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Reddito di cittadinanza (generica) - Foto di Ansa Foto
Reddito di cittadinanza (generica) – Foto di Ansa Foto

Si chiama Mia ed è il nuovo provvedimento che il governo si appresta a varare per cambiare il reddito di cittadinanza. Era stato preannunciato nei mesi scorsi, durante la campagna elettorale e anche nella manovra di bilancio, ma adesso prende forma.

Mia è l’acronimo di Misura inclusiva attiva, prevede modifiche sulla durata del sostegno, divide in due categorie i beneficiari del reddito di cittadinanza, gli importi e il meccanismo per entrare nel mondo del lavoro. Vediamo tutte le novità, annunciate in esclusiva dal Corriere della Sera.

Reddito di cittadinanza: due categorie di beneficiari

I potenziali beneficiari del sostegno sono divisi in due categorie: le famiglie povere senza persone occupabili e famiglie con occupabili. Il primo caso prevede che nel nucleo familiare ci siano almeno un minorenne o un anziano over 60 o un disabile. Il secondo caso invece, prevede che nel nucleo familiare ci sia almeno un soggetto tra i 18 e i 60 anni di età, quindi gli occupabili.

Cosa cambia per gli occupabili

Gli occupabili sono circa 300mila nuclei monofamiliari e 100mila con più membri, che beneficiano del reddito di cittadinanza al massimo per 7 mesi nel 2023 e non oltre il 31 dicembre.

Quando il termine sarà scaduto potranno fare domanda per ricevere Mia. Per loro però il sussidio sarà meno generoso e di una durata inferiore.

Le famiglie meno abbienti continueranno a ricevere un sussidio, la Mia, il cui importo base (per un single) dovrebbe restare di 500 euro mensili. È in corso una discussione sulla quota aggiuntiva nel caso in cui il beneficiario debba pagare l’affitto.

La stretta maggiore, come detto, riguarda gli occupabili. L‘assegno base del reddito di cittadinanza potrebbe essere ridotto a 375 euro.

La nuova durata

Per tutti i meno abbienti e non occupabili, la Mia durerà, in prima battuta, fino a 18 mesi, mentre per gli occupabili non più di un anno.

La proposta del governo, portata avanti nei mesi scorsi dal sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, potrebbe prevedere che il reddito di cittadinanza non si possa più chiedere a ripetizione, cioè ogni volta per 18 mesi.

Per le famiglie senza occupabili, dalla seconda domanda in poi la durata massima di Mia si ridurrà a 12 mesi e, come ora, prima di richiedere nuovamente la prestazione dovrà passare almeno un mese.

Per le famiglie con occupabili invece, Mia scadrà la prima volta dopo un anno, poi dopo sei mesi e una eventuale terza domanda, dopo una pausa di un anno e mezzo.

Reddito di cittadinanza: ridotto il tetto Isee

Secondo il Corriere della Sera, il tetto Isee potrebbe scendere dai 9.360 euro a un massimo di 7.200 euro. In questo modo, da un lato molti beneficiari attuali potrebbero perdere il reddito di cittadinanza, dall’altro, chi ne ha più bisogno percepisce un assegno maggiore.

Il ruolo delle agenzie per il lavoro

Una volta fatta la domanda telematicamente, il sussidio verrà riconosciuto dopo una serie di controlli incrociati sui requisiti. I nuclei familiari senza occupabili saranno indirizzati ai Comuni per i percorsi di inclusione sociale, mentre gli altri saranno avviati verso i Centri per l’impiego e le agenzie private per il lavoro.

Queste ultime incasseranno un incentivo per ogni persona occupabile a cui troveranno un lavoro con contratto anche a termine i part time.

Reddito di cittadinanza: cos’è l’offerta di lavoro congrua

Gli occupabili dovranno iscriversi a una piattaforma nazionale che verrà creata sotto il controllo del Ministero del Lavoro, attraverso la quale riceveranno le offerte congrue di lavoro. Se si rifiuta anche una sola offerta, si perde il reddito di cittadinanza.

L’offerta è ritenuta congrua se in linea con il profilo della persona e se la sede di lavoro si trova nella provincia di residenza del beneficiario o delle province confinanti. Sono ritenute congrue anche le offerte di contratto brevi, purché superiori a 30 giorni.

Controlli maggiori

La riforma del reddito di cittadinanza prevede misure sui controlli, sulla decadenza del beneficio per chi non rispetta gli impegni del patto di inserimento al lavoro o di inclusione sociale, che su chi dichiara il falso o lavora in nero anche se percepisce il sussidio.