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Un’indagine senza precedenti, condotta con un sofisticato sistema di scansione laser, ha portato alla scoperta di quasi mille insediamenti antichissimi che starebbero svelando l’esistenza di una società Maya molto più sofisticata, popolosa e unificata di quanto previsto finora.

Scoperta una civiltà Maya perduta in Guatemala

L’indagine condotta nel bacino carsico Mirador-Calakmul del Guatemala settentrionale, ha permesso di scoprire 964 antichi insediamenti Maya finora sconosciuti, nascosti sotto la fitta giungla, risalenti prevalentemente al periodo preclassico, durato dal 1.000 a.C. fino al 150 a.C. circa.

Si tratta di un ritrovamento straordinario, sia per l’estensione dei siti, che coprono un’area di circa 1.685 chilometri quadrati, che per la natura degli insediamenti. L’incredibile scoperta è opera di un team di ricerca internazionale guidato da scienziati statunitensi della Foundation for Anthropological Research and Environmental Studies (FARES) e dell’Università Statale dell’Idaho, che hanno collaborato a stretto contatto con il Dipartimento di geografia e ambiente dell’Università del Texas, la Scuola di Storia dell’Università di San Carlos – Città del Guatemala, il Progetto Bacino Mirador e altri istituti.

La nuova civiltà è stata riportata alla luce grazie alla tecnica di telerilevamento LiDAR (Laser Imaging Detection and Ranging) che utilizza un impulso laser, impiegato negli ultimi anni per scansionare dense foreste pluviali tropicali alla ricerca di segni di antiche civiltà, come è accaduto, ad esempio per il misterioso monumento nella Foresta di Dean nel Regno Unito o per la città perduta in Honduras. Questi sistemi, infatti, sono in grado di penetrare le fitte chiome vegetative, rivelando ciò che si trova sul terreno sottostante.

Quasi mille insediamenti nascosti nella fitta giungla

Gli scienziati, coordinati dal professor Richard D. Hansen, hanno sorvolato per anni il bacino con dispositivi LiDAR  per cercare tracce nascoste di antichi insediamenti. Per la loro gioia, l’indagine ha portato a una scoperta unica. Gli oltre 900 insediamenti sono stati al momento raggruppati in 417 antiche città, paesi e villaggi che, secondo lo studio, suggeriscono la presenza di una struttura politica centralizzata e complessa. Queste costruzioni includono decine di campi da gioco per la pratica degli sport mesoamericani e un complesso sistema di gestione delle acque composto da canali e serbatoi.

L’architettura monumentale, i confini specifici dei siti, i 195 bacini idrici e gli oltre 177 km di strade rialzate che mettevano in collegamento i diversi insediamenti, suggeriscono una coesione sociale ed economica superiore a quella delle comunità minori di questi periodi. Tra le strutture rilevate ci sono anche grandi piramidi a gradoni risalenti al periodo del tardo-medio preclassico. Opere che, come spiegano i ricercatori nello studio pubblicato sul forum internazionale “Ancient Mesoamerica”, “hanno richiesto enormi quantità di lavoro e risorse, concentrate da un’organizzazione e un’amministrazione presumibilmente centralizzate”.

La civiltà Maya avrebbe quindi avuto il potere di organizzare migliaia di lavoratori altamente qualificati, tecnici e specialisti, architetti, funzionari delle forze dell’ordine e capi religiosi, tutti ad operare in un’omogeneità politica e ideologica, il che suggerirebbe l’esistenza di un potente regno-stato nella regione, di cui non sapevamo nulla finora.

Il team di ricercatori ha anche esplorato i resti della piramide di Danta, nella città maya di El Mirador, un tempo centro della metropoli e una delle più grandi strutture antiche. Ben 158 operai avrebbero impiegato cinque anni solo per estrarre gli oltre 205mila blocchi di calcare che compongono questo imponente monumento, la cui costruzione ha probabilmente richiesto da sei a 10 milioni di giorni di lavoro.