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Adnkronos
Covid, Sileri: “Se tra 10 giorni non crescono vaccinazioni occorre intervenire”
“Mi preoccuperei se tra 10 giorni in Italia non dovesse crescere la cifra dei vaccinati. Abbiamo 400mila dosi da fare ogni settimana e immagino che le immunizzazioni saliranno. Se questa crescita non sarà rapida occorrerà intervenire con rigore e aggiustare gli errori”. Lo ha detto il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri, ospite di ‘Timeline’ su Sky Tg24, commentando i numeri alti della vaccinazioni fatte in Germania rispetto al nostro Paese. “Le dosi” di vaccino anti-Covid “che abbiamo oggi a disposizione consentono una vaccinazione progressiva senza la necessità di un obbligo – aveva detto precedentemente – Vedremo tra qualche mese, quando avremo a disposizione una maggiore quantità di vaccini. A quel punto si dovrà monitorare quante persone faranno il vaccino. E se il numero delle persone dovesse essere estremamente basso, è chiaro che una qualche forma di obbligatorietà potrebbe essere necessaria. Ma non è un argomento di oggi”. Quanto alla scuola “siamo pronti a riaprire, ma con azioni chirurgiche in caso di contagi fuori controllo. Così come se ci saranno focolai ben definiti sarà necessario fare passi indietro, ovvero aperture e chiusure ‘stop and go'”.
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AGI
Kim Jong-un ha ringraziato il popolo per il “sostegno in tempi difficili”
AGI – Il leader nordcoreano Kim Jong-un ha ringraziato il suo popolo per il sostegno in questi “tempi difficili” in una lettera manoscritta pubblicata in occasione del nuovo anno e a pochi giorni da un importante congresso del Partito del Lavoro che fisserà gli obiettivi economici del Paese. I media ufficiali hanno annunciato che il congresso, il primo in cinque anni, si terrà all’inizio di gennaio ma non hanno fornito una data precisa.
“Auguro sinceramente a tutte le famiglie in tutto il Paese maggiore felicità e buona salute”, si legge nella lettera di Kim, “in questo nuovo anno cercherò anche di far avanzare la nuova era in cui gli ideali e i desideri del nostro popolo diventeranno realtà”. Il messaggio è stato pubblicato al termine di una cerimonia che ha salutato il 2021 con fuochi d’artificio, canti e balli in piazza Kim Il Sung a Pyongyang in occasione del passaggio al 2021.
La cerimonia si è svolta nonostante l’epidemia di coronavirus che ha colpito il pianeta, con Pyongyang che ha affermato di non aver registrato alcun caso di Covid-19 sul suo territorio. Kim di solito il 1 gennaio si rivolge al popolo in un discorso televisivo nel quale delinea la politica che intende perseguire nell’anno appena iniziato. L’anno scorso il leader di Pyongyang ruppe questa tradizione scegliendo di parlare il 31 dicembre a una sessione plenaria del Partito. -
Adnkronos
Speranza: “Dopo l’Epifania il coprifuoco resterà”
In un Italia in zona rossa per le feste natalizie a causa delle restrizioni per il Covid, resta “prioritario il ritorno in classe. E’ il nostro obiettivo – afferma Roberto Speranza -. Certo, finché i vaccini non produrranno un impatto epidemiologico sulla popolazione, l’unica cosa che funziona sono le misure restrittive. L’indice Rt dà segni di ripresa, dopo la Befana dovremo ripristinare il modello delle fasce di rischio e confermare le misure base delle zone gialle. Sì, ristoranti e bar chiusi alle 18, chiusi piscine, palestre, cinema, teatri, stadi. Siamo ancora dentro la seconda ondata, Londra torna verso misure molto dure e anche noi abbiamo ancora troppi casi e troppi morti”. Così, al Corriere della Sera, il ministro della Salute, che, sul vaccino AstraZeneca ammette che “il ritardo c’è e chiediamo chiarezza. Io ho massima fiducia nell’Ema. La sicurezza è fondamentale, ma non è banale sapere se nel primo trimestre puoi disporre di milioni di dosi di AstraZeneca o no”. “Il piano resta quello che ho presentato in Parlamento con voto finale sulle comunicazioni – conferma Speranza -. Sento tante polemiche e voglio dare un messaggio, il governo quando fa un lavoro serio misura le decisioni in un tempo congruo, fare bilanci a