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Mentre i sindacati hanno bocciato la riforma fiscale proposta dal governo Meloni, esprimendo totale contrarietà per una revisione che “finirebbe per andare a favore dei ceti più ricchi”, è andato decisamente meglio l’incontro tra l’esecutivo e le Associazioni di categoria e degli Ordini professionali, che hanno espresso “un parere positivo” per “una riforma organica e completa”, fornendo “importanti e concreti contributi al dibattito”.

La bozza

Secondo quanto si rileva da una bozza del provvedimento che l’Adnkronos ha visionato, gli articoli dovrebbero essere 22, includendo sanzioni, testi unici e disposizioni finanziarie. L’attuazione delle deleghe per la riforma fiscale, si legge, “non deve derivare un incremento della pressione tributaria rispetto a quella risultante dall’applicazione della legislazione vigente”.

E ancora: “Vista della complessità della materia e dell’impossibilità di procedere alla determinazione degli eventuali effetti finanziari della riforma fiscale “si prevede che per ciascuno schema di decreto legislativo la relativa relazione tecnica evidenzierà gli effetti sui saldi di finanza pubblica”. “Qualora uno o più decreti legislativi determinino nuovi o maggiori oneri che non trovino compensazione al loro interno o mediante utilizzo delle risorse si provvederà alle coperture con l’utilizzo “delle risorse finanziarie recate da ulteriori decreti legislativi adottati ai sensi del presente provvedimento. Tali ultimi decreti legislativi, naturalmente,entreranno in vigore contestualmente o antecedentemente rispetto a quelli che recano nuovi o maggiori oneri”, si legge nell’articolo.

I prossimi passaggi

Il Governo, si legge in una nota di Palazzo Chigi, ha ribadito la disponibilità al confronto, che proseguirà per tutto il processo di approvazione della riforma, confermando la volontà di fissare tavoli su ogni stato di avanzamento dei lavori. I prossimi passaggi prevedono l’esame del Disegno di legge delega domani in Consiglio dei Ministri e, una volta approvato, il successivo avvio dell’iter parlamentare. I decreti delegati, che conterranno la disciplina attuativa dei principi espressi nella Delega, saranno adottati entro 24 mesi dalla data di entrata in vigore della Legge delega.

Meloni alla Camera

“Legge delega di riforma fiscale verrà portata al Cdm di venerdì. I principi cardine sono tre: riduzione della pressione fiscale; un nuovo rapporto tra Stato e contribuente che non sia più vessatorio ma paritetico; reale lotta all’evasione fiscale”. Lo ha annunciato il premier Giorgia Meloni, intervenuta in Aula alla Camera durante il question time, spiegando che “asse portante” della riforma “sarà la revisione del sistema di imposizione sui redditi delle persone fisiche, con progressiva riduzione del numero di aliquote Irpef e l’obiettivo di un minore carico fiscale per tutti i contribuenti, con particolare attenzione ai redditi medio bassi e tenendo conto della composizione del nucleo familiare”.

Un altro tassello della delega fiscale riguarderà la “riforma complessiva dell’Ires. Dal primo gennaio 2024 entrerà in vigore la global minimum tax, l’imposta globale minima per le multinazionali con aliquota effettiva al 15% che rende necessaria una revisione dell’Ires per non compromettere la competitività delle nostre imprese su scala globale. Con la delega fiscale il governo intende ridurre l’aliquota Ires e intende farlo sugli utili non distribuiti che vengono impiegati in investimenti qualificati e in nuove assunzioni a tempo indeterminato”. Lo ha spiegato in Aula la premier Giorgia Meloni, rispondendo, durante il question time alla Camera, a una interrogazione di Forza Italia sul tema fisco. “Il messaggio – sintetizza Meloni – è sempre: più assumi, meno tasse paghi allo Stato”.

Il “no” alla flat tax

Il governo punta ad una riforma dell’Irpef su tre aliquote – l’asticella verrà fissata in relazione alle risorse disponibili – in vista della successiva introduzione della flat tax. I sindacati, in attesa di capire meglio come saranno calibrate le aliquote, sono fortemente contrari all’introduzione della flat tax, perché andrebbe a vantaggio dei redditi alti (qui la riforma fiscale e chi ci guadagnerebbe), mentre per Cgil, cisl e Uil va garantita la progressività dell’imposizione fiscale prevista dalla Costituzione, a tutela dei redditi più bassi. I sindacati sollecitano una forte riduzione delle tasse a vantagio di lavoratori dipendenti e pensionati, “quelli che pagano fino all’ultimo centesimo le tasse”.