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Il futuro di Twitter diventa sempre più incerto, non tanto per quanto riguarda il successo o meno del social (di cui comunque parleremo più avanti), quanto per il fatto che il suo continuo cambio di rotta su tanti temi sta creando incertezza attorno a quello che sarà il focus della piattaforma, inclusa la questione aperta sulla libertà di parola.

Sì perché la tanto sbandierata libertà di espressione ostentata da Elon Musk nei giorni successivi all’acquisizione si sta scontrando con la realtà di un social sempre più polarizzato verso il capriccio del momento dello stesso Musk, il quale continua a smentire sé stesso giorno dopo giorno, arrivando ad applicare nuove regole in maniera del tutto casuale e a concedere/negare eccezioni alle stesse sulla base di simpatie/antipatie personali.

LA LIBERTÀ DI PAROLA INIZIA E FINISCE DOVE DECIDE MUSK

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Ad esempio, solo a novembre aveva confermato che il suo impegno verso il garantire la libertà di parola sarebbe stato testimoniato persino dalla volontà di non bannare l’account che per mesi ha tracciato il suo jet personale (utilizzando informazioni disponibili pubblicamente), salvo poi tornare sui suoi passi per inventare una nuova regola che proibisce su Twitter il tracciamento in tempo reale di qualsiasi persona.

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Regola sulla quale si può assolutamente essere d’accordo, ma che chiaramente si contrappone allo scenario che lo stesso Musk aveva prospettato solo poche settimane prima. Da questo si capisce che le dichiarazioni dell’ex più ricco al mondo non possono essere ritenute affidabili.

PUGNO DI FERRO CONTRO MASTODON

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La libertà di parola è garantita a fasi alterne anche quando questa coinvolge i diretti concorrenti di Twitter, in particolare l’emergente Mastodon che ha guadagnato sempre più popolarità nel corso delle ultime settimane. In attesa di una spiegazione convincente sulle motivazioni dell’accaduto, vi segnaliamo che nelle scorse ore Twitter ha provveduto a sospendere l’account ufficiale di Mastodon (@joinmastodon), il quale risulta ora completamente inaccessibile. Ma non finisce qui.

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La piattaforma ha infatti anche proceduto a bloccare ogni link condiviso che rimandi ad un server di Mastodon, i quali ora vengono segnalati come potenzialmente pericolosi e quindi viene impedito di pubblicare un tweet che ne contiene uno al suo interno. Anche i link precedentemente inseriti nelle bio sono stati resi inutilizzabili, un chiaro segnale che Twitter ha intrapreso una politica di tolleranza zero verso la concorrenza, arrivando a limitarne la diffusione utilizzando tutte le armi a sua disposizione.

SOSPENSIONI PER I GIORNALISTI SCOMODI E PER TWITTER SPACES

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La questione non si limita a Mastodon, dal momento che Twitter – e in particolare Musk – ha colto l’occasione dell’entrata in vigore delle nuove regole per andare a sospendere per 7 giorni gli account di diversi giornalisti scomodi per il nuovo proprietario della piattaforma, tra cui quelli di Drew Harwell del Washington Post, Keith Olbermann di MSNBC, Ryan Mac del The New York Times, Donie O’Sullivan della CNN, Matt Binder di Mashable e di Aaron Rupar.

Harwell aveva recentemente pubblicato messaggi riguardo il blocco di Mastodon da parte di Twitter, mentre Rupar afferma che prima della sospensione aveva condiviso l’account Facebook di ElonJet, come parte della copertura del suo approfondimento sulla vicenda. Tutti gli altri giornalisti coinvolti hanno regolarmente pubblicato pezzi e approfondimenti sull’operato di Musk negli ultimi mesi, specialmente da quando ha preso il controllo di Twitter.

Inizialmente si pesava che le sospensioni fossero giunte in maniera automatica in quanto molti dei giornalisti coinvolti avevano impostato anche un link a Mastodon nella loro bio, tuttavia lo stesso Musk ha confermato che si è trattato di misure mirate e non permanenti, in quanto le regole della piattaforma si applicano anche ai giornalisti, suggerendo quindi che le persone coinvolte le abbiano violate (in particolare quella contro il tracciamento).

Twitter cambia approccio su odio e violenza, Musk minaccia le talpe

Articolo 13 Dic

Nel frattempo la questione ha colpito anche una delle funzionalità di Twitter, ovvero i famosi Spaces a cui lo stesso Musk ha partecipato in più occasioni. Le stanze vocali sono state disattivate proprio in seguito alla partecipazione del CEO ad uno Space tenuto da BuzzFeed, nel quale veniva trattata proprio la questione riguardante l’introduzione della nuova regola contro il tracciamento. Durante il suo intervento, Musk ha risposto in maniera contradditoria alle domande dei giornalisti (erano presenti molti di quelli sospesi) e al termine dello Space è stata temporaneamente bloccata la funzionalità della piattaforma: non è chiaro se e quando tornerà attiva.

