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Francia e Germania vogliono che Biden estenda i sussidi “verdi” anche alle aziende europee. E chiedono alla Commissione una nuova politica industriale con aiuti di stato. Tutti i dettagli

Francia e Germania, le due economie più grandi dell’Unione europea, hanno chiesto agli Stati Uniti di estendere gli aiuti all’industria contenuti nell’Inflation Reduction Act alle aziende europee, in modo da risolvere le tensioni commerciali prima che degenerino in una disputa più ampia o addirittura in una trade war.

IL DOCUMENTO DI HABECK E LE MAIRE

In un documento congiunto, il ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck e il suo omologo francese Bruno Le Maire affermano che è nell’interesse reciproco dell’Unione europea e degli Stati Uniti “trovare rapidamente un terreno comune” sull’Inflation Reduction Act, la legge da 369 miliardi di dollari che stanzia incentivi corposi alla manifattura statunitense in alcuni comparti strategici per le transizioni ecologica e digitale.

UNA “PARTNERSHIP ECONOMICA VERDE” TRA UE E USA

Habeck e Le Maire propongono una “partnership economica verde” con Washington. E chiedono all’amministrazione di Joe Biden di estendere ai “partner e agli alleati” i sussidi alle aziende statunitensi, canadesi e messicane che producono tecnologie verdi, come le batterie per i veicoli elettrici.

L’Unione europea teme che l’Inflation Reduction Act possa danneggiare l’industria europea, e in particolare quella automobilistica, mettendola in una posizione di svantaggio competitivo rispetto alla concorrenza nordamericana. Bruxelles ha creato una task force apposita con la Casa Bianca per risolvere i contrasti.

L’APERTURA DI BIDEN

Questo mese Biden, durante una visita negli Stati Uniti del presidente francese Emmanuel Macron, ha dichiarato che la legge anti-inflazione potrebbe venire modificata per favorire l’accesso ai sussidi da parte delle aziende europee. I dettagli, però – cambiare l’Inflation Reduction Act richiederebbe nuove e complicate trattative al Congresso -, non sono ancora noti.

Il documento franco-tedesco afferma che “è nel nostro interesse reciproco trovare rapidamente un terreno comune su questa cosa ed evitare perturbazioni alla parità di condizioni tra partner stretti, in un momento di cooperazione fiduciosa per affrontare la guerra russa contro l’Ucraina”.

PROVENIENZA LOCALE E OBIETTIVI STRATEGICI

L’Unione europea non è l’unico partner statunitense ad aver criticato i sussidi alla manifattura nordmericana di veicoli elettrici previsti dall’Inflation Reduction Act. Anche il Regno Unito, il Giappone e la Corea del sud si sono lamentati, sostenendo che quelle misure siano discriminatorie verso le proprie aziende e che violino le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio.

Parigi e Berlino vogliono che Washington elimini il requisito della provenienza nordamericana della manifattura, in modo da permettere ai prodotti europei di accedere agli stessi bonus riservati a quelli statunitensi.

È una richiesta difficile da esaudire, perché entra in contrasto con l’obiettivo strategico dell’Inflation Reduction Act. Cercando di spostare la filiera dell’auto elettrica negli Stati Uniti e nel resto del Nordamerica, infatti, la legge rappresenta un tentativo dell’amministrazione Biden di disincentivare gli approvvigionamenti di materiali e componenti dalla Cina, la rivale economica e geopolitica di Washington che attualmente domina la supply chain delle batterie e dei metalli di base.

PIÙ TRASPARENZA NELLE COMUNICAZIONI

Francia e Germania chiedono inoltre una comunicazione più trasparente da parte americana in merito ai sussidi per l’industria “verde”, in modo da coordinare le politiche.

LA CRITICA DELL’SPD TEDESCO

Bernd Westphal, portavoce del Partito socialdemocratico di Germania (SPD), al governo con Olaf Scholz, ha detto al Financial Times che “le aziende americane che operano in Europa hanno attualmente accesso a tutta una serie di fondi e programmi dell’UE, come le sovvenzioni per le auto elettriche, i fondi per lo sviluppo delle imprese, l’accesso alla ricerca e alla tecnologia, e tutti gli altri vantaggi che si ottengono dal mercato unico dell’UE. Sarebbe quindi opportuno”, ha aggiunto, “cercare un riavvicinamento su queste basi”.

FRANCIA E GERMANIA SPINGONO PER UNA POLITICA INDUSTRIALE EUROPEA

Francia e Germania propongono anche l’istituzione di una nuova “politica industriale verde” nell’Unione europea, che permetta di velocizzare le procedure per l’assegnazione di aiuti di stato alle innovazioni tecnologiche europee per la decarbonizzazione.

Le Maire e Habeck dicono che Bruxelles dovrebbe permettere crediti d’imposta e sussidi mirati ad alcuni settori strategici – come l’energia eolica, l’idrogeno e le pompe di calore – per pareggiare gli aiuti pubblici stanziati dagli Stati Uniti.

Berlino e Parigi vorrebbero inoltre dimezzare le tempistiche per l’approvazione degli Importanti progetti di interesse comune europeo (IPCEI). Il regime attuale permette ai paesi membri dell’Unione di sostenere i grandi progetti innovativi senza violare le regole comunitarie sugli aiuti di stato, a patto che questi progetti diano un contributo significativo alla crescita economica, all’occupazione e alla competitività dell’Unione europea.

Francesi e tedeschi pensano che, come primo passo, Bruxelles dovrebbe riorientare i fondi già stanziati verso il potenziamento di una base industriale “verde” in Europa. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha però già detto di volere un’espansione di RePowerEU, il piano dedicato ad accelerare il distacco energetico dalla Russia e la transizione alle fonti pulite.

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