due giorni dalla partenza è follia. Siamo un grande Paese, con un servizio sanitario nazionale solido. Molti dicevano che non saremmo partiti con gli altri, invece ce l’abbiamo fatta. Otto milioni di dosi Pfizer entro il primo trimestre sono sicure. Spero che il 6 gennaio Ema approvi Moderna, 1,3 milioni di dosi. Se poi arriva il sì ad AstraZeneca possono arrivarne molte altre, ma da Ema non arrivano ancora certezze e questo ridurrà sicuramente il numero delle disponibilità a breve. Questa è la verità”. Ma non c’è da essere preoccupati, rassicura il ministro: “A me 225 milioni pare un dato significativo e lavoriamo per somministrare da subito 470 mila dosi a settimana. Dei sei vaccini acquistati dalla commissione Ue all’Italia spetta il 13,45%. Ne abbiamo 202 milioni, più altri 13,5 Pfizer, di cui metà dovrebbe arrivare nel primo semestre e l’altra metà nel secondo. Stiamo lavorando anche ad altri 10 milioni di Moderna”. Per quanto riguarda AstraZeneca, “studieremo il dossier Gran Bretagna. È importante che Ema faccia chiarezza sulle ragioni di una eventuale diversa valutazione dall’agenzia inglese. Sulla sicurezza non accettiamo scorciatoie, ma rispetto alla programmazione di una campagna vaccinale così seria dobbiamo avere un orizzonte chiaro”. Riguardo le iniezioni, aggiunge Speranza, “l’Italia ha fatto le cose bene e renderemo pubblici tutti i dati in tempo reale, regione per regione. Il punto non è chi somministra prima mille dosi, ma costruire una macchina che consentirà di vaccinare milioni di persone”. Quanto alla Germania, che ha comprato più dosi e fa 40 mila vaccini al giorno, mentre noi siamo a 9.803 in tutto, “ora acceleriamo anche noi – afferma il ministro -. Rivendico la strategia dell’alleanza per i vaccini su iniziativa di Italia, Francia, Germania e Olanda. Ma chiedo che sia fatta chiarezza. All’articolo 7 dell’intesa è scritto che i Paesi rinunciano a trattative bilaterali. Se sono state fatte, avranno tempi di consegna successivi rispetto agli accordi Ue”. “La volontarietà del vaccino – prosegue – è la scelta giusta. Perché abbiamo ancora dosi limitate e perché non dobbiamo dividere il Paese tra scientisti illuminati e cavernicoli dubbiosi. Abbiamo l’anagrafe vaccinale, ma non vogliamo spaccare il Paese”. Quanto ai medici no vax, “ricevo dalle Regioni segnalazioni incoraggianti sull’adesione del personale sanitario, che è stato straordinario e conosce i danni da Covid. La volontarietà è la via maestra, come riconosciuto dal Comitato di bioetica, poi valuteremo i numeri e l’eventuale eccezione per alcuni segmenti, ma solo come subordinata. Io spero che tra fine estate e autunno saremo vicini all’immunità. I primi effetti epidemiologici si vedranno quando saranno state vaccinate oltre 10 milioni di persone e la prima forma di immunità più larga si potrà avere attorno ai 40 milioni”.
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AGI
Regeni: i genitori denunciano lo Stato per export di armi all’Egitto
AGI – Esposto-denuncia contro lo Stato italiano per violazione della legge 185/90 che vieta esportazione di armi “verso Paesi responsabili di violazione dei diritti umani accertati dai competenti organi e il governo egiziano e’ tra questi”. Lo hanno annunciato questa sera i genitori di Giulio Regeni nel corso di Propaganda Live, su La7. “Continuano a gettare fango”, hanno detto inoltre riferendosi alle dichiarazioni di ieri della procura egiziana, dichiarazioni che “confermano ancora una volta l’atteggiamento conosciuto bene negli ultimi 5 anni, dimostrano l’impunità di cui sentono di godere scaricando la responsabilità su persone innocenti. E’ come se avesse parlato direttamente al Sisi, è uno schiaffo non solo a noi ma all’intera Italia. E il governo italiano e’ troppo remissivo e troppo debole, le sue sono parole senza azioni conseguenti”. I genitori di Regeni ribadiscono l’aspettativa che venga richiamato l’ambasciiatorie italiano in Egitto, “lo chiediamo come atto forte. Con queste persone, con questo governo (egiziano, ndr) non si tratta, bisogna reagire, perche’ diversamente i nostri figli non saranno piu’ sicuri, perderanno fiducia e speranza”.
