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Procura Cassazione Cospito

La procura generale della Cassazione chiede di annullare il 41bis per Cospito. Chiedendo, altresì, l’annullamento della decisione del tribunale di sorveglianza che a dicembre confermò il regime di isolamento per l’anarchico. Cospito è in sciopero della fame da ormai 115 giorni. Le sue condizioni di salute si aggravano sempre di più e da ieri è ricoverato dall’ospedale San Paolo. La requisitoria della massima rappresentanza dell’accusa va, di fatto, in contrasto con la decisione del ministro Nordio di confermare il regime di 41bis. Il Guardasigilli, non più tardi di due giorni fa, confermava la necessità del carcere duro per l’anarchico della FAI.

Nordio, quindi, non aderì all’ipotesi alternativa proposta dalla procura nazionale antimafia e antiterrorismo di declassificare il 41bis per Cospito in regime di “alta sicurezza”. Una scelta che Nordio ha spiegato riferendosi all’ondata di proteste di piazza, alcune anche violente, che lo stesso Cospito avrebbe sollecitato dal carcere col suo sciopero della fame. Ora, però, la pubblica accusa della Cassazione chiede di rivedere il tutto, considerato non motivato il verdetto con il quale i giudici di sorveglianza avevano rigettato una precedente richiesta del difensore di Cospito, Flavio Rossi Albertini.

Procura della Cassazione chiede di togliere 41bis a Cospito: 12 giorni all’udienza

All’udienza in Cassazione mancano ancora dodici giorni, essendo fissata per il 24 febbraio. Le condizioni di salute di Cospito sono, nel frattempo, ulteriormente peggiorate. Tanto che si è reso necessario il trasferimento dal carcere di massima sicurezza di Opera all’ospedale San Paolo. I giudici di legittimità dovranno ora decidere sulla base della requisitoria del procuratore generale e delle ragioni della difesa illustrate nel ricorso. Le possibilità sono, a questo punto, tre: annullare definitivamente il decreto ministeriale che impone il «41 bis» a Cospito; annullare con rinvio al tribunale di sorveglianza affinché prenda una nuova decisione o comunque la motivi in maniera diversa; rigettare il ricorso contro le motivazioni esposte dalla difesa e anche dall’accusa.