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AGI
La Lega scende sotto il 24%, risale M5s
AGI – La Lega che scende sotto il 24% al 23,6% (-0,6), Forza Italia in ripresa al 7,4% (+0,3) e M5s che guadagna lo 0,4% al 15,1%. Questa la fotografia della Supermedia settimanale AGI/YouTrend.
I rapporti di forza tra maggioranza e opposizione vedono ancora il centrodestra in vantaggio, ma con uno scostamento a favore della coalizione di Governo che risale di 0,5 punti al 42%.
Perde l’opposizione di centrodestra al 48,3% (-0,4). Stabili Fratelli d’Italia al 16,2%, cosiì come il Pd al 20,6% e Italia Viva (3,1%).
Supermedia liste
Lega 23,6 (-0,6) PD 20,6 (=) FDI 16,2 (=) M5S 15,1 (+0,4) Forza Italia 7,4 (+0,3) La Sinistra 3,2 (=) Azione 3,2 (=) Italia Viva 3,1 (=) +Europa 2,0 (+0,1) Verdi 1,7 (+0,2)
Supermedia aree parlamento
Maggioranza di governo 42,0 (+0,5) Opposizione di centrodestra 48,3 (-0,4)
Supermedia coalizioni pol18
Centrodestra 48,3 (-0,4) Centrosinistra 28,9 (+0,2) M5S 15,1 (+0,4) LeU 3,2 (=) Altri 4,5 (-0,2). -
AGI
“La vita è bella anche se si sta male”, Gattuso commuove
AGI – “Voglio fare un appello a tutti quei ragazzini che non si vedono belli: la vita è bella e bisogna affrontarla senza paura, non bisogna nascondersi”: ha commosso il mondo del calcio l’intervista di Rino Gattuso al termine di Napoli-Torino, in cui il 42enne tecnico calabrese ha parlato della sua malattia all’occhio, la miastenia, che è tornata ad affliggerlo per la terza volta in 10 anni. “L’occhio andrà al suo posto e sarò più bello il più presto possibile”, ha sdrammatizzato, “ho sentito in giro che sono morto, che avevo pochi mesi di vita. Invece no, tranquilli che non muoio”.
La solidarietà di Spadafora
Tra i primi a solidarizzare con Ringhio il ministro delle politiche giovanili e dello Sport, Vincenzo Spadafora, che ha definito le sue parole “di grande significato” e “un esempio soprattutto per i più giovani a non arrendersi mai davanti alle difficoltà della vita e a superarle anche attraverso lo sport”. Sui social sono arrivate decine di messaggi di incoraggiamento a Gattuso e non solo da tifosi del Napoli o del Milan, la squadra di cui è stato un bandiera. “Ammiro Gennaro Gattuso come uomo e come allenatore. Da stasera ancora di più”, ha twittato il giornalista Sandro Piccinini, “se ci fossero più persone come lui il mondo del calcio sarebbe migliore. E non solo il mondo del calcio”. “Uomo forte, avversario leale, sempre coraggioso, mai banale”, ha commentato un tifoso juventino, “esempio di persona vera, sincera, in un mondo sempre più falso e ipocrita. Daje”.