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AGI
Le prove che l’acquedotto Quisisana è romano, non borbonico
AGI – Non borbonico, ma romano. Una nuova ricerca ridefinisce quanto si sapeva sull’acquedotto situato sulla collina di Castellammare di Stabia, da Quisisana a Pimonte. La ricerca è dell’archeologo Umberto Pappalardo, docente a Tunisi e componente del comitato tecnico scientifico della sezione stabiese di ArcheoClub d’Italia.
Pappalardo ha percorso il tracciato dell’acquedotto di Quisisana, esaminando nel dettaglio la particolare tecnica costruttiva dei ponti che sostengono l’acquedotto in almeno due punti di grande interesse naturalistico, uno nel territorio stabiese, l’altro nel territorio di Pimonte. I mattoni utilizzati presentano notevoli differenze rispetto a quelli in uso nel periodo borbonico, cromatiche e geometriche. La stessa composizione dell’impasto risulta molto simile alle tecniche in uso in epoca romana.
Gli elementi tecnici raccolti rimandano alle tecniche costruttive degli acquedotti citate nel ‘De Architectura’ di Marco Vitruvio Pollione e ‘Sugli acquedotti di Roma’ di Sesto Giulio Frontino. Attraverso gli scavi archeologici, inoltre, sono emerse tracce delle ville stabiane che si sviluppavano sulla collina di Varano, e una porzione della città antica si sviluppava invece a ridosso del porto.
La differente quota tra le due zone (probabilmente anche di epoche diverse di costruzione, una in collina precedente all’eruzione del 79 d.C., e l’altra verso il mare dopo il 121 d.C.) necessitava di due fonti idriche differenti. Probabilmente Varano veniva rifornita di acqua dalle abbondanti sorgenti dei Monti a ridosso di Gragnano, mentre la zona portuale da Agerola e Pimonte, rispettivamente dalla sorgente Acquafredda e San Giuliano.
La canalina in cocciopesto a sezione rettangolare, che segue l’andamento delle rocce, adattandosi all’orografia dei luoghi, è stata studiata nell’interno, e ha mostrato due differenti interventi di costruzione, di cui la copertura in pietra calcarea probabilmente è stato eseguito in epoca borbonica. -
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AGI
È italiano il maggior esperto mondiale di mari e oceani
AGI – Il biologo marino Roberto Danovaro, presidente della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, Istituto Nazionale di Biologia, Ecologia e Biotecnologie Marine, è il “top scientist” mondiale nella ricerca relativa a mari e oceani nel decennio 2010-2020. Il riconoscimento arriva dalla prestigiosa piattaforma Expertscape che seleziona, verifica e certifica, confrontando tutti i principali prodotti scientifici a livello internazionale, i migliori scienziati e medici mondiali per settore di competenza. L’algoritmo di Expertscape sfrutta numerosi parametri per definire le classifiche, in primis la qualità e la quantità di ricerche pubblicate e revisionate dalla comunità scientifica su diverse tematiche.
Dalla classifica relativa al decennio 2010-2020 per l’area “Sea and Ocean Worldwide”, il ricercatore più accreditato per qualità e quantità di studi risulta essere lo scienziato Roberto Danovaro. noto per le sue ricerche su biodiversità, funzionamento degli ecosistemi marini e impatti dei cambiamenti climatici sugli oceani. Roberto Danovaro è stato selezionato dopo un confronto con 87.425 scienziati in tutto il mondo per la categoria oceani e mari.
“L’Italia dimostra – afferma Roberto Danovaro – di avere capacità di svolgere ricerche di eccellenza a livello mondiale nell’ambito del mare, elemento tutt’altro che scontato. Se in tanti settori il nostro paese si piazza bene senza primeggiare, siamo felici di ottenere questo primato nella ricerca marina. È un segnale positivo per il nostro Paese che vede la Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli tra le prime 20 istituzioni di ricerca marina al mondo, dominando su altri giganti della ricerca oceanica, strutture molto più grandi che contano su investimenti più consistenti”.
