dei dati dei vaccinati regione per regione:Abruzzo 135
Basilicata 105
Calabria 279
Campania 2.204
Emilia Romagna 3.161
Friuli-Venezia Giulia 1.948
Liguria 1.125
Lombardia 2.171
Marche 499
Molise 50
Piemonte 5.077
Puglia 1.209
Sardegna 212
Sicilia 1.631
Toscana 1.472
Trentino Alto-Adige 1.071
Umbria 395
Valle d’Aosta e Veneto 4.035.Secondo i dati comunicati dal commissario all’emergenza, alle 12 di oggi sono 45.667 le persone vaccinate contro il Covid in Italia, 26.068 donne e 19.599 uomini: si tratta di 40.148 operatori sanitari, 2.181 unità di personale non sanitario e 3.338 ospiti di Rsa. Il dato è ancora fermo all’aggiornamento di ieri sera alle 23.30.
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Saviano: “Infamante dire che ho fatto soldi sputtanando Napoli”
“L’accusa più infamante? Dire che ho fatto i soldi sputtanando Napoli. Fa il paio con l’altra cazzata dell’attico a New York”. Roberto Saviano a tutto tondo, si toglie qualche sassolino dalle scarpe in un’intervista sul Fatto Quotidiano, in cui parla del suo ultimo libro, ‘Gridalo’. “Un dialogo ispirato al più sacro dei dialoghi: l’opera di Platone”, spiega lo scrittore. Che racconta come è nata l’idea del libro. “Quel ragazzo fuori dal liceo, col poster di Majakovskij in camera e la locandina del Camorrista in bella vista, era convinto che la dinamica tra bene e male, tra mondo sano e corruzione fosse chiara. Non è stato così. Se dovessi incontrare quel ragazzo oggi, cosa gli direi? Qui nasce il libro”. E quello che Saviano direbbe al suo alter ego più giovane, è che “è impossibile non fare errori. E che non ci sono scorciatoie, ma può esserci consapevolezza, se decidi di esporti. ‘Vi lascio in eredità tutte le mie paure’, scriveva Reinaldo Arenas, dissidente cubano. Nel libro c’è questo. E c’è il desiderio di capire come sono arrivato fin qui. In parte, grazie alle mie ossessioni”. Tra i rimorsi di Saviano, c’è il senso di colpa verso i suoi familiari per la strada difficile che ha intrapreso. “Ho un grande senso di colpa verso i miei familiari -dice Saviano- Non solo per la paura per l’incolumità fisica. Ci sono gli attacchi, la delegittimazione, la ridicolizzazione perenne che devono subire. Come la revoca della cittadinanza onoraria veronese a Goebbels, a cui dedico un capitolo, è stato il primo teorico della propaganda di questo tipo: mai parlare del tema del tuo nemico/avversario, parla sempre del tuo nemico/avversario. Con Salvini al governo, l’ho vissuto in modo maniacale. Ero un bersaglio continuo”. E sull’atteggiamento di molti colleghi, affonda: “Per il mio discorso sulle ong, hanno picchiato così forte che diversi colleghi dicevano: ‘Io parlo con i miei film’, ‘Parlano le mie canzoni’. Così risponde chi ha paura a opporsi. È una codardia legittima. E per certi versi la invidio, hai una vita più facile. Prendendo parte perdi lettori, e serenità”. Nell’intervista, c’è spazio anche per la più grande delusione. “Due mesi fa ero in tribunale a Roma, per le minacce del boss dei Casalesi Bidognetti e dell’avvocato Michele Santonastaso. C’era Beppe Giulietti, ma nessun collega o amico. Non mi lamento, però dici: ‘Wow, l’aula è vuota’. È la delusione dei prossimi, di chi senti più vicino”, dice Saviano.
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AGI
Il manager Rasia pronto a candidarsi a sindaco di Milano
AGI – “Io la disponibilità l’ho data e la confermo ai partiti della coalizione, a patto che il progetto sia di tutti e non di un solo partito. A patto che qualsiasi cosa faremo la faremo insieme per Milano e per i milanesi”: con queste parole Roberto Rasia dal Polo, manager direttore della comunicazione del gruppo Pellegrini, ha confermato su facebook la sua disponibilità ad essere il candidato del centrodestra per le prossime elezioni comunali a Milano.
