
ABBONATI A CULTURAIDENTITA’
Milan ed Inter vorrebbero abbattere San Siro. In origine il nuovo progetto era ideato intorno alla simbolica torre n.11, memoria dello stadio esistente, ma l’ipotesi è poi decaduta. Terminato il dibattito pubblico il Comune ha poco tempo per decidere, mentre la città è divisa, gli addetti ai lavori i tecnici, gli storici e perfino le istituzioni sono in disaccordo: Vittorio Sgarbi ha già “flemmaticamente” dichiarato che il Meazza non si tocca! Dibattito comprensibile considerato che lo stadio è parte della storia di Milano, generazioni di sportivi lo hanno adottato nel tempo quale silenzioso riferimento, iconico, sociale e culturale.
A circa 200 metri dal Duomo scorgiamo l’altro simbolo continuamente a rischio: la Torre Velasca o “grattacielo con le bretelle” per via della sua forma aggettante nella parte superiore. Edificio del “brutalismo” italiano (da “béton brut”, cioè il cemento grezzo a vista) progettato dallo studio BBPR (Banfi, Begiojoso, Peressuti, Rogers) tra il 1956 ed 1957.
Simbolo di resurrezione urbana, sorse sulle macerie di una città distrutta dai bombardamenti americani. I cugini britannici nel 2012 sul Daily Telegraph però lo inseriscono tra gli edifici più brutti al mondo. Folli vaniloqui ne ventilavano addirittura l’abbattimento.
L’esperto d’arte Giuseppe Frangi invece la difende premiando il felice dialogo con la vicina Cattedrale di Santa Tecla (Duomo) e con la torre del Filarete del castello Sforzesco, di cui richiama colori e materiali, ergo l’affermazione del quotidiano inglese “… è solo frutto di analfabetismo anglosassone!”(cit.)
Lo storico dell’architettura Nikolaus Pevsner ne evidenziava altresì l’armonico inserimento tra gli edifici preesistenti. Oggi la torre, perennemente alla sbarra, è passata all’americana Hines che con poderosa ristrutturazione in corso potrà donarle lunga vita.
Intanto, anche nella Capitale la legione dei facili demolitori non riposa. Nel 1986 il monumento a Vittorio Emanuele II, era anch’esso sotto processo, … imputato di estraneità e sopraffazione sulla città circostante, addirittura di offesa estetica (cit.). Alla difesa Paolo Portoghesi e Claudia Conforti, per l’accusa Bruno Zevi e Klaus Koenig, noti storici dell’architettura. Zevi recidivo, già nel 1970 avrebbe voluto farlo saltare ma si ebbe la grazia e l’invito per tutti a considerare il momento storico in cui nacque il monumento, rappresentante dell’Italia contro la Roma dei Papi (1885). “La macchina da scrivere” (cit. B. Zevi) testimonia un altro importante pezzo di storia e cultura italiana da difendere con i denti anche dagli addetti ai lavori!
Nel 2019 sempre a Roma una cordata di facinorosi carichi di adrenalina revisionista, guidati dalla deputata Boldrini, mosse verso la demolizione e/o trasferimento dell’obelisco celebrativo sito al Foro Italico (ex Foro Mussolini). Dopo che studiosi come Vittorio Vidotto ne difesero l’identità storica, i famelici censori persero di vigore puntando alla sola cancellazione dell’iscrizione Dux dall’obelisco. Sconfortati e spiazzati dall’infausta presenza di centinaia di riferimenti littori in tutto il complesso per il momento sembra che abbiano deposto ardori ed armi di cancellazione di “massi”.
Ad eliminare tutti i simboli del ventennio non si finirebbe mai perché in ogni città d’Italia il fascismo ha lasciato segni profondi. Chi demolirebbe l’intero quartiere Eur a Roma o la stazione centrale di Milano?
Nel 2020 il linguista Noam Chomsky ha riconosciuto la crescente presenza di una emotiva e pericolosa cultura della cancellazione, contrapponendovisi. …In Italia iniziano le prime avvisaglie di una pazzia collettiva che rischia di distruggere nel nome del politicamente corretto l’intero patrimonio culturale… (cit. ICONOCLASTIA di Mastrangelo-Petrucci 2020.
Economia, assenza di sensibilità artistica e/o revisionismo storico-culturale non possono mutare le tracce della storia. Le architetture, i monumenti e le arti figurative in generale sono identitari segni maestosi del tempo che scorre nella successione degli eventi nonchè campanelli di allarme e monito per il futuro. Andrebbero cancellate solo quelle cattive ideologie e volubili iniziative che tanto disagio hanno generato nel tempo: non cancel culture ma cancel fickle ideology.