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Covid, Capodanno più pericoloso di Natale: ecco perché
Il Capodanno “rischia di essere ancora più pericoloso di Natale”. Così su Twitter Giacomo Gorini, immunologo italiano che lavora allo Jenner Institute dell’università di Oxford, che sta sperimentando il vaccino anti-Covid sviluppato con l’Irbm di Pomezia e prodotto da AstraZeneca. “A Natale si incontravano persone che fino a quel momento avevano seguito la loro normale routine. A Capodanno – avverte – le persone che si incontrano si sono mescolate con parenti e amici 6 giorni prima. Attenzione”.
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Violenza sessuale di gruppo in spiaggia a Bibbona, arrestati 4 giovani
Arrestati 4 giovani per una violenza sessuale avvenuta in spiaggia a Marina di Bibbona (Livorno) lo scorso 3 agosto. Su ordine della Procura di Livorno, che ha diretto le indagini, i carabinieri del Nucleo Investigativo di Livorno e della Compagnia di Cecina hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione degli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico, emessa dal Gip del Tribunale di Livorno, nei confronti di quattro italiani di età compresa tra i 23 ed i 26 anni, tutti residenti nella Val di Cecina. Il provvedimento cautelare è stato emesso a conclusione dell’indagine avviata il 5 agosto scorso quando i carabinieri di Cecina vennero attivati dal personale sanitario del locale ospedale. Quella mattina, infatti, si presentò al pronto soccorso una 20enne che dichiarò di essere stata vittima di una violenza sessuale da parte di un gruppo di ragazzi la notte tra il 2 ed il 3 di agosto sulla spiaggia di Marina di Bibbona. Immediatamente vennero attivati i protocolli emanati dall’azienda sanitaria (“Codice Rosa”) e dalla Procura di Livorno (il cosiddetto ‘Codice Rosso’ in materia di tutela delle vittime vulnerabili al fine di garantire alla giovane, da subito, la necessaria assistenza, medica e psicologica, e di giungere rapidamente all’identificazione dei responsabili, mitigando per quanto possibile il trauma già subito. Le indagini son state sviluppate da personale del Nucleo Investigativo dell’Arma di Livorno. La giovane vittima, davanti al pubblico ministero e agli investigatori, ha effettuato, spiegano gli inquirenti, “una faticosa quanto dolorosa ricostruzione degli eventi, ma che ha consentito di raccogliere una serie di inequivocabili riscontri alle dichiarazioni della donna”. Nel corso delle indagini è emerso che i quattro indagati avevano precedentemente assunto sostanze alcoliche, circostanza che può spiegare solo in parte la disinvoltura con cui avrebbero agito. Altro grave particolare emerso è che il più adulto del gruppo, il 26enne, rubò gli slip alla vittima e dopo la violenza condivise su whatsapp una sua foto con l’indumento intimo mostrato come trofeo. Il gip del Tribunale ha disposto la custodia cautelare degli arresti domiciliari con braccialetto elettronico per tutti e 4 gli arrestati.
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AGI
Doccia fredda dal Cairo sul caso Regeni, “errate” le conclusioni della Procura di Roma
AGI – Nuova brusca chiusura degli inquirenti egiziani rispetto alle indagini dei colleghi italiani sul caso Regeni: la procura del Cairo ha respinto le conclusioni della procura di Roma sull’omicidio del giovane ricercatore, avvenuto nel febbraio del 2016, che hanno portato 20 giorni fa alla richiesta di rinvio a giudizio per quattro agenti egiziani.
“La procura ha esaminato le accuse dall’autorità investigativa italiana a quattro ufficiali e un agente di polizia e ha finito per escludere tutto ciò che era stato loro attribuito. Ed è emerso che tutti i sospetti presentati dall’autorità investigativa italiana erano il risultato di conclusioni errate, illogiche e inaccettabili dalle norme penali stabilite a livello internazionale”, si legge in una nota dei magistrati egiziani. La magistratura romana, sostengono, si è basata su “fatti e prove errati, che costituivano uno squilibrio nella percezione dei fatti”.
La risposta della Farnesina e le altre reazioni
“La Farnesina ritiene che quanto affermato dalla Procura Generale egiziana relativamente al tragico omicidio di Giulio Regeni sia inaccettabile”. Lo scrive il ministero degli Esteri in una nota. “Nel ribadire di avere piena fiducia nell’operato della magistratura italiana, continuerà ad agire in tutte le sedi, inclusa l’Unione europea, affinché la verità sul barbaro omicidio di Giulio Regeni possa finalmente emergere”, prosegue la nota. La Farnesina conclude auspicando che “la Procura Generale egiziana condivida questa esigenza di verita’ e fornisca la necessaria collaborazione alla Procura della Repubblica di Roma”.