“Ho conosciuto molte persone, anche importanti, ultimamente”, ha spiegato Rasia, “ho respirato un’unione nel centrodestra che non vedevo da un po’ in politica. E’ quello che vogliamo noi cittadini. Milano è una tappa fondamentale, se vogliamo cambiare questo Paese in meglio, mantenendo ciò che di buono c’è già”.
“La sfida è difficile, ne siamo tutti coscienti. Il Sindaco uscente è forte e da me stimato. Ma la sua amministrazione ha compiuto alcuni errori gravi negli ultimi due anni. Credo che Milano possa tornare a pensare in grande. Ora la palla è passata ai leader dei partiti della coalizione. Sta a loro decidere chi affronterà questa sfida”, ha aggiunto.
Tiepida apertura dal centrodestra, con fonti leghiste che osservano: “Come a Torino, a Napoli e a Bologna, ben vengano persone in gamba che si mettono a disposizione delle propria città, per la Lega e per tutto il centrodestra è un ottimo modo di cominciare questo 2021. Lasciamo alla sinistra e ai 5 stelle i litigi per le poltrone”, proseguono dal partito di via Bellerio. Il nome di Rasia era emerso nella rosa dei candidati fatta nelle settimane scorse dal commissario leghista di Milano, Stefano Bolognini.
Il sindaco uscente e ricandidato alla guida della città, Beppe Sala, ha commentato: “Non conosco Roberto Rasia dal Polo, ho fatto qualche ricerca e mi pare persona degna e a modo. Certo non m’lludo – ha aggiunto – sul fatto che il centrodestra non tiri fuori un bel candidato come lo sono stati gli ultimi, Albertini, Moratti e Parisi, tutti nomi di valore”. -
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“Mi vuoi sposare?”, la proposta dell’infermiere sulla tuta anti-covid
L’amore ai tempi del Covid è anche questo: una proposta di matrimonio scritta sulla tuta anti-Covid. Protagonista Giuseppe Pungente, un infermiere di 32 anni di Torre Santa Susanna in servizio presso il reparto di Pneumologia dell’ospedale di Ostuni, che ha voluto iniziare l’anno con un post su Facebook in cui chiede la mano della sua fidanzata. “Risultato tra i primi positivi al Covid, in prima linea nella lotta contro il virus e sempre tra i primi ad essere vaccinato, ho maturato l’idea che la vita vera è fatta di piccole e semplici cose, come gli amici più cari, la famiglia d’origine e quella futura, insieme a te Carmen Pinto. Auguro a tutti un anno di rinascita”, si legge accanto alla foto che lo mostra tra le corsie dell’ospedale con indosso la sua tuta anti-contagio con la proposta alla sua amata, rigorosamente taggata sul social. E tra i commenti è arrivata la risposta dell’interessata: “Siii”
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AGI
Il pecorino ha un segreto, e una ricerca universitaria lo ha scoperto
AGI – I formaggi prodotti con il latte dei Monti Sibillini del Maceratese contengono una biodiversità macrobiotica e sono diventati oggetto di studio dell’università Politecnica delle Marche. La scoperta è arrivata al termine del progetto ‘Bio.Mi.Ma.’, una ricerca scientifica che l’ateneo dorico ha realizzato, in collaborazione con l’Assam, sulla biodiversità microbica del pecorino tradizionale dei Monti Sibillini: dall’analisi dei prodotti di diversi caseifici della zona sono emerse varie specie di lievito coinvolte nei processi di maturazione e la loro presenza influenza positivamente la consistenza, l’odore e il sapore delle forme.
In particolare, al caseificio del Pastorello di Cupi di Visso ne è stata riscontrata un’altissima concentrazione del tutto naturale, che secondo i ricercatori scaturisce da una sinergia di fattori. Sicuramente alla base della scoperta c’è un processo di lavorazione molto ben gestito, norme igieniche strettamente controllate, sia dei locali di lavorazione che di conservazione, ma tale biodiversità potrebbe derivare anche dalla materia prima.
