“le-dichiarazioni-dei-redditi-di-trump-devono-essere-consegnate”:-schiaffo-della-corte-suprema-al-tycoon

È probabile che la richiesta non arrivi a destinazione, visto che scadrà a gennaio, quando i repubblicani prenderanno il controllo della Camera, ottenuto alla elezioni di midterm. Ma la Corte Suprema ha dato il via libera per la consegna da parte del Dipartimento del Tesoro di sei anni di documenti fiscali di Donald Trump e di alcune delle sue società all’House Ways and Means Committee. L’ex presidente aveva chiesto di bloccare l’invio delle delle sue dichiarazioni dei redditi alla Commissione della Camera, ma la sua richiesta è stata bocciata. Il tycoon ha accusato i democratici della Commissione di aver lanciato una caccia alle streghe per ostacolarlo. Certo è che il tempo non è dalla parte dei democratici che guidano il Committee. Al di là dell’esito, quella di oggi è una grave sconfitta per Trump, che ha cercato per anni di non diffonderli ed è attualmente al centro di molteplici indagini.

L’ordinanza della Corte Suprema consente quindi al dipartimento del Tesoro di inoltrare alla commissione ‘Ways and Means’ della Camera dei rappresentanti, che da sei anni ne faceva richiesta, le dichiarazioni dei redditi dell’ex presidente dal 2015 al 2020. Durante la presidenza Trump, il Tesoro si era rifiutato di consegnare i documenti alla commissione, attualmente controllata dai Democratici. Tuttavia, secondo il parere dell’Amministrazione Biden, la legge federale consente alla commissione di esaminare le dichiarazioni di qualsiasi contribuente, comprese quelle di un presidente. I tribunali di grado inferiore avevano finora concordato con questa interpretazione, portando Trump a presentare un ultimo appello davanti alla Corte Suprema.

Il team legale dell’ex presidente ha continuamente cercato di mantenere segrete le sue dichiarazioni e si è rivolto alla Corte Suprema – composta da tre dei suoi candidati – dopo che ha perso a livello di tribunale inferiore. Il giudice capo John Roberts, che supervisiona il tribunale di grado inferiore che ha emesso l’ordine nel caso Trump, aveva sospeso temporaneamente la citazione il 1° novembre, presumibilmente per dare ai giudici più tempo per considerare la questione.

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