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Recensione Asus Zenfone 9. Design a parte, è un gran bel telefono

Da un po’ di mesi, complici anche le dimensioni, abbiamo in tasca il piccolo di casa Asus. Un telefono premium, pensato per una nicchia di utenti ma sicuramente di qualità e non banale. Tanti punti di forza, ma anche qualche scivolone: design migliorabile, fotocamera nella media e aggiornamenti limitati

di  Roberto Pezzali – 22/12/2022 16:220

A sei mesi dal lancio ufficiale, e dopo diversi aggiornamenti (incluso Android 13) che ne hanno migliorato la stabilità, la resa fotografica e la gestione termica, siamo pronti a mettere in luce l’eccellente lavoro fatto da Asus con lo Zenfone 9.

Lo avevamo scritto lo scorso anno con Zenfone 8 e lo ribadiamo anche quest’anno: Asus, nonostante sia una azienda conosciuta soprattutto per i computer, gli smartphone li sa fare, e li sa fare anche bene.

Asus ha fatto una scelta decisamente intelligente: concentrarsi su un segmento di fascia alta dove ci sono pochi competitor e soprattutto dove esiste una reale esigenza, magari di nicchia, ma c’è. Si esce dal mucchio del 6.5 e 6.7”, si entra nel segmento dei prodotti compatti, quelli con schermo sotto i 6” dove gli unici veri concorrenti credibili con Android a bordo sono rappresentati da Samsung con S22 e da Google con il Pixel 7.

Trattandosi di Asus, e trattandosi di una azienda che ha legato la sua storia al mondo dei computer, bisogna vedere lo Zenfone come un telefono fatto per una fascia di utenti che ha esigenze diverse da quelle che possono essere un pubblico di massa, che sicuramente, a parità di prezzo, sceglierà Samsung. Si può leggere in questa chiave la presenza del jack audio e di tutta una serie di piccole modifiche che possono essere apprezzate davvero da chi mastica tecnologia e si disinteressa ad avere tra le mani uno smartphone che possa essere veloce ma anche bello da vedere.

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Perché bello, lo Zenfone 9, non è, anzi, se visto davanti sembra uno smartphone di fascia bassa: il mento nella parte bassa, ovvero la cornice asimmetrica, è rimasta oggi solo su quei modelli dove l’assenza di un plastic OLED non permette di ridurre la cornice. Il foro stesso della fotocamera frontale, inoltre, è asimmetrico rispetto alla cornice e non segue il raggio di curvatura, cosa che infastidisce parecchio chi guarda anche alla pulizia delle linee e al design.

Asus ha fatto però un ottimo lavoro di personalizzazione per quanto riguarda la scocca posteriore, con una finitura che almeno nella versione rossa resiste bene alle impronte, ma ha trascurato totalmente il frontale.

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Non crediamo sia una questione di risparmio, semplicemente per Asus l’estetica viene dopo quelle che sono le funzionalità: l’azienda infatti non ha scelto la strada dell’economia sui materiali come dimostra una scocca in alluminio che ormai è quasi una rarità su molti telefoni nella stessa fascia di prezzo.

Probabile, non ne avremo mai la certezza, che l’azienda abbia scelto lo stesso schermo dello scorso anno per questioni di supply chain: non vende milioni e milioni di pezzi e sui componenti che escono dallo standard, come poteva esserlo uno schermo LTPO da 5.9” con substrato plastico, chi non ha grossi numeri fatica.

Lo schermo è quello di Zenfone 8, Asus ha migliorato l’accuratezza cromatica e ha gestito meglio il refresh dinamico con passaggi tra tre step, 60, 90 e 120 Hz. L’accuratezza cromatica, in base ai nostri test, non è precisa ancora come quella di un Samsung o di un iPhone ma è apprezzabile comunque lo sforzo, che non fanno tutti, di provare a eliminare ogni deviazione per quando riguarda spazio colore e scala di grigi.

Lo schermo di piccole dimensioni aiuta in termini di luminosità: riesce ad arrivare a 760 nits di media durante la visione standard e tocca i 1050 nits all’aperto.

Apprezzabili sia la presenza del DC Dimming (ma solo a 60 Hz), ovvero di quella soluzione che riduce la luminosità del display regolando la tensione dei pixel e senza intervenire sulla modulazione (a molti il ficker dello schermo a bassa luminosità dà fastidio), sia dell’Always on Display, molto semplice e con pochi template ma comunque utile per chi ama avere l’ora e qualche informazione aggiuntiva sempre a portata di mano.

