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Questo articolo fa parte della serie «Italia da scoprire», contro l’omologazione, lontani dalle solite rotte, verso un altro modo di viaggiare. Per aiutarci a stilare una mappa dell’Italia più bella ma meno battuta, scriveteci i vostri consigli qui

Le Alpi Apuane salgono in verticale dal mare della Versilia verso l’interno. Sono alte, selvagge, rocciose, aspre. Non siamo più abituati a scenari del genere, con strade piccole e ondeggianti, le cattedrali delle cave di marmo, i boschi silenziosi. Non si incontra un’auto. Dopo il Passo del Vestito la strada scende verso la Garfagnana, il cuore verde, rurale, antico tra le Apuane e gli Appennini. Una valle dell’Eden lontana da tutto. Quando arrivo a Isola Santa il telefono non ha più segnale.

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Isola Santa era una penisola su un fiume abitata fin dal Neolitico, nel Mille era un ospitale sulla strada dei pellegrini per Assisi, nell’Ottocento un paese di pastori e di boscaioli dove abitavano più di 500 persone. Con la costruzione della diga, che tutt’ora serve una centrale poco più sotto, il fiume è diventato un lago, metà del paese è sprofondato sotto l’acqua, il resto è stato abbandonato. Dal 1950 Isola Santa è diventata silenziosa, le case hanno iniziato a crollare, il tetto della chiesa a scricchiolare, fino a quando è arrivato qualcuno che ha avuto lo spirito e il cuore di credere in un sogno. 

Gabriele e la moglie Antonella, ristoratori da una vita, hanno comprato una delle antiche case in pietra del paese, l’hanno restaurata, ci sono andati a vivere e ci hanno aperto un ristorante. Con l’aiuto del comune hanno restaurato parte della chiesa e il campanile, poi hanno sistemato altri edifici per farne un hotel diffuso: oggi hanno 4 camere e 6 appartamenti, semplici ma immersi in un silenzio e in una pace che è difficile provare altrove. Dalle finestre si vede il lago, che dal mattino presto brilla di un verde mai visto.

Dal paese si segue il sentiero che porta fino a dove nasce il lago, una fonte surgiva di acqua trasparente che poi diventa color smeraldo. Venti minuti di passeggiata dentro la natura più lussureggiante. I coraggiosi possono fare il bagno (l’acqua esce a 8 gradi), gli sportivi salire fino al paese abbandonato di Col di Favilla e al rifugio di Puntato prendendo la prima parte della «via del sale» (1h e mezza a salire), i gourmand possono stare sulla riva e sperare che i pescatori sul lago abbiano preso qualche trota, che Gabriele prepara per gli ospiti su una grande griglia e serve ai tavoli sotto gli ombrelloni. Mi dice che ad agosto c’è tanta gente, che se voglio mi tiene una camea, ma oggi che è aprile siamo soli io e lui.

alessandro calzolaro

A casa di Anna

Lascio Isola Santa come si lascia un luogo del cuore, come un’apparizione di un’oasi in una valle segreta. Se Isola Santa è il paese più romantico, invece per dormire pochi posti sanno dare l’emozione che mi ha dato l’Airbnb di Anna, una stanza privata nella sua casa di famiglia nel paese di Brucciano. Prima cosa da fare: riuscire ad arrivarci. Nemmeno tutti i garfagnini sanno dov’è, ma lo sa Google Map: la strada sale al buio nel bosco dopo Castelnuovo di Garfagnana, incontro un capriolo tra il crepuscolo e poi vedo delle luci.

Brucciano rappresenta il senso di questo viaggio e di questo territorio, una natura selvaggia e una sfilata di paesi, uno più bello dell’altro, che raccontano una storia che è quella di tutti noi. Paesi che vivevano di agricoltura, di castagne (che qui si chiamano «necci»), di allevamento di ovini. Una vita semplice che però a volte non è così semplice vivere, paesi che sono stati abbandonati ma che possono rinascere anche con il turismo consapevole.

La colazione a casa di Anna.

A Brucciano oggi vivono circa 13 persone, tra i quali una coppia di inglesi, una signora australiana e Anna, che è tornata nella casa settecentesca dove è nata sua madre, l’ha ristrutturata, ci ha aperto un Airbnb dando a persone come me, che vivo a Milano, la possibilità di capire cosa sia la pace, e di dormire come se potessi recuperare ogni sonno perso. La cucina ha un camino enorme, Anna è un host meravigliosa e mi invita a cena. Mangiamo la torta di patate tipica della Garfagnana, poi il farro Igp, dei meravigliosi ravioli di magro e una torta che si chiama «Squisita». La camera ha il pavimento di pietra antica, il soffitto in legno, le lenzuola di cotone morbido, le candele accese, la stufa a legno. Ha la finestra che guarda solo i boschi. Anna ha progetti ambiziosi: vorrebbe ampliare la possibilità di ospitare, coltivare qualche ortaggio e frutto e produrre delle conserve, presto avrà due bici elettriche perché gli ospiti possano esplorare la zona.