“Il primato – aggiunge lo scienziato – è stato ottenuto sfruttando al massimo le risorse a disposizione e lavorando su tematiche di grande rilevanza attuale e futura: tra queste le ricerche svolte negli abissi del pianeta, in quelle aree remote e difficilmente accessibili che richiedono un maggior bagaglio tecnologico e che in futuro saranno quelle più bersagliate e impattate delle attività umane potenzialmente distruttive, come l’estrazione di idrocarburi e minerali. Non dimentichiamo che per dimensione e complessità, le ricerche oceaniche sono confrontabili con quelle degli studi spaziali: nessun Paese può fare da solo perché le tecnologie necessarie sono troppo costose e richiedono grandi risorse economiche, per questo sarebbe necessario concentrare gli sforzi a livello nazionale e creare una rete di cooperazione internazionale. Dobbiamo considerare, infatti, che il 50% degli oceani è al di fuori dei confini giurisdizionali dei paesi, è un “mare di nessuno” che deve essere protetto e gestito tramite una cooperazione globale che eviti che si crei un far west privo di regole dove prevalgono gli interessi dei più forti”. -
AGI
Accordo sugli investimenti tra Ue e Cina, ma l’intervento di Macron fa arrabbiare l’Italia
AGI – Cina e Unione Europea hanno raggiunto un accordo “di principio” sugli investimenti, che pone fine a sette anni di negoziati tra Pechino e Bruxelles. L’accordo raggiunto ha “un grande significato economico”, recita una nota dell’Unione Europea e “lega le due parti a una relazione sugli investimenti fondata sui valori e basata sui principi dello sviluppo sostenibile”. L’intesa servirà a “riequilibrare” il commercio e gli investimenti tra Cina e Unione Europea e prevede una “piena attuazione” degli accordi di Parigi in materia di clima e ambiente: ci saranno, poi, un “robusto meccanismo” di applicazione e monitoraggio, garanzie nei campi del trasferimento di tecnologia contro “pratiche distorcenti”, e “chiari obblighi” per le imprese statali cinesi. Per Pechino, l’accordo “fornirà agli investimenti reciproci un maggiore accesso al mercato, un livello più elevato di ambiente imprenditoriale, maggiori garanzie istituzionali e una cooperazione più brillante” e “stimolerà con forza la ripresa mondiale nel periodo post-epidemia”, ha dichiarato il presidente cinese, Xi Jinping. La presenza non annunciata di Macron L’intesa è stata siglata in un incontro in video collegamento tra il presidente cinese e i vertici Ue, la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, la cancelliera tedesca Angela Merkel, in qualità di presidente di turno; all’incontro c’era però anche il presidente francese, Emmanuel Macron e proprio la sua partecipazione del capo dell’Eliseo, la cui presenza non era giustificata dal formato dell’evento, è stata accolta con “sorpresa” dall’Italia, che “era a conoscenza della volontà di Macron di inserirsi” ma sperava che questo scenario venisse evitato. L’Accordo Complessivo sugli Investimenti (Cai) è “un grande passo avanti” che “ristabilisce l’equilibrio” nei rapporti tra Ue e Cina, dando alle imprese europee “un forte impulso” sul mercato cinese, ha commentato il vice presidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis. Il risultato di oggi, ha aggiunto, non risolve tutte le difficoltà nel rapporto con la Cina – che Bruxelles considera un “rivale sistemico”- anche se “lega Pechino a impegni significativi nella giusta direzione, più di quanto si sia mai detta d’accordo a fare prima”. La Cina assicura che l’intesa si applicherà a tutti i campi, ha dichiarato il portavoce del Ministero del Commercio di Pechino, Gao Feng, con nuove opportunità soprattutto nei settori del manifatturiero avanzato, dello sviluppo verde e dei servizi. Lanciati ufficialmente nel novembre 2013, i negoziati tra Cina e Ue sono cominciati ufficialmente a gennaio 2014 e si sono protratti per 36 round di colloqui. “Una vittoria del multilateralismo” L’ultimo