
Anche l’indignazione non serve a nulla con il “traduttor dei traduttor di Google”. Basterebbe chiudere la questione sull’infantilismo culturale del personaggio. Ma i gestori dell’informazione non sono innocenti, e scegliere d’invitarlo a parlare è stato il primo errore
È molto probabile che ciò che accade su Twitter (per non dire di luoghi peggiori) fosse già un’inutile perdita di tempo prima che ci arrivasse “foolish” Musk (Muschio il Folle, lo avrebbe chiamato il Re degli Ignoranti Celentano, quando l’ignoranza non aveva ancora la spocchia di camuffarsi da cultura accademica). È probabile che anche l’indignazione, questo (ri)sentimento dominante del nostro tempo, sia altrettanta perdita di tempo. Ma tutti quanti stiamo perdendo tempo da giorni a tradurre “presidente Cespuglio” per Bush, “Lorenzo Uccello” per Larry Bird e così via, inutilmente annoiandoci in varianti infinite di meme ideati per sfottere, additare al meritato ludibrio e persino insultare, giacché se lo merita, il professorucolo “Alex Littlebears”, aka Alessandro Orsini.
La sua figuraccia è del resto così da sprofondo, imbarazzante (“cringe” suggerisce il traduttore Google) da meritarlo. Ma davvero meritiamo, noi, tutta questa perdita di…