Amnesty International ha immediatamente reagito, definendo “inaccettabile” la dichiarazione della procura egiziana. “Dovrebbe ritenerla inaccettabile anche il governo italiano dal quale auspichiamo una presa di posizione”, ha detto all’AGI il portavoce in Italia, Riccardo Noury. “C’e’ di nuovo un palese tentativo delle autorità del Cairo di smarcarsi da ogni responsabilità, attribuendo quanto accaduto a misteriosi soggetti che avrebbero agito per contro proprio”, sottolinea Noury, “si torna sull’idea del depistaggio con un’assoluzione da ogni responsabilità”. “Dopo cinque anni”, fa notare il portavoce di Amnesty, “salta fuori in questa nota che Regeni era stato attenzionato, ma poi disattenzionato, nonostante il suo comportamento fosse ritenuto sospetto”. La posizione della procura egiziana “conferma l’indisponibilità a collaborare, rilanciando piste diverse che puntano allo stesso obiettivo: l’auto-assoluzione”.
Il presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di Giulio Regeni, Erasmo Palazzotto (Leu), ha definito l’ultima mossa del Cairo “una mezza ammissione e insieme un altro vergognoso tentativo di depistaggio. Le autorità egiziane ammettono dopo 5 anni, e dopo che lo ha già dimostrato la Procura di Roma, che pedinavano Giulio Regeni. Ci spieghino perché. Il governo italiano pretenda chiarimenti”. Anche il Pd ha definito “inaccettabili” e “irricevibili” le ipotesi della Procura, per bocca del presidente della Commissione Esteri alla Camera Piero Fassino, e del responsabile Esteri del Partito Raffaele Fiano.
Secondo il procuratore del Cairo, “al momento non è noto il responsabile del rapimento, della tortura e dell’uccisione di Regeni”. La ricostruzione del magistrato sostiene che il comportamento di Giulio Regeni in Egitto “era sospetto” e per questo finì nel mirino prima degli agenti, “che lo hanno scagionato”, e poi probabilmente dei “responsabili del suo rapimento e della sua uccisione” con l’obiettivo di incolpare le autorità egiziane.
“Il comportamento della vittima, non coerente con la ricerca che stava conducendo, è stato un motivo sufficiente per i servizi di sicurezza per esercitare il loro lavoro e il loro dovere legale di seguirlo attraverso procedure di indagine amministrativa che non limitavano la sua libertà o violavano la sacralità della sua vita privata, dopo che si è messo in condizione di essere sospettato”, si legge nella nota. “E’ stato confermato che, nonostante questo comportamento sorprendente, le indagini hanno concluso che le sue azioni non costituivano reati contro la pubblica sicurezza. Pertanto, le indagini su di lui si sono interrotte a questo punto e non sono state prese misure legali nei suoi confronti”, si legge ancora.
“Persino la denuncia nei suoi confronti era diventata di dominio pubblico – prosegue il documento dei magistrati – E’ stata sfruttata da una persona sconosciuta e determinata a commettere il suo crimine sulla vittima, scegliendo il 25 gennaio 2016, sapendo che la ‘sicurezza egiziana’ era impegnata in quel momento nel garantire installazioni vitali. La vittima è stata rapita, detenuta e torturata fisicamente per apporre l’accusa al personale di sicurezza egiziano. E in concomitanza con la visita nel Paese di una delegazione economica, la vittima è stata uccisa e il suo corpo è stato gettato in un luogo vitale vicino a importanti strutture della polizia”, conclude la ricostruzione egiziana.
Il 10 dicembre, la procura di Roma aveva concluso le indagini sulla scomparsa del giovane, rapito a fine gennaio, torturato e ucciso e ritrovato all’inizio di febbraio. Il procuratore Michele Prestipino e il pm Sergio Colaiocco hanno contestato a vario titolo ai quattro agenti il reato di sequestro di persona pluriaggravato, concorso in lesioni personali e omicidio. Per un quinto agente i pm capitolini hanno chiesto l’archiviazione. -
AGI
L’assassino di Gudeta ha confessato. È un pastore ghanese
AGI – Uno stipendio non corrisposto è il movente dell’uccisione di Agitu Ideo Gudeta, la donna-pastore simbolo dell’integrazione in Trentino e in Italia fuggita dieci anni fa dalla natia Etiopia.
