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Dopo il calo delle entrate pubblicitarie e le decine di migliaia di licenziamenti decisi negli ultimi mesi, ora sono i bilanci a certificare che per i colossi tecnologici qualcosa è cambiato. Alphabet (Google), Amazon e persino Apple hanno pubblicato risultati trimestrali deludenti. Le speranze di chi si aspettava maggiore resistenza da parte di Big Tech sono state disattese. Persino Apple, l’unica a non aver licenziato finora nessuno – l’amministratore delegato (ad) Tim Cook ha detto che licenziare è per lui “l’ultima opzione da considerare” – ha visto un calo dell’8% su base annua delle vendite di iPhone. Fatturato a 117 miliardi (-5,4%) e utile a 30 miliardi (-13%). Tutti dati inferiori alle attese. Un calo che l’azienda attribuisce ai problemi alla catena di approvvigionamento (chip), che hanno affossato la produzione.

Amazon, Meta e il 2023 anno dell’efficienza 

Amazon non ha deluso in trimestrale, ma l’ad Andy Jassy non ha nascosto le sue preoccupazioni per il quadro macro economico: “finora abbiamo retto riducendo i costi, ma restano le incertezze nel breve periodo”. Amazon ha licenziato 18 mila persone a dicembre. Meta 11 mila. Ma la holding di Facebook ha segnare una giornata record in borsa dopo la pubblicazione della sua trimestrale: conti negativi, ma aumentano gli utenti. E tanto è bastato per indurre gli investitori a guardare oltre.

Che si chiami Facebook, Instagram o Whatsapp oppure Metaverso, come nelle intenzioni di Mark Zuckerberg. Per lui il 2023 sarà “l’anno dell’efficienza”. Meno sprechi e investimenti più concentrati sui prodotti. Un segnale di ripensamento, avvertono gli analisti. Che certifica un cambiamento in atto. Amazon, Google, Meta e gli altri sanno che l’età dell’oro è alle spalle. E che davanti ci sono anni di lotta per riposizionarsi. Investendo in innovazione. Puntando sulle nuove frontiere della tecnologia. In primis, l’intelligenza artificiale.

La battaglia del mercato pubblicitario. E l’incognita TikTok

Nel corso del 2022, i ricavi pubblicitari del gigante dei social network sono diminuiti per la prima volta da quando è stato quotato in borsa nel 2012. L’utile netto trimestrale si è dimezzato a 4,65 miliardi di dollari. Meta, insieme a Google, copre quasi il 50% del mercato pubblicitario globale, ricorda Afp. I loro ricavi si sono ridotti a causa della minore propensione ad investire da parte degli inserzionisti pubblicitari.

Ma anche perché molti tra questi preferiscono fare pubblicità su altre piattaforme. TikTok è l’indiziato numero uno. Capace di attrarre investimenti, nuove generazioni, e minuti, ore di occhi incollati allo schermo grazie ai video brevi che ne sono diventati il marchio di fabbrica. In una parola: dati. Miliardi di dati. Oro digitale per gli inserzionisti, che così possono raggiungere un pubblico sempre più targhettizzato.   

Google e Snapchat, conti in rosso

Ha fatto male anche Google. Il fatturato trimestrale di Alphabet è sceso a 76 miliardi di dollari e l’utile netto è sceso del 34% a 13,6 miliardi di dollari. La piattaforma YouTube ha incassato meno di 8 miliardi di dollari in entrate pubblicitarie (con un calo del 7,8% rispetto all’anno precedente). Anche qui, un segno evidente che qualcosa si è rotto. Snapchat (conti in rosso anche per il social di Evan Spiegel, popolare negli Usa, un po’ meno in Italia), Meta e Google hanno difficoltà a generare profitti come in passato.

Snapchat conta oggi 375 milioni di utenti giornalieri, il 17% in più rispetto alla fine del 2021. Facebook, che sembrava stesse perdendo slancio, ha raggiunto i due miliardi di utenti attivi giornalieri. I suoi “reel”, un formato di video brevi in sostanza copiato da TikTok, hanno un loro pubblico, così come gli “short” di YouTube, che hanno superato i 50 miliardi di “visualizzazioni giornaliere” rispetto ai 30 miliardi della scorsa primavera. Ma all’aumentare di utenti e visualizzazioni, non aumentano allo stesso modo le entrate.

Quante volte i manager pronunciano il termine “AI”

Occorre recuperare i margini di profitto. E farlo in fretta. Si è detto, la strada maestra porta al momento nei meandri dell’intelligenza artificiale. Tutti i grandi colossi tecnologici stanno puntando a quello per risollevare giro d’affari e recuperare lo smalto dell’innovazione di frontiera.

Un indizio lo fornisce un’analisi quantitativa delle parole pronunciate dai menager dei colossi tecnologici durante le conferenze stampa di presentazione dei risultati finanziari: tutti hanno pronunciato parole come “AI”, “AI generativa” o “machine learning” (apprendimento delle macchine, ndr) da due a sei volte più spesso rispetto al trimestre precedente. 

I dirigenti di Microsoft e Alphabet, i due protagonisti principali della battaglia per l’AI, ne hanno fatto un tema centrale. Alphabet ha fatto riferimento all’intelligenza artificiale 45 volte, contro le 13 della fine del terzo trimestre, superando Microsoft, la cui teleconferenza è stata caratterizzata da 39 riferimenti, contro i 15 del trimestre precedente. Ma riferimenti all’Ai sono stati fatti anche da Snapchat, Meta e Apple, con Cook che vede nell’intelligenza artificiale uno strumento “utile per prevenire gli incidenti”, e che sarà sviluppato nei prossimi iPhone. 

Ai come strumento per generare contenuti originali (sui social)

Più in generale, e più guardando ai Social, per Big Tech l’Ai può tradursi in strumenti più efficaci per rendere le pubblicità più personalizzate; per migliorare i contenuti suggeriti; creare contenuti, all’occorrenza, come già ChatGPT e Dall-E hanno dimostrato di saper fare. ChatGPT è finanziata da Microsoft, che a gennaio ha svelato un “investimento plurimiliardario” per aumentarne potenza e efficacia.

Google per ora sembra rincorrere. Ma, come ha dichiarato il capo Sundar Pichai, “tutto fa capire che il mercato è pronto”. Mentre Mark Zuckerberg spera che l’intelligenza artificiale generativa renda facile la creazione di “video, avatar e immagini 3D”, soprattutto per il metaverso.

Contenuti. Magari di qualità. O comunque capaci di attirare l’attenzione del pubblico. Ciò che a queste società serve per consolidare e incrementare la propria base utenti.

Twitter: @arcamasilum