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O la vittoria o la vita il corto sulla boxe di Gianmarco e Francesco Latilla

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Guerriero non è chi combattendo sconfigge l’avversario per denaro, per potere, per sopraffazione, ma chi si sacrifica e sceglie la via della lotta in nome di una causa superiore, di un sogno incorruttibile. Per tale motivo il guerriero non va confuso con il lottatore, con il gladiatore, imprigionato in una arena per soddisfare le brame dei potenti o di un pubblico, ma va immaginato come un uomo in rivolta che ama il suo sogno seppur lo tormenta, come direbbe il Vate. A tale definizione appartiene il giovane Mirko, interpretato da Francesco Latilla nel cortometraggio “Il guerriero“, per l’appunto, diretto dai fratelli Gianmarco e Francesco Latilla e prodotto da La Cinearte Produzioni, presentato trionfalmente al Catania Film Fest la scorsa settimana e presentato oggi al Cinema Caravaggio in Roma, alle 19:15. Una storia di sogni, di lotte, di rivolte, che racconta il volto introspettivo ed esistenziale, irrequieto e onirico del pugilato e dello sport e che trasforma la storia di una finale di Boxe in un grande duello tra le tante voci e suggestioni che si nascondo nell’animo umano. Un cortometraggio che non vuole mostrare i trionfi, i successi sregolati e le esaltazioni che si nascondono dietro il mondo del pugilato, ma che vuole rivelare i dubbi, le cadute, le “resurrezioni” che accompagnano la vita di un giovane ragazzo che vuole inseguire il suo sogno incorruttibile e dei turbamenti che infestano ogni uomo che si confronta con la scelta più dura e difficile della sua carriera: la scelta giusta. Fatta più di ombre che di neon, più di cadute che di trionfi la trama del corto segue l’ascesa di Mirko, giovane pugile, che dopo un lungo e difficile percorso riesce ad arrivare alle porte delle olimpiadi coronando il sogno che sin da bambino aveva alimentando ispirandosi ai miti del ring e che potrebbe coronare in caso riuscisse a vincere il match che sta per affrontare contro il senegalese e sfavorito Jacob. Un sogno che si scontra con una realtà fatta di compromessi, dei torbidi inganni del malaffare, impersonata dalla figura di un malavitoso dall’aria inquietante che vuole minacciare Mirko per farlo perdere ed incassare le scommesse della sua sconfitta, considerata impossibile, contro il suo avversario, portando il protagonista di fronte ad un fatidico interrogativo: o la vittoria o la vita. Uno scontro che diventa la metafora del conflitto interiore tra sogni e compromessi, rivolta e resa, la purezza dello sport e il torbido del malaffare, il mondo spirituale del protagonista e la realtà grigia e crudele in cui è immerso e che viene ben rappresentata da una regia onirica, evanescente, intima, eroica, lirica. Dove alle sequenze di introspezione e riflessioni si alternano le sinfonie dei canti gregoriani, agli allenamenti e agli incontri le litanie e i trionfi della musica classica e delle note del compositore Domenico Pernarella, mostrando un cortometraggio dal sapore popolare e intimo e dalla sensibilità colta e celestiale in cui queste caratteristiche si uniscono in un gioco di luci e di sinfonie che continuano lo stile inaugurato straordinariamente ne “Il crepuscolo degli dei” e che si rappresenta in una visione del cinema che vede esso come una forma misteriosa e suggestiva della liturgia, dell’Opera lirica, del sogno. Realizzando un lavoro cinematografico che oltre che a rappresentare uno stile personalissimo si nutre di una educazione sentimentale, esplicita negli omaggi e nelle scelte autoriali, fatta del Toro Scatenato di Scorsese, del mondo giovanile del primo e dell’ultimo Sorrentino e soprattutto dei Pugili di Lino Capolicchio, autore a cui il corto è dedicato. Nel cast figurano oltre al protagonista, Walter Lippa nel ruolo del gangster, Giulio Tropea, Bruno Romano e uno straordinario Fabio Cipolla nel ruolo del manager. La proiezione che si terrà al cinema Caravaggio in Roma si terrà alla presenza degli autori e di Catello Masullo in un evento a cui successivamente seguirà un dibattito. Un cortometraggio onirico, mistico, ruvido ed eroico che mostra un modo atipico di guardare lo sport e la lotta per i propri ideali e che è rappresentato dalla storia questo giovane protagonista che non voleva essere l’Icaro del pugilato e per questo è diventato il Sisifo della boxe.

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