Una malattia autoimmune
La miastenia oculare è una malattia autioimmune che coinvolge i muscoli degli occhi e delle palpebre e insorge perché alcuni autoanticorpi inibiscono il meccanismo nervoso che permette la naturale contrazione dei muscoli appartenenti al compartimento oculare. A causa dell’affaticamento della muscolatura attorno agli occhi chi ne soffre fatica a tenere le palpebre aperte in modo corretto e infatti Gattuso nelle ultime partite è andato in panchina con una vistosa benda sull’occhio con occhiali. Andrebbe gestita evitando stress e situazioni faticose ma Gattuso la sua scelta già l’ha fatta: “I ragazzi mi sono stati vicini, ma sono stato male, ho fatto tanta fatica, perché il problema non è solo vedere doppio, solo un pazzo come me può stare in piedi”, ha raccontato in un’intervista tutt’altro che banale, “non è facile vedere doppio ventiquattro ore al giorno. Bisogna accettarlo, c’è di peggio nella vita, se un giorno devo decidere che non ci sono più, spero di farlo in un campo di calcio”. -
AGI
Perché il fondatore di Alibaba è finito nel mirino del regime cinese
AGI – È l’uomo d’affari più famoso in Cina e, per i suoi connazionali, il simbolo del “self made man”. Ma a 56 anni, Jack Ma deve ora gestire la decisione di Pechino che sembra intenzionato a tagliargli le ali: perché il miliardario, anche quest’anno in cima alla classifica degli uomini più ricchi della Cina, sta affrontando il momento più difficile da quando ha dato il via, nel 1999, alla sua piattaforma di e-commerce Alibaba, e vede erodersi la sua popolarità ai piani alti, e altissimi, della politica nazionale. La decisione di mettere sotto inchiesta per pratiche monopolistiche la più grande azienda di e-commerce del Paese segna l’azione più aggressiva delle autorità di regolamentazione cinesi per mettere la briglia al crescente peso delle aziende tecnologiche cinesi. Dopo l’annuncio di Pechino, oggi le azioni di Alibaba Group Holding Ltd sono crollate di oltre l’8% (8,13%), il più grande calo giornaliero in sei settimane. Ma l’annuncio è soprattutto l’inizio formale della repressione del Partito Comunista contro il gioiello della corona, un gioiello dal dominio tentacolare, che abbraccia tutto, dall’e-commerce alla logistica e ai social media Un pressing che rientra nello sforzo più ampio per frenare una sfera sempre più influente, quella di Internet. Una volta acclamati come motori della prosperità economica e simboli dell’abilità tecnologica del paese, Alibaba e i suoi rivali come Tencent Holdings Ltd. affrontano la crescente pressione perché raccolgono centinaia di milioni di utenti e hanno acquisito influenza su quasi ogni aspetto della vita quotidiana in Cina. L’ascesa del magnate L’ascesa del miliardario è nota: nato in un ambiente povero, il padre che faticava a mantenere la famiglia, un diploma di maturità fallito due volte, lavori saltuari, fino alla creazione di Alibaba in un appartamento di Hangzhou con pochi soldi presi in prestito da amici. Jack Ma decide di abbandonare la professione di insegnante all’università dopo aver scoperto Internet in un viaggio negli Stati Uniti e aver colto la possibilità offerta alle aziende di scambiare le loro merci on line. Allo stesso modo, coglie subito le potenzialità degli smartphone: con il suo servizio Alipay diventa il pioniere dei pagamenti elettronici ‘mobile’. Queste intuizioni gli hanno fatto guadagnare la reputazione di visionario in un Paese dove il contante va scomparendo a favore del pagamento tramite smartphone. Alibaba sbarca in borsa Nel 2006, il decollo della piattaforma di e-commerce di Alibaba, Taobao, costringe l’azienda americana eBay a ritirarsi dal mercato cinese. Il trionfo arriva nel 2014 quando Alibaba si quota in borsa a Wall Street, raccogliendo 25 miliardi di dollari, un record per l’epoca. Il gruppo ripete l’impresa lo scorso anno a Hong Kong, raccogliendo 13 miliardi di dollari. Ma la sua ascesa apparentemente senza limiti riesce a guadagnargli inimicizie ai vertici del regime comunista, con il quale sintetizza i rapporti nel 2007 al forum di Davos: “La mia filosofia consiste nell’essere innamorato del potere ma non sposarlo mai”. E questa linea infastidisce i piani alti a Pechino, ancora più irritati da un discorso di aperta critica che Jack Ma pronuncia durante un forum economico a Shanghai, il 24 ottobre scorso: critica pesantemente il sistema bancario cinese, paragonandone il modello operativo a quello di “un monte dei pegni”; ha anche da ridire su uno dei mantra di Pechino, la prevenzione dei rischi del sistema finanziario. Jack Ma adesso deve fare i conti con il regime: ufficialmente fuori da Alibaba dallo scorso anno, non si vede in pubblico dall’inizio di novembre e dalla cancellazione in extremis dell’Ipo Ant Group. Una battuta d’arresto che già gli è costata il titolo di uomo più ricco della Cina, nonostante un patrimonio ancora valutato 58 miliardi di dollari. La decisione di annullare l’Ipo sarebbe arrivata dal livello più alto possibile in Cina, probabilmente dallo stesso Xi Jinping: il presidente sembra determinato a combattere le tendenze monopolistiche di gruppi privati le cui piattaforme di vendita online sono utilizzate da centinaia di milioni di cinesi. “Il partito ha ricordato ancora una volta a tutti gli imprenditori privati che non importa quanto tu sia ricco e di successo, ti può tirare via il tappeto da sotto i piedi in qualsiasi momento”, ha commentato Bill Bishop, l’autore di Sinocism, la newsletter incentrata sulla Cina. In sostanza, Jack Ma ha peccato di arroganza e Pechino ha deciso di mettergli guinzaglio. E ora deve affrontare il rischio davvero di dover uscire di scena.