MUSK VS STALKER: UN PROBLEMA DI POTERE

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È chiaro come la nuova dirigenza di Twitter non sia in grado di offrire una piattaforma salutare e coerente con sé stessa; nelle ultime settimane il social è diventato una sorta di blog personale di Musk, nel quale le decisioni più scottanti vengono prese attraverso sondaggi fortemente pilotati e influenzati dall’enorme quantità di account falsi che segue il CEO di Twitter e le stesse regole sulla tutela della privacy vengono costantemente violate dallo stesso Musk, il quale non si fa troppi problemi a mettere alla gogna un privato cittadino pubblicando il video della sua macchina con tanto di targa ben in vista.

Il riferimento a quest’ultimo caso citato riguarda il presunto assalto ricevuto da parte di uno stalker al mezzo che trasportava il figlio di Musk. Il proprietario del veicolo è stato filmato e dato in pasto ai follower di Musk, con la scusa di ricevere aiuto per identificare la persona in questione. Ovviamente l’enorme asimmetria di potere tra le parti in causa è lampante, ma Musk agisce su Twitter come se fosse un privato cittadino, ignorando il suo ruolo e gli effetti sulla sua comunità di seguaci.

Nessun altro social è infatti così fortemente polarizzato attorno alla sua proprietà, rispetto alla quale si cerca sempre di mantenere una certa neutralità proprio per favorire la libera partecipazione di tutti. Questo non vale più per Twitter e anche le prime previsioni di medio periodo sembrano confermare che il social sta andando verso un declino causato proprio dal cambio di proprietà.

IL FUTURO DI TWITTER NON È ROSEO

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Le informazioni in questo senso arrivano dall’analisi di Insider Intelligence, che stima una perdita di oltre 32 milioni di utenti nel corso dei prossimi 2 anni, più precisamente del 4% della base totale nel 2023 e del 5% nel 2024. Secondo quanto riferito, i problemi che porteranno gli utenti a lasciare la piattaforma riguardano proprio la frustrazione nei confronti della mancanza di controllo sui contenuti di incitamento all’odio e su quelli più offensivi, oltre ai vari problemi tecnici che potranno insorgere a causa dei pesanti tagli allo staff.

Nel frattempo bisognerà capire se Twitter riuscirà a tamponare la fuga di inserzionisti dalla piattaforma, altra gatta da pelare per Musk. Sembra che i problemi con Apple siano momentaneamente alle spalle – nonostante i dubbi sull’intera vicenda e il continuo crescendo di inviti a Tim Cook da parte degli utenti che chiedono al CEO se realmente vuole che la pubblicità di Apple sia accostata a messaggi di una certa natura -, tuttavia altri grandi inserzionisti potrebbero aver abbandonato per sempre Twitter.

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Insomma, il futuro di Twitter è tutt’altro che roseo e la nuova proprietà non sembra aver messo la piattaforma sui giusti binari per portarla in crescita. D’altronde nessuno aveva mai tentato la scalata al social proprio per via di quanto fosse difficile renderlo sostenibile, ma sembra che la discesa in campo di Musk non abbia fatto altro che peggiorare la situazione.

Probabilmente l’acquisto di Twitter non era realmente tra le intenzioni di Musk e la provocazione era stata lanciata – con molta probabilità – per giustificare la vendita di quasi 19 miliardi di dollari di azioni di Tesla, fatto che avrebbe potuto scatenare il panico degli altri azionisti, ma che non ha avuto effetti apprezzabili in quanto si è ritenuto che tale cifra sia servita per finanziare la scalata al social.

Lo stesso Musk ha provato in tutti i modi a tirarsi fuori dalla questione non appena diventava sempre più concreta l’eventualità che l’acquisizione era ormai inevitabile; giunti a questo punto sembra che ormai il destino di Twitter sia legato ai capricci del suo CEO visto che – volente o nolente – la piattaforma è ormai cosa sua.

COMMISSIONE EUROPEA: VIA LA SOSPENSIONE AI GIORNALISTI

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La vicenda è arrivata anche alle orecchie della Commissione Europea, la quale è intervenuta richiedendo il rispetto della libertà di stampa e dei diritti fondamentali, aspetti sanciti anche dal Digital Services Act e ribaditi in maniera ancora più evidente dal Media Freedom Act.

A richiamare Elon Musk riguardo la sospensione ingiustificata e arbitraria è stata la Vicepresidente per i valori e la trasparenza della Commissione Europea Věra Jourová, la quale è intervenuta su Twitter con un messaggio che ricorda al CEO della piattaforma che ci sono delle linee rosse che non possono essere valicate e che molto presto potrebbero esserci sanzioni. Di seguito il tweet in questione:

News about arbitrary suspension of journalists on Twitter is worrying. EU’s Digital Services Act requires respect of media freedom and fundamental rights. This is reinforced under our #MediaFreedomAct. @elonmusk should be aware of that. There are red lines. And sanctions, soon.

— Věra Jourová (@VeraJourova) December 16, 2022