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Roma, 7 dic — Tolleranza. Apertura mentale. Diritti. Tutte bellissime parole, a patto, però, che a reclamarle siano i soliti noti, le superstar del politicamente corretto e le presunte minoranze discriminate e oppresse. Quando invece le parti si invertono, le minoranze tendono a dimostrare un’irremovibilità e una durezza da lasciar sgomenti. E’ quanto accaduto in un notissimo ristorante di carne negli Usa, il Mezger Bar and Butchery, a Richmond in Virginia.

Il ristorante respinge i clienti cristiani

Qui avrebbe dovuto aver luogo una cena dell’associazione cristiana conservatrice, Family Foundation. Condizionale d’obbligo, perché la responsabile del gruppo si è vista annullare la prenotazione effettuata settimane prima. Commenta così la presidente del gruppo Victoria Cobb: «Sono rimasta davvero colpita dal fatto che un ristorante così prestigioso abbia deciso di cancellare le nostre prenotazioni».

Fervore ideologico che discrimina

Incredibile la motivazione della cancellazione, ammessa candidamente dallo stesso staff del ristorante. «In otto anni di servizio abbiamo raramente rifiutato qualcuno che voleva cenare da noi» hanno dichiarato in un post Instagram i gestori del ristorante «molti del nostro staff sono membri della comunità Lgbtq. Per questo abbiamo rifiutato la prenotazione di un gruppo cristiano conservatore». E

come se non bastasse il fervore ideologico discriminatorio esplicitato dal ristorante, lo staff ha aggiunto prendendo posizione contro la Family Foundation accusandola di essere contro «i diritti nel nostro Stato, contro l’aborto, e che non è per nulla inclusivo». La presa di posizione politica termina poi con la rivendicazione, orgogliosa del suo essere discriminatoria «abbiamo sempre rifiutato di servire chiunque abbia messo a disagio o abbia messo a rischio il nostro personale, questa è sempre stata la linea alla base delle nostre decisioni. Tutte le persone del nostro staff hanno diritti e vanno trattati con dignità in un ambiente di lavoro sicuro».

A parti inverse è pronta la gogna 

La Family Foundation è un’organizzazione certamente radicale nella sua richiesta di una educazione e di comportamenti ispirati ai principi della Bibbia, e altrettanto certamente il ristorante, una azienda privata, ha il diritto di servire o non servire chi meglio preferisce. In fondo, è libera impresa e come tale non può, e non deve, certo essere sottoposta a imposizioni. Ma il punto è esattamente questo.

Proprio come il ristorante di Richmond rivendica orgogliosamente il diritto di accettare o non accettare determinati clienti, basandosi sulla propria posizione politica, allo stesso modo altre attività, magari non propriamente empatiche con le istanze Lgbt, dovrebbero poter rivendicare analogo diritto senza che ciò finisca per diventare una canea mediatica. Tutti invece ricordano la vicenda del pasticcere che si era rifiutato di realizzare una torta a tema Lgbt e che per questo era finito sulla graticola di insulti, articoli indignati e perfino nelle maglie della giustizia. Se un principio vale, deve valere per tutti.

Cristina Gauri

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