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AGI
Lo studente di Cambridge che ha salvato dal macello il bue conosciuto durante il lockdown
AGI – Durante il lockdown di primavera, Ashwin, studente dell’università di Cambridge, aveva preso l’abitudine di fare lunghe passeggiate nei campi, intorno alla città, dove sin dal Medioevo i bovini erano mandati al pascolo. Sono mandrie abituate alla presenza umana. Gli animali sono piuttosto socievoli e si avvicinano spesso alle persone per mangiare foglie e frutti dalle loro mani. Ogni due giorni Ashwin si recava a nutrirli e un bue, Rufus, finì in particolare per affezionarsi a lui.
“Ogni volta che facevo per allontanarmi, Rufus iniziava a seguirmi e, a volte, a rincorrermi”, ha raccontato Ashwin all’Agi, “quindi iniziò a riconoscermi ogni volta che attraversavo il campo e a corrermi incontro per giocare o chiedermi una mela se ne avevo una. Era molto affettuoso e intelligente e mi cercava se mi nascondevo tra i cespugli o dietro gli alberi. Era chiaro che gli piaceva interagire con le persone e, soprattutto durante la solitudine del lockdown, vederlo arrivare mi regalava sempre un sorriso”.
A essere allevati in quelle campagne sono bovini da carne. Non tollerando l’idea che Rufus potesse essere macellato, Ashwin a luglio decise di salvarlo e portarlo in un santuario. “È stata dura”, spiega Ashwin, “trovare il proprietario della mandria è stato difficile, ho dovuto chiedere al comune. Trovare un santuario con lo spazio e le risorse adatte per ospitarlo è stato altrettanto complicato. I bovini richiedono molto spazio e non sono economici da mantenere, cosa per la quale serve inoltre un permesso. Il proprietario si rivelò comunque molto gentile e disponibile, mi vendette Rufus per un prezzo equo e mi aiutò nel trasferimento presso il santuario, dove Rufus è arrivato la settimana scorsa. La meravigliosa gente del Goodheart Animal Sanctuary nel Worcestershire ha trovato spazio per lui e sembra davvero felice nella sua nuova casa!”.L’incontro con Rufus ha cambiato la vita di Ashwin. “Nel passato ho provato a limitare il mio consumo di carne ma conoscere Rufus mi ha portato a un’alimentazione vegetariana”, racconta, “prima di conoscerlo non avevo compreso davvero la capacità degli animali di provare non solo sofferenza e tristezza ma anche felicità, gioia, curiosità”.
“Credo sia importante che le persone capiscano da dove viene il loro cibo e come viene prodotto”, prosegue Ashwin, “prima di questa estate non avevo mai interagito con animali da allevamento ma l’incontro con Rufus mi ha dato una nuova prospettiva sui costi fisici ed emotivi dei prodotti animali. Non dico che tutti dovrebbero smettere immediatamente di mangiare carne ma anche fare la decisione conscia di mangiarne meno e di scegliere prodotti biologici avrebbe un grande impatto. Rufus e la sua mandria, per esempio, sono stati fortunati a nutrirsi nei pascoli per la maggior parte dell’anno, invece che essere tenuti nelle stalle a mangiare grano importato, che spesso può avere enormi costi ambientali oltre che essere nocivo per il benessere degli animali”.
