

Mancava solo la conferma, adesso è arrivata. Fino al 30 giugno 2023, ma molto probabilmente non oltre, alcuni lavoratori italiani potranno continuare a farlo in smart working senza perdere nulla del loro stipendio e dei loro diritti.
Un’abitudine che molti hanno scoperto durante il periodo più duro della pandemia in Italia e che era stata prorogata anche nei periodo successivi in diversi settori del pubblico e del privato. Sarà ancora così per i lavoratori fragili, tanto del settore pubblico che di quello privato. Ma fino alla stessa data continuerà anche per i genitori di figli con meno di 14 anni, solo nel settore privato.
In realtà nella Manovra 2023 la proroga era stata concessa soltanto fino al 31 marzo. Poi però nei dialoghi tra i sindacati il ministro del Lavoro, Marina Calderone, era emersa la possibilità di allungare e ci ha pensato il decreto Milleproroghe appena approvato. L’emendamento è stato approvato all’unanimità dalle commissioni Bilancio e Affari costituzionali del Senato, con una copertura di 16 milioni di euro.
Coloro che rientrano nella categoria dei lavoratori fragili e dei genitori di figli minori di 14 anni impiegati nel privato non ci sarà bisogno di firmare nessun nuovo contratto. Tutti gli altri invece avranno bisogno di discutere un accordo individuale.
Smart working, arriva la proroga: quali sono i lavoratori interessati e come funziona
Ora tocca soltanto aspettare che il decreto Milleproroghe sia pubblicato in Gazzetta Ufficiale (succederà alla fine del mese di febbraio) e poi sarà tutto operativo. Ma cosa si intende per lavoratori fragili? Tutti quelli compresi nel decreto della Salute del 4 febbraio 2022. Individui “affetti da patologie con scarso compenso clinico e con particolare connotazione di gravità” ma anche “pazienti con marcata compromissione della risposta immunitaria”.
Quindi malati oncologici, chi ha subito o attende un trapianto di organi, chi è sottoposto a terapie con farmaci immunodepressivi. Oltre a loro chi soffre di immunodeficienze, insufficienza renale o chi ha almeno tre patologie tra scompenso cardiaco, fibrillazione arteriale, cardiopatia ischemica, epatite cronica, ictus, diabete mellito, bronco-pneumopatia ostruttiva cronica e obesità.

Diventerà un’abitudine ricorrere allo smart working? Alcune aziende anche in Italia lo praticavano già prima della pandemia ma non era così diffuso. Un recente sondaggio effettuato dal Consumer Expectations Survey della Banca Centrale europea conferma che più del 60% tra i lavoratori nei Paesi dell’Eurozona non aveva mai lavorato da casa prima della pandemia. Ma ora che l’hanno provato, lo preferiscono anche solo alcuni giorni della settimana.