“Vogliamo capire quale potrebbe essere la fonte di questi lieviti virtuosi – spiega Francesca Comitini, ricercatrice di microbiologia applicata agli alimenti della Politecnica delle Marche – ed è per questo che andremo avanti con ulteriori analisi. Nel tempo la sensibilità dei consumatori si è orientata verso alimenti che riportano a produzioni di tradizionali e di qualità, oppure verso alimenti con maggiori caratteristiche probiotiche, funzionali o arricchiti a livello industriale. Perché utilizzare alimenti modificati o integratori quando c’è la possibilità di avere tutto questo in modo naturale?”.
Il Pastorello di Cupi è uno dei tanti caseifici danneggiati dal terremoto che hanno scelto di restare sul territorio: lasciate le grotte dove si stagionavano i formaggi dopo il sisma, ristrutturata la vecchia stalla, il Pastorello oggi prosegue il lavoro con i propri animali e un nuovo impianto produttivo”. Proprio quello da dove, durante il lockdown della primavera 2020, sono usciti formaggi e ricotte destinati agli operatori sanitari dell’ospedale di Macerata: un modo per ringraziare chi era in prima linea per fronteggiare il Covid, ma anche per non buttare via una produzione che sarebbe rimasta invenduta con la chiusura di bar e ristoranti.
E sarà lo stesso caseificio nel quale torneranno i ricercatori della Politecnica delle Marche per carpire i segreti di questo formaggio dalla straordinaria ricchezza nutrizionale. “Consumando cibi locali e di origine certa – sottolinea Giordano Nasini, direttore di Coldiretti Macerata – abbiamo la certezza di sostenere l’economia locale, l’ambiente e anche la nostra salute. Ero certo che il formaggio de nostri Sibillini oltre ad essere buono facesse anche bene alla salute”. -
AGI
“La vita degli studenti sarà sconvolta”, dice il capo dei presidi
AGI – “Si ricomincia, lo vogliamo tutti. Però se si fossero tenute in maggior conto le esigenze degli studenti non avremmo queste proteste”. Lo sostiene il presidente dell’Associazione nazionale dirigenti pubblici e alte professionalità della scuola (Anp), Antonello Giannelli, in un’intervista al Corriere della Sera. Il capo dei presidi si chiede anche il perché “si fanno pagare solo alla scuola la rigidità e i ritardi nell’adeguamento del sistema dei trasporti. Si sarebbe potuto scaglionare l’orario di inizio delle altre attività” in quanto “la metà degli studenti italiani delle scuole superiori frequenta un istituto tecnico o un professionale: sono almeno 6 ore al giorno. L’organizzazione della loro vita sarà sconvolta. Escono alle 16.30, senza aver mangiato, prendono un bus o un treno, arrivano a casa affamati alle sei di sera. A che ora faranno i compiti? Alle 21…”, ragiona Giannelli. Quindi, a rigor di logica, “la didattica dovrà tenere conto del cambio di orario. Compiti, direi che ce ne potranno essere pochi. Se si fosse rimasti su un doppio turno tra le 8 e le 9, questi problemi si sarebbero potuti risolvere”. “Tutti vogliamo che la scuola torni in presenza, ma è sbagliato far pagare questo prezzo”, analizza il capo dei presidi, che aggiunge: “I presidi dovranno trovare soluzioni che non scontentino nessuno. Sarebbe stato meglio non arrivare qui”. Poi chiosa: “No, così non va. Dicono tutti che la scuola è centrale, è la casa degli italiani, è importante ma quando è ora di decidere come cambiare la scuola per adattarla all’emergenza del Covid, nessuno sente la necessità di ascoltare il mondo della scuola, di capire quali sono le esigenze degli adolescenti”.