L’unico rammarico di Ashwin è che, con il nuovo lockdown, non può ancora andare a trovare il suo amico a quattro zampe nella sua nuova dimora. “Questa estate lo vedevo quasi tutti i giorni”, dice, “mi manca davvero, spero di visitarlo non appena le regole lo permetteranno”. -
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Natale con freddo e neve: le previsioni per il 25-26 dicembre
Clima freddo, perturbazioni, neve e anche gelo: questo secondo iLMeteo.it il clima atteso per le festività natalizie. Dopo anni di temperature miti che ci facevano pensare all’autunno più che all’inverno, il Natale alle porte sembra avere tutto l’aspetto di un grande classico, con freddo e neve. “Secondo gli ultimi aggiornamenti de iLMeteo.it – spiega Mattia Gussoni – l’inverno meteorologico che è iniziato martedì 1° dicembre sarà tutt’altro che stabile e lineare: l’avvio che abbiamo vissuto è stato molto movimentato a causa dell’arrivo a più riprese di vortici ciclonici che hanno portato tante piogge e nevicate fino a quote molto basse (localmente in pianura al Nord). Si è aperta così la “Porta dell’Atlantico”, un termine che sta a significare l’assenza di ostacoli per le perturbazioni in discesa dall’Oceano verso il nostro Paese, portando fasi meteo decisamente piovose per molte regioni italiane. La conseguenza più diretta di cui potremmo risentire è quella di avere un surplus di precipitazioni proprio in corrispondenza delle festività, con le Alpi, le Prealpi e gli Appennini pronti a fare il pieno di neve come non si vedeva ormai da tanto tempo. Dallo studio dei nostri modelli meteorologici emerge chiaramente come proprio tra la Vigilia e il giorno di Natale una possente figura ciclonica sospinta da correnti instabili e molto fredde di origine Polare investirà buona parte dell’Europa Centrale. Secondo iLMeteo.it si prefigura insomma una fase piuttosto movimentata con la possibilità di piogge in Lombardia, Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia. Sulle montagne tornerà a cadere la neve, a tratti anche copiosa, specie sui settori alpini centro orientali. Successivamente, le precipitazioni, forti e temporalesche, si sposteranno rapidamente dall’Emilia Romagna verso il Centro (soprattutto su Toscana e regioni adriatiche) e infine sui settori tirrenici del Sud. Complice il repentino calo delle temperature la neve cadrà a quote via via più basse e fin sulle colline (localmente in pianura) di Romagna, Marche, Umbria. Il ciclone farà sentire ancora i suoi effetti a Santo Stefano, provocando ancora forti precipitazioni, alternate a qualche schiarita, specie sulle nostre regioni centro meridionali (lato adriatico). I venti freddi di Bora e Grecale faranno calare la quota delle nevicate con i fiocchi che si spingeranno fino alla bassa collina di Abruzzo, Molise e Nord della Puglia. In serata i rovesci temporaleschi raggiungeranno anche la Sicilia dove soffieranno anche violente raffiche di Maestrale. Il tempo sarà più stabile al Nord, ma le temperature subiranno un tracollo verticale con i valori che si porteranno di diversi gradi sotto lo zero termico. Ma il freddo natalizio potrebbe continuare anche nei giorni immediatamente successivi e fino al Capodanno. Se diamo un’occhiata alle latitudini Polari, in particolare tra la Scandinavia e la Russia, notiamo che, a causa delle condizioni climatiche particolarmente fredde di questa primissima parte dell’inverno, si sta formando una vasta area ricolma di aria Artica. Si tratta dell”Anticiclone Russo-Siberiano”, o “Orso Russo”: un’alta pressione termica, che si forma per l’accumulo di aria gelida nei bassi strati in seguito alla forte e prolungata dispersione del calore accumulato di giorno durante la stagione fredda. L’aria che via via si raccoglie nei bassi strati, aumentando di densità e quindi di peso, tende, spiega iLMeteo.it, a comprimersi e tale compressione può far raggiungere valori pressori al suolo anche nell’ordine dei 1060 hPa e temperature fino a -30°C. L’ipotesi è che parte di questa poderosa bolla gelida possa scivolare dapprima verso l’Europa orientale e poi in direzione dell’Italia, dando così il via a un’ondata di gelo piuttosto intensa. Successivamente la nostra attenzione si concentra sul comparto Nord Atlantico dove potrebbe prendere vita una vasta depressione sospinta da correnti polari pronta a investire dapprima le Isole Britanniche e poi anche la Francia. Questo flusso instabile concluderebbe poi la sua corsa nel bacino del Mediterraneo, tuffandosi direttamente dalla Porta del Rodano intorno al 27/12. Ecco quindi che si completerebbe una manovra a tenaglia con l’Italia stretta tra il gelo da una parte e l’ingresso di una perturbazione dall’altra. Se ciò venisse confermato non è escluso che si possa formare una ciclo-genesi proprio tra il mar Ligure e il Tirreno in grado di provocare nevicate fin sulle pianure al Nord Ovest con fiocchi anche Torino e Milano.
