
Si torna alle vecchie regole. L’esame di maturità sarà come prima della pandemia Covid. Lo anticipa il ministro dell’Istruzione e Merito, Giuseppe Valditara, a La Stampa definendola la soluzione ‘più ragionevole’. La legge del 2017 che regola l’esame di Maturità “è la legge in vigore. Prima di decidere ho sentito esperti e addetti ai lavori. Alla fine è parsa la soluzione più ragionevole. Se dovesse funzionare male, si interverrà, ma l’idea che si cambi la maturità solo per mettere un timbro trovo sia inappropriata”, spiega Valditara. “Il colloquio interdisciplinare – aggiunge – deve valorizzare le competenze degli studenti e verificare la loro capacità di fare collegamenti tra le materie. Non deve esserci l’interrogazione in italiano, in greco o in matematica. Su questo invierò una circolare che chiarirà esattamente come andrà svolto”.
Le date per il prossimo esame di maturità sono state decise lo scorso anno dall’ex ministro Patrizio Bianchi. Si inizia il 21 giugno 2023, con la prima prova scritta. Se la situazione Covid non imporrà nuovi cambiamenti quindi, i ragazzi torneranno a confrontarsi con due prove scritte e un esame orale. La prima prova è di italiano ed è uguale per tutti gli istituti. Ai ragazzi sono proposte più tracce decise dal ministero e gli studenti possono scegliere quella che ritengono più adatta alla loro preparazione e alle loro capacità. La seconda prova ha per oggetto le materie caratterizzanti di ciascun indirizzo di studio. Anche questa dovrebbe essere ministeriale, a differenza dello scorso anno quando è stata preparata dalle commissioni. La seconda prova si svolge sempre in forma scritta, grafica o scritto-grafica, pratica, compositivo/esecutiva musicale e coreutica, ha per oggetto una o più discipline caratterizzanti il corso di studio ed è intesa ad accertare le conoscenze, le abilità e le competenze attese dal profilo educativo culturale e professionale dello studente dello specifico indirizzo. Finite le prove scritte, gli studenti dovranno affrontare il colloquio orale. Si tornerà anche alla vecchia valutazione: venti punti massimo per ogni prova e massimo 40 punti per il percorso triennale.
Valditara ammette però che la pandemia ha lasciato segni anche sulla scuola: “Che abbia lasciato degli strascichi è evidente. L’aumento del bullismo, uno smarrimento di molti giovani che si trovano più in crisi nell’affrontare il percorso scolastico. Mi riferisco alla sempre più accentuata assenza di socializzazione”.
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Il ministro risponde anche sul tema occupazioni. “Per me – dice – vale il principio ‘chi rompe, paga’. Se ci sono dei danni questi danni vanno perseguiti innanzitutto civilmente. Ci vuole un patto di legalità che renda responsabili le famiglie – o gli studenti se sono maggiorenni – per i danni compiuti”. Riguardo invece ai docenti punta invece a una differenza di stipendio in base alla formazione “pagando di più gli insegnanti più formati e con responsabilità particolarmente delicate come i docenti tutor, noi intendiamo valorizzare il merito di chi si assume particolari responsabilità”.