Lo schermo è piatto, e questa trattandosi di uno schermo piccolo è un’ottima notizia, anche se il modo in cui è stato incassato nella scocca lo rende più esposto alle rottura nel caso di una possibile caduta.

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Il sensore per le impronte digitali è stato incassato nel tasto di accensione laterale, non è sotto lo schermo, e questo è un punto di forza a nostro avviso perché, oltre a essere velocissimo, può diventare un tasto multifunzionale grazie alla possibilità di essere programmato. Asus ha una versione di Android a bordo che si avvicina molto a quella stock, tuttavia ha inserito tante piccole modifiche che facilitano la personalizzazione del telefono: il doppio tocco sulla scocca per lanciare le app o eseguire azioni, il tasto di accensione stesso che può essere gestito con differenti tipi di interazione, dalla pressione prolungata allo swype. Cose queste che interessano tantissimo l’utente più “smanettone”, un po’ meno chi prende il telefono, lo accende e si disinteressa di tutte quelle opzioni che potrebbero rendere un telefono magari non migliore, ma sicuramente più adatto alle esigenze di ciascuno.

Sempre sulla scocca troviamo anche il jack audio, questo nonostante lo smartphone sia certificato IP68 contro acqua e polvere. Asus tiene in modo particolare all’aspetto audio, tanto che oltre al jack dispone di speaker ottimizzati con Dirac e di Snapdragon Sound con AptX loseless: siamo davanti al primo telefono che, usando auricolari compatibili, può sfruttare la codifica loseless proprietaria di Qualcomm.

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Un processore potentissimo per una scocca tascabile

L’Asus ZenFone è stato uno dei primi smartphone ad adottare la nuova versione di Snapdragon Gen 8 denominata “plus”, uscita dalle fonderie TSMC al posto di quelle Samsung. Una versione interessante non tanto per l’aumento della potenza di clock, non si percepisce durante l’uso quotidiano, quando per la gestione termica con un livello di surriscaldamento sotto sforzo decisamente contenuto. Asus ha detto di aver usato una vapor chamber per il raffreddamento al posto del classico heatpipe, ma non si tratta di un qualcosa che sposta più di tanto l’equilibrio, anche perché sotto sforzo il processore scalda e il retro diventa tiepido. Non scalda come il modello liscio di Snapdragon Gen 8 ma scalda, e raggiunge temperature vicine agli 89° che la scocca spessa aiuta a dissipare.

Asus non si è risparmiata per quanto riguarda storage e RAM: la scelta di entrambi è ricaduta su componenti abbastanza veloci, con la memoria UFS 3.1 che fa registrare 1921 MB/s in lettura e i 1589 MB/s in scrittura. La velocità varia ovviamente a seconda dei tagli di memoria scelti, e Asus offre sia i 128 GB che i 256 GB. Per la RAM, LPDDR5, c’è la doppia opzione 8 GB e 16 GB ma crediamo che gli 8 GB siano più che sufficienti trovandoci davanti ad un telefono con un sistema operativo quasi “stock” e senza particolari aggiunte che possono pesare sulla memoria.

Come abbiamo visto Asus è stata la prima ad adottare alcune soluzioni che Qualcomm mette a disposizione dei partner, come l’audio loseless, e proprio per questo motivo troviamo a bordo dello Zenfone 9 anche il modo wireless Wi-fi 6e. L’Italia ha tuttavia allocato le frequenze per i 6 GHz del Wi-fi 6e solo di recente, pertanto al momento lo Zenfone è limitato al Wi-fi 6.

Un telefono che in stand by consuma pochissimo

Il problema dei telefoni piccoli è legato soprattutto alla batteria: non c’è spazio. Asus ha già fatto un mezzo miracolo riuscendo ad incrementare la capacità della cella al litio dai 4000 mAh del modello precedente ai 4300 mAh di questo modello. Per riuscirci ha dovuto sacrificare la ricarica wireless, anche perché la bobina ruba qualche decimo di millimetro di spessore prezioso. Una rinuncia compensata dalla perfetta gestione efficace dei consumi: in questi mesi di utilizzo come telefono secondario ci ha colpito per la capacità di mantenere la carica in stand-by, con un consumo praticamente quasi nullo quando è in tasca o appoggiato alla scrivania.

Abbiamo fatto di recente un test confrontandolo al Pixel 7 Pro: entrambi i telefoni al 100%, entrambi i telefoni appoggiati al comodino e dopo una settimana il Pixel era totalmente spento mentre l’Asus aveva ancora più del 50% di carica.

Questo ha permesso di raggiungere anche una prestazione notevole nel nostro test batteria dove ha toccato le 9 ore e 46 minuti in modalità “intensiva” e le 14 ore e 41 minuti in modalità intermedia, valore di tutto rispetto per un telefono con una batteria da 4300 mAh.