Attorno a Brucciano c’è un piccolo mondo antico da scoprire: il paese di Sassi con la rocca e un bar trattoria di quelli davvero senza fronzoli che avete visto da piccoli o anche mai, a seconda dalla vostra età; un eremo di monaci che sembra quello di Amorgos in Grecia attaccato alla roccia; una spettacolare grotta carsica dal poetico nome di Grotte del Vento. Non lontano da qui c’è la casa di Pasquigliora all’Alpe di Sant’Antonio, ovvero la «34esima casa» di Fosco Maraini, antropologo, orientalista, viaggiatore, fotografo, scrittore, ispiratore, amante della montagna (difficile fermarsi nella sua descrizione): in Garfagnana c’è la sua tomba che guarda alla bellezza delle Apuane, le sue montagna amate. «Perché si va in montagna?», gli chiedevano. Maraini diceva: «Io posso rispondere solo a titolo personale, frugandomi dentro. Ci vedo due immense attrazioni. La prima è che la montagna mi fa da chiesa. Le vere chiese mi danno un’angosciosa sensazione di Dio in scatola. La montagna invece è Dio fresco. Dio libero. Dio diretto. La seconda attrazione è data dalla gente che s’incontra in montagna, dai compagni di cordata ai pastori, dalle grandi guide agli umili custodi dei rifugi».

Qui in Garfagnana ho incontrato persone che sanno essere i «custodi» di questo mondo, le giovani guide che mantengono il territorio (leggete sotto), o chi come Andrea nel paese di Trassilico ha fondato una cooperativa di comunità che ha riaperto un rifugio per pranzi e cene con i prodotti locali e qualche camera per dormire, e ha portato ben quattro nuovi abitati. Poi c’è Franca che è la vera «custode», ovvero la presidentessa della Agribiodiversità e comunità del cibo della Garfagnana, che riunisce i coltivatori che si impegnano a produrre un cibo «buono, sano, etico e sostenibile», chi ritrova antiche varietà, chi si impegna e chi ci crede. L’ho conosciuta in piazza a Castelnuovo di Garfagnana, il centro turistico della Garfagnana, mentre per la fiera Selvaggia, dedicata alle erbe spontanee, provavo la criscioletta, una «piadina» tipicissima con pancetta o erbe la cui sagra è il vanto del paese di Cascio. Anche i bambini a Cascio partecipano, coltivando il grano, imparando fin da piccoli che cosa sia il rispetto e il legame per questa terra.

Castiglione della Garfagnana medieval village and Alpi Apuane mountains. Tuscany, Italy EuropeStevanZZ


Cosa vedere, cosa fare e dove mangiare

Già dopo un giorno qui si inizia capire la geografia di questa valle, quali sono i nomi dei paesi, dove sono le trattorie che vorresti provare ,quali sono le rocche che vorrai vedere, affondi le tue piccole radici nel territorio. La Garfagnana è una meta nota, a luglio e agosto frequentata, ma furi stagione rimane regina di tutte le vacanze lente. E va presa con calma. Si può iniziare a scoprire i suoi luoghi più famosi, dalla Fortezza delle Verrucole a Castiglione di Garfagnana, uno dei Borghi più belli d’Italia. È bello scoprirli in bici – elettrica – con Garfagnana Mtb Sharing (chiamate Mirco al numero 3393393699) che organizzano gite con o senza guida dove volete voi e secondo il vostro grado di allenamento.

I tritoni del lago formatosi dentro la cava Valdaora nel parco delle Alpi Apuane

La Garfagnana è tra il Parco Regionale delle Alpi Apuane e il Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano: fare una gita a piedi in montagna è senza dubbio una delle cose da fare. Insieme a Andrea (Ribolini, 3389952268) ho esplorato una piccola parte di montagne e uno strano lago abitato da tritoni formatosi dentro una cava dismessa, Cava Valdaora. Mentre insieme all’Associazione Garfagnana Guide si possono percorre i trekking più belli di queste zone.

Sono tanti i ristoranti da non perdere in Garfagnana: il più famoso, a Castelnuovo di Garfagnana è Il Vecchio Mulino sulla via principale e più che mai tipico, ma per un pranzo veloce la gastronomia L’Aia di Piero (in centro, via Roma 20) è un posto che da grandi soddisfazioni e permette di provare la varietà di piatti tipici (e anche di portarsi a casa dei ravioli magnifici). La trattoria Bonini (vicina a casa di Anna) vale una sosta per i piatti genuini e per l’ambiente accogliente, al Pozzo di Pieve Fosciana si va per i tortellacci alla garfagnina (per iniziare).

Isola Santa, il posto più verde che c’è

Stefano Zocca / 500px

Isola Santa

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La casa di Anna, questa è la ghiacciaia

A casa di Anna

La camera da letto

Il paese di Brucciano

Brucciano

In viaggio nell’Italia da scoprire

Questa serie di articoli è stata pensata per seguire tutte le strade ardite, quelle che salgono molto, quella che girano all’improvviso lasciando la via tracciata, o che finiscono. Per dimenticare le mete note e omologate dal troppo turismo e ritrovare invece quei luoghi d’Italia di cui ci dimentichiamo; per dare voce e futuro alle comunità della cosiddetta «Italia Minore» che con coraggio vivono i loro luoghi e le loro tradizioni; per conoscere luoghi e persone (a volte dormendo proprio a casa con loro, come in questo caso), per tornare alle radici. Luoghi meravigliosi, a volte meno noti, a volte lontani, a volte solo dietro l’angolo. Vacanze o weekend a cui forse non avevamo pensato, che però sanno portarci fuori rotta, verso un luogo inaspettato di noi.