lusso-italiano:-prada,-moncler-e-armani-coprono-il-35%-delle-vendite

Nel 2021, le cento più grandi aziende di beni di lusso al mondo hanno generato vendite per 305 miliardi di dollari (circa 294 miliardi di euro), superando di 53 miliardi il 2020 e di 24 miliardi perfino i risultati ottenuti nel pre-pandemia, con una crescita del 8,5 per cento.

È quanto emerge dalla nona edizione del ‘Global Powers of Luxury Goods’, lo studio annuale di Deloitte, che esamina e classifica i 100 top player del settore fashion & luxury a livello globale, sulla base delle vendite consolidate nell’anno fiscale 2021 (per gli esercizi finanziari che si concludono il 31 dicembre 2021).

In un panorama dove la Francia risulta il primo Paese per fatturato, l’Italia con il suo made in Italy si conferma uno dei Paesi leader nel settore, posizionando ben 23 aziende tra le 100 che costituiscono la graduatoria, con l’esclusione dei brand italiani facenti parte dei grandi conglomerati francesi. Prada, Moncler e Giorgio Armani si piazzano sul podio dei principali player italiani, rispettivamente al 18°, 27° e 28° posto nella classifica globale. Assieme, i tre gruppi rappresentano il 35% delle vendite di beni di lusso realizzate nel 2021 dalle aziende italiane presenti nel ranking.

Tra loro, Moncler risulta essere il marchio con le performance complessive più costanti, rientrando per cinque anni consecutivi tra le aziende a più rapida crescita, con un +12,9% per il periodo 2018-2021. L’azienda italiana con crescita maggiore è invece Golden Goose, terza tra quelle che accelerano di più in assoluto, registrando un Cagr (Compounded Average Growth Rate) del 27% (FY2018-FY2021); nella stessa chart Euroitalia segue al sedicesimo posto con un +10,9 per cento.

Quasi tutte le 21 società con chiusura dell’esercizio al 31 dicembre hanno registrato un incremento a due cifre delle vendite di beni di lusso, compresa tra il 17,3 e il 49,3 per cento, con una crescita composita anno su anno superiore alla media del 27,2 per cento. Quasi tutte le aziende hanno registrato profitti, con Moncler, Max Mara, Valentino e Marcolin che hanno avuto margini di utile netto a due cifre. In particolare, il gruppo Marcolin ha registrato il net profit margin più alto dell’intera classifica: 33,4 per cento, seguito da Hermès con 27,3 per cento.

Anche in questa edizione l’importanza delle più grandi aziende del lusso è evidente: quasi l’85% del net profit della classifica delle top 100 proviene dalle aziende della top ten, che si confermano leader anche in termini di contributo alle vendite totali delle aziende (con un + 4,8 punti percentuali rispetto al 2020). Complessivamente, hanno visto una crescita del 21,5% con un profit margin del 12,2 per cento.

Le prime dieci del lusso sono oramai un gruppo consolidato, invariato per il quinto anno consecutivo, e che vede i colossi Lvmh, Kering e The Estée Lauder Companies in testa alla classifica.

“In questo periodo di cambiamento ed incertezza, l’appeal delle aziende del settore lusso si è riconfermato. Il comparto è stato capace di re-inventarsi ed avviare un processo di trasformazione considerevole, portando concetti quali sostenibilità, economia circolare, innovazione, al centro delle proprie strategie di crescita per i prossimi anni. Oggi più che mai le aziende di questo settore sono in grado di essere vicine ai consumatori in termini di servizio, produzione, ascolto e condivisione dei medesimi valori”, commenta in una nota Giovanni Faccioli, Deloitte global fashion & luxury practice leader.

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