scoglio riguardava il rispetto degli standard internazionali in materia di diritto del lavoro, che Pechino promette di osservare, nonostante permangano ancora molti dubbi da parte dell’Ue (e degli Usa). La Cina è oggi il principale partner commerciale dell’Unione Europea e l’accordo giunge a poche settimane dall’insediamento alla Casa Bianca di Joe Biden, che ha promesso un maggiore coinvolgimento degli alleati internazionali per esercitare pressioni sulla Cina. Il suo team aveva espresso preoccupazione in vista dell’accordo e il consigliere per la Sicurezza Nazionale scelto dal presidente eletto, Jake Sullivan, aveva chiesto preventive “consultazioni” con i partner europei sulle pratiche economiche di Pechino: un richiamo rivolto soprattutto alle accuse di sfruttamento del lavoro forzato nella regione autonoma dello Xinjiang, nel mirino dei sospetti internazionali di violazioni dei diritti umani e detenzioni di massa. Per Pechino, però, l’accordo – che dovrà essere tradotto, ratificato dai Ventisette membri dell’Unione e approvato dal Parlamento europeo – manda un messaggio di vittoria del multilateralismo all’amministrazione Usa entrante. La Cina, ha detto Gao, “rimane impegnata nel nuovo paradigma di sviluppo e nell’espansione delle aperture. Vogliamo cooperare con tutte le parti, inclusi gli Stati Uniti, per uno scenario di benefici reciproci”.
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AGI
L’assassino di Gudeta ha confessato. È un pastore ghanese
AGI – Uno stipendio non corrisposto è il movente dell’uccisione di Agitu Ideo Gudeta, la donna-pastore simbolo dell’integrazione in Trentino e in Italia fuggita dieci anni fa dalla natia Etiopia.
Agitu avrebbe compiuto 43 anni il giorno di Capodanno ma la furia di un collaboratore dell’azienda agricola biologica che lei aveva fondato, ‘La Capra Felice’, le ha tolto la vita spegnendo per sempre il suo sorriso e la sua grande voglia di lavorare. La donna è stata uccisa a colpi di mazzuolo e fatali sono state le lesioni alla testa.
Il corpo senza vita è stato trovato ieri pomeriggio riverso a terra nella camera da letto al secondo piano della sua abitazione a Maso Villalta nel comune di Frassilongo in Valle dei Mochèni tra le montagne del Trentino. L’allarme è scattato verso le ore 18 di ieri perché la donna non rispondeva più al cellulare.
Il collaboratore è stato fermato dai carabinieri quindi condotto nella caserma della Compagnia di Borgo Valsugana dove, dopo un lungo interrogatorio, nella notte ha confessato. Adams Suleimani, 32 anni originario del Ghana, si occupava di custodire le 150 capre autoctone mochène.
Ai carabinieri coordinati dal tenente colonnello Michele Capurso, comandante del reparto operativo di Trento, il pastore africano ha riferito che la lite sarebbe scoppiata per uno stipendio non pagato. Inoltre, è emerso che l’uomo avrebbe violentato la donna agonizzante a terra.
Inizialmente le indagini si erano anche focalizzate anche su Cornelio Coser, l’uomo di Fierozzo che dopo un rapporto d’amicizia, due anni fa aveva minacciato ed aggredito Agitu venendo, nel gennaio scorso, condannato per lesioni ma non per odio razziale come era stato richiesto dal pm. Coser, tramite il suo legale Claudio Tasin, ha detto, “è una tragedia, non c’è giustificazione per quanto accaduto nonostante la mia personale esperienza”.
Agitu, arrivata in Italia quando aveva 18 anni per intraprendere gli studi di sociologia, era fuggita dalla natia Addis Abeba a seguito degli scontri sociali e dalle minacce che aveva ricevuto dal suo governo.
Si era rifugiata in Trentino dove con enorme forza di volontà aveva fondato, da un progetto di recupero di terreni abbandonati e di razze rustiche locali, l’Azienda Agricola Biologica ‘La Capra Felice’.
L’azienda si occupa di allevamento caprino (capra pezzata mòchena in via d’estinzione) ma anche della produzione di formaggi biologici, yogurt e prodotti di cosmesi con latte di capra.