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In linea di massima, facendo attenzione al tipo di applicazioni usa, crediamo che lo ZenFone possa garantire sempre dalle 5 ore alle 6 ore di schermo acceso a luminosità intermedia, valore sempre da considerare in relazione alla capacità della batteria.

La ricarica arriva massimo a 30 Watt, ma Asus la considera una soluzione di emergenza: l’azienda è consapevole che una cella così piccola risente più di quelle grandi di un possibile invecchiamento pertanto ha inserito una serie di soluzioni per evitare che dopo 2 o 3 anni di vita, con ricariche frequenti, si possa avere la sensazione di un telefono che non dura più così tanto. Ecco perché l’interfaccia ZenUI 9 permette di limitare la carica al 90% o ancora meglio all’80% per evitare quella parte finale di “stress” termico che alla fine è quella che porta al degrado chimico della cella. Allo stesso modo si possono impostare diversi livelli di ricarica, 18 watt o 9 watt anche se il caricatore è più potente per godere di una salutare ricarica lenta quando non c’è fretta.

Un telefono per chi ama ancora la cuffia a filo

Asus ha puntato molto sulla fotocamera in fase di presentazione, ma quello che in questi mesi ci ha colpito di più dello smartphone Asus è la cura riposta nella parte musicale. La presenza del jack audio ci ha fatto rispolverare le Beyerdynamic DT 770 PRO, e dopo diverse sessioni di ascolto possiamo dire che, seppur con qualche limitazione, l’Asus può essere utilizzato anche come un fantastico walkman da passeggio.

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Le limitazioni sono legate quasi esclusivamente alla necessità di usare la sua catena audio di riproduzione: l’ottimizzazione data dal sistema Dirac sparisce quasi del tutto se si usano player esterni e allo stesso modo ci sembra che il DAC WCD9385 di Qualcomm, che oltre a fare da convertitore funziona anche come amplificatore per la cuffia, spinga meglio se viene usata la soluzione interna, mentre appare leggermente più appannato quando si usano altri player. Il dispositivo è certificato Hi Resolution Audio e supporta tracce audio fino a 24 bit 384 kHz se abbinato a dispositivi compatibili.

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Al pieno supporto verso le cuffie true wireless, dove il range di codec coperti è enorme, praticamente tutti quelli esistenti tranne il nuovo Audio LE, si affianca anche una riproduzione diretta tramite gli altoparlanti wireless che non è affatto male. Asus si è impegnata per un qualcosa che difficilmente potremmo definire hi-fi, ma ha voluto dare una resa dignitosa anche alle piccole capsule stereo inserite nel piccolo corpo del telefono. Se la capsula superiore è grande circa 1 cm quadrato, la capsula inferiore è una vera cassa chiusa da 12x16mm che è stata riempita di schiuma, come si fa ancora oggi con i diffusori, per controllare e gestire le basse frequenze. La pressione sonora raggiunta è buona, il bilanciamento tra i due canali anche.

Il gimbal della fotocamera è una sorpresa, in positivo e in negativo

In questi mesi abbiamo portato con noi lo Zenfone 9 in moltissimi viaggi. Lo abbiamo portato in Inghilterra, lo abbiamo portato in Israele e ci abbiamo scattato migliaia di fotografie.

La base hardware è abbastanza nota, perché usa quel sensore che ormai quasi tutti i modelli orientali top di gamma hanno adottato, l’IMX766 di Sony. Un sensore flessibile che si presta bene ad essere sfruttato dalla fotografia computazionale, e proprio per questo Asus ha giocato con alcune modalità inserendo ad esempio la lunga esposizione che permette di catturare le scie luminose, ad esempio il traffico cittadino, tenendo lo smartphone fermo e a mano libera.

Un buon risultato, ottenuto non solo grazie alla facilità con cui oggi si può stabilizzare digitalmente una immagine ma anche con l’aiuto dello stabilizzatore sul sensore. Lo Zenfone, infatti, ha il sensore principale montato su gimbal che promette la stabilizzazione su 6 assi: se si guarda la lente sul retro, e si muove il telefono, si può vedere come l’ottica stessa sia muova e cerchi di seguire il soggetto, un po’ come viene fatto dai gimbal come quelli DJI.

Sebbene esistano diversi telefoni con il sensore stabilizzato, ad esempio gli iPhone recenti, quella di Asus è una estremizzazione che sembra più un gimbal che una compensazione delle vibrazioni.