Agitu avrebbe compiuto 43 anni il giorno di Capodanno ma la furia di un collaboratore dell’azienda agricola biologica che lei aveva fondato, ‘La Capra Felice’, le ha tolto la vita spegnendo per sempre il suo sorriso e la sua grande voglia di lavorare. La donna è stata uccisa a colpi di mazzuolo e fatali sono state le lesioni alla testa.
Il corpo senza vita è stato trovato ieri pomeriggio riverso a terra nella camera da letto al secondo piano della sua abitazione a Maso Villalta nel comune di Frassilongo in Valle dei Mochèni tra le montagne del Trentino. L’allarme è scattato verso le ore 18 di ieri perché la donna non rispondeva più al cellulare.
Il collaboratore è stato fermato dai carabinieri quindi condotto nella caserma della Compagnia di Borgo Valsugana dove, dopo un lungo interrogatorio, nella notte ha confessato. Adams Suleimani, 32 anni originario del Ghana, si occupava di custodire le 150 capre autoctone mochène.
Ai carabinieri coordinati dal tenente colonnello Michele Capurso, comandante del reparto operativo di Trento, il pastore africano ha riferito che la lite sarebbe scoppiata per uno stipendio non pagato. Inoltre, è emerso che l’uomo avrebbe violentato la donna agonizzante a terra.
Inizialmente le indagini si erano anche focalizzate anche su Cornelio Coser, l’uomo di Fierozzo che dopo un rapporto d’amicizia, due anni fa aveva minacciato ed aggredito Agitu venendo, nel gennaio scorso, condannato per lesioni ma non per odio razziale come era stato richiesto dal pm. Coser, tramite il suo legale Claudio Tasin, ha detto, “è una tragedia, non c’è giustificazione per quanto accaduto nonostante la mia personale esperienza”.
Agitu, arrivata in Italia quando aveva 18 anni per intraprendere gli studi di sociologia, era fuggita dalla natia Addis Abeba a seguito degli scontri sociali e dalle minacce che aveva ricevuto dal suo governo.
Si era rifugiata in Trentino dove con enorme forza di volontà aveva fondato, da un progetto di recupero di terreni abbandonati e di razze rustiche locali, l’Azienda Agricola Biologica ‘La Capra Felice’.
L’azienda si occupa di allevamento caprino (capra pezzata mòchena in via d’estinzione) ma anche della produzione di formaggi biologici, yogurt e prodotti di cosmesi con latte di capra.
Agitu, nota in Italia anche come la ‘Regina delle capre felici’, in quell’angolo delle Alpi era partita allevando 15 capre. Nel giugno scorso in piena crisi economica causata dalla pandemia di Covid-19, aveva aperto in piazza Venezia a Trento la prima ‘Bottega della Capra Felice’. In quell’occasione la pastora disse, “non dobbiamo fermarci, con i sogni costruiamo il nostro futuro”.
All’interno del negozio oltre a trovare ortaggi, formaggi, uova e anche prodotti di cosmesi anche un angolo lettura e il caffè etiope.
Ad ottobre aveva aperto anche un punto vendita all’interno di una floricoltura di Bolzano. Nel capoluogo altoatesino aveva più volte esposto i suoi prodotti alla Fiera Bio. L’ultimo post su Facebook di Agitu risale al giorno di Natale: “Buon Natale a te che vieni dal sud, buon natale a te che vieni dal nord, buon natale a te che vieni dal mare, buon natale per una nuova visione e consapevolezza nei nostri cuori”. -
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Vaccino Covid, Conte: “Ecco perché Italia non compra dosi da sola”
“All’articolo 7 del contratto e della decisione assunta dalla Commissione europea c’è il divieto di approvvigionarsi per via bilaterale se si accede” al vaccino contro il coronavirus “a livello europeo. Punto”. Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, oggi nella conferenza stampa di fine anno risponde così alla domanda sull’acquisto ‘diretto’ di 30 milioni di dosi di vaccino Pfizer da parte della Germania. “L’Italia, la Francia, la Germania e l’Olanda sono stati i primi paesi che si sono mossi per creare l’alleanza per i vaccini. Dopo aver preso contatto con le aziende che assicuravano maggiori risultati sul fronte della ricerca, hanno consegnato la palla alla Commissione Europea. E’ stata una scelta politica, si riteneva che fosse necessario muoversi in modo compatto”, dice Conte. “L’Italia non ha tentato di aggiudicarsi altre commesse perché le dosi negoziate contrattualmente a favore di Italia e Ue sono centinaia di milioni, sono sufficienti. L’Ue su nostra sollecitazione si è premurata di acquistarne in più per assicurare dosi a paesi balcanici e del nordafrica. All’articolo 7 del contratto e della decisione assunta dalla Commissione europea c’è il divieto di approvvigionarsi per via bilaterale se si accede” al vaccino “a livello europeo. Punto”.