Agitu, nota in Italia anche come la ‘Regina delle capre felici’, in quell’angolo delle Alpi era partita allevando 15 capre. Nel giugno scorso in piena crisi economica causata dalla pandemia di Covid-19, aveva aperto in piazza Venezia a Trento la prima ‘Bottega della Capra Felice’. In quell’occasione la pastora disse, “non dobbiamo fermarci, con i sogni costruiamo il nostro futuro”.
All’interno del negozio oltre a trovare ortaggi, formaggi, uova e anche prodotti di cosmesi anche un angolo lettura e il caffè etiope.
Ad ottobre aveva aperto anche un punto vendita all’interno di una floricoltura di Bolzano. Nel capoluogo altoatesino aveva più volte esposto i suoi prodotti alla Fiera Bio. L’ultimo post su Facebook di Agitu risale al giorno di Natale: “Buon Natale a te che vieni dal sud, buon natale a te che vieni dal nord, buon natale a te che vieni dal mare, buon natale per una nuova visione e consapevolezza nei nostri cuori”. -
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Maltempo e neve a Capodanno e nel weekend 2-3 gennaio
Dal primo giorno dell’anno l’Italia verrà raggiunta da un vortice ciclonico che piloterà un’intensa perturbazione atlantica. Il fronte perturbato, alimentato da aria fredda polare e sospinto da venti di Libeccio e Scirocco, impatterà dapprima sulle regioni settentrionali e tirreniche e da sabato sul resto d’Italia. Le temperature ancora molto basse al Nordovest favoriranno la caduta della neve ancora in pianura, come sul Piemonte e sulla Lombardia, ma i fiocchi potrebbero imbiancare nuovamente anche le coste liguri del savonese grazie alla Tramontana scura. Il team del sito www.iLMeteo.it avvisa che il giorno di San Silvestro vedrà nel pomeriggio l’avanzare di una perturbazione con piogge o locali temporali sulla Toscana settentrionale, altre piogge continueranno a bagnare le coste campane e quelle calabresi tirreniche. A Capodanno la perturbazione investirà rapidamente tutto il Nord, la Toscana, il Lazio e la Sardegna occidentale. Nevicate diffuse su tutto il Piemonte, su gran parte della Lombardia, sul piacentino, sul parmense, sui rilievi liguri a bassissima quota, fioccate possibili fin sulle coste del savonese, miste a pioggia su vicentino e veronese. Neve copiosa sull’arco alpino e piogge sul resto delle regioni interessate. Sabato 2 il maltempo colpirà anche il Sud, soprattutto Campania, Sicilia orientale e settori ionici, solo in serata anche la Puglia. Continuerà a nevicare sul Piemonte e su tutto l’arco alpino e inoltre sulla dorsale appenninica (sopra i 1000m). Domenica 3 la perturbazione abbandonerà lentamente l’Italia, ma pioverà ancora sul Triveneto e su gran parte del Centro-Sud. Non ci sono buone notizie neppure per la prossima settimana, il giorno peggiore sarà quello dell’Epifania. Nel dettaglio: Giovedì 31 – Al nord: nubi sparse o cielo a tratti coperto. Al centro: prima bel tempo, poi peggiora in Toscana. Al sud: piogge su Campania e Calabria tirrenica, sole altrove. Venerdì 1 gennaio – Al nord: maltempo diffuso, neve in pianura al Nordovest. Al centro: maltempo su Toscana, Lazio e Sardegna occidentale. Al sud: peggiora sulla Campania settentrionale, sole altrove. Sabato 2 – Al nord: piogge ovunque, ancora neve in Piemonte. Al centro: maltempo su molte regioni, meno su coste adriatiche. Al sud: piogge un po’ ovunque, meno su Sicilia e Gargano. Domenica con tempo instabile sul Triveneto e al Centro-Sud.
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AGI
È arrivato in Italia il primo gas dall’Azerbaijan. Grazie alla Tap
AGI – Il gas estratto dai giacimenti dell’Azerbaijan è giunto per la prima volta in Italia attraverso il metanodotto Tap (Trans adriatic pipeline) con terminale a San Foca di Melendugno, sulla costa adriatica del Salento. A renderlo noto è la multinazionale Tap che ha realizzato l’infrastruttura.