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AGI
Boschi: “Se le nostre idee non piacciono, allora le nostre poltrone non servono”
AGI – Maria Elena Boschi, capogruppo di Italia viva a Montecitorio, ex ministra, ribadisce la posizione rispetto al futuro del governo in un’intervista a la Repubblica: “Se le nostre idee non piacciono, allora le nostre poltrone non servono: non siamo alla ricerca di potere, portiamo idee e progetti” e ritiene che “dovrebbe essere apprezzato l’atteggiamento di Teresa e Elena che non vogliono restare a tutti i costi in una coalizione ove questa coalizione ignori le nostre idee”. Boschi: Ma altresi’ constata anche che “Conte non risponde ai nostri documenti ma prefigura un confronto/scontro senza rete in aula: evidentemente pensa sia la strada migliore. E’ il premier, accettiamo la sua decisione”, taglia corso Boschi. Quindi non c’e’ rimpasto che tenga: “Per noi l’argomento è chiuso da settimane. Ci interessa solo che non si sprechi la più grande occasione dei prossimi anni con oltre 200 miliardi da spendere”, afferma Boschi che però mette in guardia il premier dal cercare o farsi forza su maggioranze alternative: “Nel caso in cui ci saranno transfughi di Forza Italia che salveranno il governo nessuno di noi griderà allo scandalo, ma Iv continuerà il proprio lavoro dall’opposizione”, intima la capogruppo alla Camera, che circa il rischio urne ragiona: “Il voto non è mai una minaccia. La democrazia non può far paura e in uno schema in cui il Pd si schiaccia sui grillini a livello nazionale, magari appoggiando la Raggi a Roma e Fico a Napoli, noi avremmo uno spazio politico enorme. Una eventuale lista Conte, peraltro, toglie molto al Pd e ai 5S. Mentre se Conte guidasse il movimento di Grillo perderebbe larga parte del suo appeal”.
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Focolaio Covid a Capizzi, sindaco: “Cittadini con sintomi stanno in silenzio”
“Purtroppo abbiamo registrato l’ennesimo decesso per Covid nella nostra comunità. Un cittadino che osservava tutte le norme, eppure neanche questa diligenza ha potuto fare nulla nei confronti di questo terribile virus che lo ha travolto in pochi giorni. Io già intravedevo l’ipotesi che numerosi positivi asintomatici, ignari di tale circostanze, girovagassero per il paese rappresentando una minaccia. Qualcuno gridava al terrorismo psicologico, altri al procurato allarme e invece era la pura realtà, frutto di un’analisi e di uno studio approfondito sull’evoluzione epidemiologica”. E’ il grido di allarme lanciato dal sindaco di Capizzi, piccolo centro del messinese, Leonardo Principato Trosso, dopo l’ennesimo decesso per Covid. A causa di un focolaio sviluppato dopo una festa privata a Nicosia (Enna), una sessantina di abitanti sono risultati positivi. Il sindaco parla di un “quadro terrificante” dai contagi emersi. “L’apparente quiete ci ha preso alla sprovvista. La troppa sicurezza ci ha indotti in comportamenti ai limiti del negazionismo facendoci abbassare il livello di guardia, con feste e cene – ha detto – Ho cercato di proteggere i cittadini in tutti i modi, ho invitato i cittadini a non uscire di casa, sono stato accusato di abuso di potere ma oggi quelli che mi hanno accusato dovrebbero avere il coraggio di ammettere che il sindaco ha una marcia in più e che ha visto oltre ciò che alcuni potevano vedere. Ho già richiesto al Prefetto e al questore una intensificazione dei controlli sul territorio e su mia stessa richiesta le forze di polizia stanno effettuando controlli domiciliari per verificare il rispetto dei provvedimenti di quarantena emessi dall’Asp”. “Ho informato il presidente Musumeci della grave situazione a Capizzi. Stiamo vivendo una grave situazione ed è opportuno che in questo momento tutta la cittadinanza collabori attivamente. Se c’è un sospetto Covid bisogna dirlo. Sono convinto che molti cittadini pur avendo i sintomi Covid non comunichino nulla alle autorità sanitarie, dobbiamo anteporre la salute all’interesse personale, ne va della nostra vita”. ha concluso Trosso parlando della più “grave guerra che stiamo combattendo”.
Vaccino, denuncia degli specializzandi: “Noi lasciati per ultimi”

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