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Il presidente del Perù, Pedro Castillo, è stato rimosso dal suo incarico poco dopo che aveva tentato di sciogliere il Congresso, una mossa definita «colpo di Stato» dalla sua stessa vicepresidente, Dina Boluarte. Mercoledì il presidente peruviano aveva tenuto un discorso in cui aveva detto: «Abbiamo preso la decisione di instaurare un governo di emergenza, per ristabilire la legge e la democrazia». Poche ore dopo il Congresso peruviano, che detiene il potere legislativo ed è composto da una sola camera, ha messo in stato di accusa Castillo e ha votato per rimuoverlo dal suo incarico.

Il voto del Congresso era già in programma e probabilmente la mossa di Castillo era volta a evitare che l’impeachment contro di lui venisse votato. Poco dopo il suo annuncio però alcuni membri del suo governo si sono dimessi, e le forze armate peruviane hanno diffuso un comunicato in cui dicevano che Castillo non aveva l’autorità per sciogliere il Congresso con un decreto straordinario. Oltre alla vicepresidente, anche Francisco Morales, capo della Corte costituzionale peruviana, ha definito la mossa di Castillo un progetto di colpo di Stato.

La polizia peruviana, scrive El País, ha fatto sapere che Castillo è stato detenuto per tre ore in seguito al voto del Congresso. Non è ancora chiaro cosa succederà adesso, ma intanto mercoledì pomeriggio (ora locale) dovrebbe giurare come nuova presidente Dina Boluarte.

La presidenza di Castillo stava attraversando da tempo una grave crisi politica. Il voto del Congresso di oggi era il terzo tentativo di rimuoverlo per via di accuse di corruzione, instabilità del suo governo e intense proteste nel paese contro di lui nelle ultime settimane. Le proteste erano causate soprattutto dall’aumento dei prezzi che si sta verificando anche nel resto del mondo, ma hanno finito per coinvolgere anche il governo nazionale. Castillo, un ex insegnante di sinistra di ispirazione marxista, era presidente dal luglio del 2021.