Il gas ha iniziato a fluire fisicamente oggi all’interno della conduttura, raggiungendo Grecia e Bulgaria attraverso il punto di interconnessione con la rete Desfa, a Nea Mesimvria, mentre in Italia l’arrivo del metano è avvenuto grazie al punto di interconnessione tra Tap e Snam Rete Gas a Melendugno (Lecce). Il tutto è stato possibile dopo l’avvio delle operazioni commerciali per la distribuzione del metano, avvenuto lo scorso 15 novembre.
Quattro miliardi di euro è costato il tratto tra la Grecia e l’Italia, 400 milioni circa i lavori nel Salento, 10 miliardi di metri cubi di gas la capacità di trasporto. Coinvolte imprese importanti tra cui Saipem per la posa in mare. I tubi offshore sono stati posizionati da metà febbraio sino a maggio scorso. Il microtunnel da 1564 metri che attraversa la spiaggia di Melendugno, è stato invece ultimato l’anno scorso.
Snam si è impegnata nella connessione del Prt e degli impianti di Melendugno alla rete nazionale che avviene al punto di allaccio di Mesagne, in provincia di Brindisi. È un collegamento, via tubo, di circa 55 chilometri. Insomma, oggi il gas estratto dai giacimenti dell’Azerbaijan è giunto per la prima volta in Italia attraverso il metanodotto Tap (Trans adriatic pipeline) con terminale a San Foca di Melendugno, sulla costa adriatica del Salento. Quindi possiamo dire che il Tap è finalmente ultimato.
Un’opera nata tra le polemiche
La storia del gasdotto Tap è costellata di polemiche, anche politiche, e dalla ferma opposizione di un tenace comitato di cittadini che da sempre si è opposto alla realizzazione dell’infrastruttura, talvolta arrivando anche allo scontro con le forze dell’ordine. A San Foca di Melendugno (Lecce), sulla costa orientale del Salento, dove è stato realizzato il terminale del gasdotto, numerose sono state le iniziative di protesta del comitato No-Tap, le cui frange più determinate hanno tentato spesso di ostacolare le attività del cantiere con veementi proteste, sit-in, presidi ininterrotti, anche notturni.
In diverse occasioni, per ostacolare il transito dei mezzi in entrata e in uscita dall’area di cantiere, si è fatto ricorso alle barricate, realizzate anche utilizzando le pietre dei caratteristici muretti a secco che delimitano le strade interpoderali delle campagne salentine. Lo stesso sindaco di Melendugno, Marco Potì, si è opposto fin dall’inizio del suo mandato alla costruzione del terminale a San Foca, ricorrendo, peraltro, anche ad iniziative giudiziarie.
Lo scontro è approdato nella aule giudiziarie del Tar, dove Comune di Melendugno e Tap si sono dati più volte battaglia a colpi di ricorsi. La proposta di spostare il punto di approdo più a nord, nel Brindisino, sostenuta anche dal governatore della Puglia, Michele Emiliano, non ha avuto alcun seguito. Le polemiche hanno investito anche il Movimento 5 Stelle, dapprima contrario al progetto Tap, ma che una volta divenuto forza di governo, nel 2018, diede il via libera al gasdotto.
Fu il premier Giuseppe Conte a spiegare pubblicamente che Tap non poteva essere bloccato, in quanto non erano stati riscontrati nel progetto “elementi di illegittimità” e che opporsi all’opera avrebbe significato sostenere “costi insostenibili”. Peraltro, la Commissione europea, il Parlamento europeo e il Consiglio europeo hanno riconosciuto Tap come “Progetto di interesse comune” (Pci) secondo le linee guida Ten-E (Trans European Energy Infrastructure). Il Tap è stato considerato funzionale alla creazione del cosiddetto Corridoio meridionale del gas, programma strategico di politica energetica.
In precedenza, nel settembre del 2016, la Procura di Lecce chiese l’archiviazione dell’inchiesta relativa alla procedura seguita dal Ministero dell’Ambiente per il rilascio della Valutazione di impatto ambientale, non rilevando irregolarità. Nel gennaio scorso, il gip di Lecce, Cinzia Vergine, archiviò, su richiesta della Procura del capoluogo salentino, l’indagine che ipotizzava una presunta truffa di Tap Italia per non avere sottoposto il gasdotto in costruzione alla direttiva Seveso per la prevenzione dei grandi rischi.
Saldi al via da domani, ecco dove e le regole anti-Covid

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