Questo offre ovviamente un enorme vantaggio se si tratta di registrare video in movimento, dove l’immagine sarà fluida e priva di strappi, ma restituisce anche una strana impressione quando si fotografa. La sensazione è quella di non avere a schermo quello che si sta realmente inquadrando, con l’inquadratura che ha sempre un minimo di ritardo ma soprattutto presenta qualche scia, forse perché la preview in tempo reale viene gestita a 30 fps. Va bene per fare foto a palazzi, foto turistiche a soggetti fermi, ma se si fanno foto in movimento o per lo scatto veloce si ha sempre quella sensazione di poca confidenza.

La qualità delle foto è allineata a quella dei telefoni con l’IMX766: una buona fotografica che regge bene lo schermo sulla quale però Asus è intervenuta con una maschera di contrasto decisamente incisiva che rende più evidente, in alcune situazioni, anche il rumore.

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Oltre alla sensazione di fluidità dell’inquadratura c’è un altro aspetto che ci ha lasciato un po’ perplessi: la grossa copertura della lente, più estetica che funzionale, e la ghiera lucida interna anche lei estetica portano in alcune condizioni a creare una fastidiosa lama di luce sulla foto.

Se si fotografa una sorgente forte il rischio di trovarsi davanti ad un vistoso flare è concreto, come si può vedere da alcune fotografie fatte.

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Nulla da dire sulla modalità notte che funziona bene e sul’HDR, non eccezionale come quelli di Pixel o di iPhone ma comunque capace di gestire un buon recupero nelle situazioni difficili senza portare a sovraesposizione di zone d’immagine.

La seconda camera è una super wide, molto ampia e con una buona correzione della distorsione. La scelta di Asus è praticamente obbligata, non potendo mettere tre fotocamere ha preferito rinunciare al tele visto che si può sempre ottenere un 2x ritagliando la porzione d’immagine centrale del sensore principale.

Una decisione tecnicamente condivisibile, ma poco apprezzabile da parte di chi cerca un cameraphone: un 50 mm o un 65 mm sono e focali in assoluto più utilizzate quando si fotografa, mentre il super wide è una lente da usare con molta moderazione perché serve il soggetto giusto. Lo zoom digitale arriva a 8x, ma la resa è appena sufficiente.

Una buona fotocamera, ma niente di più: non è certo questo il punto forte dello Zenfone.

Asus Zenfone 9

Asus Zenfone 9

prezzo di listino799,00 €

Un bel telefono, ma un telefono per pochi

Lo ZenFone 9 è un ottimo telefono per una nicchia di intenditori del marchio. Ha un’ottima qualità audio, ha una buonissima autonomia soprattutto ha potenza da vendere e un’ampia possibilità di personalizzazione, elemento che guarda soprattutto agli appassionati del brand. Un telefono non per tutti, perché è sicuramente meno gradevole esteticamente di un Pixel 7 o di un Galaxy S22 ma soprattutto paga rispetto ai due concorrenti l’assenza di supporto software adeguato e di ricarica wireless. Asus si rivolge soprattutto al suo pubblico, e lascia sempre un po’ perplessi la scelta di dare solo due anni di aggiornamenti per il sistema operativo e tre anni di patch software ad una platea di consumatori che è attenta soprattutto a questi elementi.

I miglioramenti rispetto alla già ottima generazione precedente ci sono tutti, anche se si poteva fare qualcosa di più soprattutto sul fronte della fotocamera, dove la presenza del gimbal non nasconde prestazioni buone ma non eccezionali. Il gimbal stesso, in molti casi, può dar fastidio quando si scattano le foto per la gestione molto “morbida” del movimento, e sul punta e scatta si ha la sensazione perenne di una fotocamera in ritardo rispetto a dove stiamo inquadrando. Il suo problema principale resta il prezzo: Asus tiene molto bene il prezzo di mercato e proprio per questo motivo non si riesce a fare l’affare, va preso a prezzo quasi pieno. Prezzo che però trova i due scomodi concorrenti citati sopra, il Pixel 7 a 649 euro e il Galaxy S22 che ormai ha raggiunto un prezzo super concorrenziale, ma che nonostante abbia quasi un anno di vita resta comunque un telefono molto più bilanciato per un pubblico di massa di un Asus. Senza calcolare gli iPhone, che come dimensioni restano allineati e come prezzo, se si guarda ad un modello del scorso anno, possono essere altrettanto competitivi.

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Cosa ci piace

Dimensioni compatte

Ottima qualità audio

Autonomia e gestione della batteria

Cosa non ci piace

Design non da top di gamma

Fotocamera nella media

Solo due major release di Android (e uno è già andata)

© riproduzione riservata

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