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Metro Milano - Foto di Ansa Foto
Metro Milano – Foto di Ansa Foto

Una giornata delle borseggiatrici della metro di Milano può terminare anche con un guadagno di mille euro. Lo ha raccontato una di loro in un’intervista al Corriere della Sera. Si chiama, Ana, 29 anni, bosniaca con 9 figli, l’ultimo nato a dicembre.

Guadagno fino a mille euro al giorno. Vado sette giorni su sette, dalla mattina alla sera, sulla linea tra Duomo e Centrale”, racconta. E di trovare un lavoro non se ne parla: “Per me è troppo tardi, sono semianalfabeta. L’unica cosa che mi riesce bene è rubare”. 

Borseggiatrice Milano: “Il carcere? Non rischio nulla”

E hanno trovato anche il modo per non essere arrestate: mettere al mondo figli. Infatti Ana dice: “Il carcere? Non rischio nulla, sono mamma di un neonato”. 

Al Corriere della Sera la ladra racconta i suoi segreti del “mestiere”: “Mi apposto nei pressi dei distributori automatici di biglietti, così posso vedere dove il passeggero mette il portafoglio. Quando decido di entrare in azione, seguendo il soggetto a mio giudizio più vulnerabile, spesso donne, mi sfilo il giubbotto e lo tengo in braccio, nascondendo la mano con cui frugherò nella borsa. Se pesco uno smartphone va bene uguale”. 

“A volte ho i sensi di colpa”

Ana spiega cha “a volte ho i sensi di colpa”, ma continua a rubare lo stesso. “È capitato che in un giorno mettessi in tasca mille euro, un’eccezione, perché anche 500 euro sono una fortuna, ora che la gente gira con poco contante. Io però ho pazienza. Sette giorni su sette, dalla mattina alla sera”. 

Come detto, Ana ha 9 figli, di cui si occupa il marito che non ha un lavoro: “Se ne occupa in Bosnia mio marito, che non lavora. Mantengo io la famiglia: mando i soldi a casa e non sono pochi”. 

La ventinovenne abita a Milano, e al Corriere racconta: “Vivo in zona Niguarda, nell’appartamento comprato dai miei genitori che ora sono in Spagna. Lo condivido con amiche e parenti: le mie colleghe di scippi. Io però preferisco muovermi da sola o al massimo in coppia, tra Duomo e Centrale, per non dare nell’occhio”. 

La sorella di Ana ha cambiato vita e “si vergogna del suo cognome”

Ana ha cominciato a rubare a tredici anni per colpa della zia che l’ha avvicinata alla pratica a Roma. Ogni tanto, racconta ancora al Corriere, torna nella capitale da pendolare, da Milano. “Tutt’ora mi divido tra Milano e la Capitale, dove abbiamo un altro tetto. Mi sposto in treno, non ho la patente né vita sociale. Mio marito è molto geloso”.

E racconta ancora: “Una delle mie sorelle si è ribellata a questa vita fuggendo, e so che è diventata parrucchiera. Non abbiamo più rapporti e si vergogna del suo cognome”.