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AGI
“Già la prima dose del vaccino immunizza chi lo fa, ma dopo alcuni giorni”
AGI – “Già dopo la prima somministrazione di vaccino” si avrà una prima immunità, “ma dovranno passare comunque alcuni giorni. In condizioni naturali gli anticorpi si riscontrano in titolo ragionevole dopo una decina di giorni dalla comparsa dei sintomi. Un vaccino di solito costringe il fisico a una risposta immunitaria più potente, valida e immediata rispetto ad un’infezione naturale, per cui dovremmo avere una risposta immunitaria rapidamente”.
Lo ha detto a ‘Buongiorno’, su Sky TG24, Massimo Galli, direttore del reparto malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano. “I dati sul primo vaccino a disposizione – ha spiegato – ci dicono che le persone vaccinate sono state protette fin dall’inizio. Il numero di casi di infezione avuti nell’arco dei primi 21 giorni dalla vaccinazione è già nettamente inferiore rispetto al gruppo placebo”.
Vaccinarsi non ha “niente di eroico, è un atto dovuto, pensato e condiviso. Il vaccino c’è, ha garanzie di validità e sicurezza, lo vado a fare anche per proteggere me stesso, ma credo che fare il vaccino sia anche un dovere sociale, soprattutto nella prospettiva di raggiungere l’immunità di gregge”, aggiunge Galli,
“L’immunità di gregge – ha aggiunto – sarà la cosa che ci toglierà da un guaio altrimenti mai finito e che consentirà davvero la ripresa dell’attività normale, di vivere finalmente in maniera tranquilla le nostre esistenze”.
Negli ospedali, ha spiegato, “si può confidare, non è difficile fare le prime vaccinazioni negli ospedali. C’è sia il modo di conservare il vaccino che di prepararlo e somministrando. Le prime vaccinazioni avranno un significato numericamente limitato ma fortemente simbolico. Coinvolgeranno le persone in prima linea, che rappresenteranno una testimonianza. Non ci vedo niente di male, anzi credo possa essere utile per far capire alle persone che se determinate persone fanno la vaccinazione, senza se e senza ma, la vaccinazione e’ una cosa per tutti”. -
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Trump avverte l’Iran, il tweet con il “consiglio” per Natale
“Qualche sano amichevole consiglio all’Iran: se un americano dovesse essere ucciso, riterrò l’Iran responsabile. Pensateci”. Donald Trump non usa mezzi termini nel ‘tweet di Natale’ indirizzato all’Iran dopo gli attacchi con razzi diretti contro l’ambasciata americana nella capitale irachena Baghdad. “Domenica la nostra ambasciata a Baghdad è stata colpita da diversi razzi – ha scritto il presidente americano – Indovinate da dove provengono: Iran. Ora sentiamo parlare di ulteriori attacchi contro gli americani in Iraq…”. Sotto accusa, gruppi sciiti sostenuti dall’Iran e attivi in Iraq. La replica del capo della diplomazia iraniana, Mohammad Javad Zarif, non si è fatta attendere. “Mettere a rischio i propri cittadini all’estero non distoglierà l’attenzione dai fallimenti catastrofici in patria”, ha twittato. Dopo l’attacco con razzi che nella notte di domenica scorsa ha colpito la Green Zone di Baghdad, l’ambasciata Usa ha confermato danni di lieve entità al compound, mentre testimonianze riportate dalla Cnn affermavano che durante la pioggia di razzi è tornato in funzione il sistema C-Ram che difendere l’ambasciata americana nella capitale irachena. Il segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, ha accusato esplicitamente “le milizie sostenute dall’Iran”. I tweet di Trump arrivano a pochi giorni da quando sarà passato un anno dall’uccisione, il 3 gennaio scorso, del generale iraniano Qassem Soleimani in un attacco aereo americano in Iraq. E dopo le tensioni innescate dall’uccisione in Iran lo scorso novembre dello scienziato nucleare iraniano Mohsen Fakhrizadeh. Gli Stati Uniti, ora, starebbero valutando anche la possibilità di chiudere l’ambasciata a Baghdad, dopo la serie di attacchi con razzi contro la Green Zone e le accuse di Mike Pompeo a “milizie sostenute dall’Iran”. Lo ha scritto Axios, citando due fonti informate e precisando che si tratta di una delle opzioni al vaglio dell’Amministrazione Trump, che “potrebbe essere preludio a una rappresaglia contro l’Iran”.
Heather Parisi sul vaccino: “Io e la mia famiglia non lo faremo”

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