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Bassetti: “Alcune zone dovevano essere nere, Veneto soffre”
“Alcune zone a Natale dovevano essere nere, non rosse”. Lo dice Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova e componente dell’Unità di crisi Covid-19 della Liguria, in collegamento con la trasmissione ‘Tagadà’ su La7. “Alcune aree a Natale non dovevano essere rosse, dovevano essere nere con la limitazione completa alla circolazione, mentre per altre il rosso era esagerato”, dice Bassetti. “Per esempio -aggiunge- il Veneto soffre e molto e ancora oggi sta soffrendo”. Il Veneto, quindi, dovrebbe essere zona rossa anche dopo il 7 gennaio? “Se si guardano i numeri a livello regionale del Veneto non sono così male, ma alcune province vanno molto male. E allora quelle province hanno bisogno di provvedimenti molto localizzati, chirurgici e specifici -risponde Bassetti-. Anche qui il colore delle regioni va bene, ma bisogna avere la forza di intervenire molto drasticamente a livello locale sulla base di quello che succede”. Il sistema a zone, che probabilmente sarà utilizzato anche dopo il 7 gennaio, secondo Bassetti “deve essere molto dinamico. Uno dei problemi è che si riferisce ai numeri di due settimane prima, dovremmo trovare un modo ancora più rapido” basato su “quello che succede pochi giorni prima”. “Se si vede un’inversione di tendenza, si deve subito intervenire senza aspettare le due settimane: questo credo che possa essere lo strumento per la ripartenza dopo il 7 gennaio. Credo fortemente alla localizzazione delle decisioni -conclude-, perché la zona rossa se è appropriata per alcune aree potrebbe non esserlo per altre”.
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AGI
La lettera con cui 700 medici chiedono a Mattarella di salvare la sanità pubblica
AGI – Settecento medici di dodici regioni hanno firmato una lettera promossa dal movimento ‘Siamo tutti Ippocrate’ in cui chiedono al presidente della Repubblica Sergio Mattarella un “aiuto affinché si riorganizzino, con risorse, capacità e indipendenza, le sanità regionali e soprattutto quella nazionale, scandalosamente sottofinanziata”.
Nella missiva, letta dall’AGI, sottolineano in particolare “lo sconcerto alla notizia del mortificante stanziamento di 9 miliardi di euro sui 196 totali del Recovery Plan”.
Il movimento, spiegano i promotori, è nato “spontaneamente agli Spedali Civili di Brescia in piena pandemia intorno a un gruppo di medici delusi dalle mancate risposte delle istituzioni alle richieste del mondo medico che da anni denunciava le carenze del sistema sanitario nazionale e la cattiva gestione di quelli regionali e locali, mancanze che l’emergenza Covid ha solo messo a nudo”.
La lettera è accompagnata dalla foto che rappresenta i volti dei medici nei quali “non c’è la sofferenza delle migliaia di medici e operatori sanitari che hanno curato e accudito con passione centinaia di pazienti Covid, ma il dolore per essersi sentiti abbandonati ben prima dell’emergenza e soprattutto la preoccupazione di esserlo ancora di più dopo”.
“I medici – si legge ancora – possono perdonare gli errori che la politica sanitaria ha commesso finora, ma ora si aspettano una netta inversione di rotta rispetto alla cattiva gestione della sanità negli ultimi decenni (…). Noi medici non ce la facciamo più. È triste che ce l’abbia ricordato un invisibile virus quando solo i ciechi negli ultimi anni si ostinavano a ignorare lo smantellamento progressivo del sistema sanitario nazionale”.
I camici bianchi, che per attirare l’attenzione sulle loro istanze hanno dato vita nelle settimane scorse a dei flash mob sulla scalinata d’accesso agli Spedali Civili, dicono di avere “bisogno che lo Stato ci aiuti”.
“I medici che le stanno scrivendo – è la parte finale del messaggio a Mattarella – non sono guidati da partiti né da sindacati, ma solo dalla deontologia professionale e dall’amore per la vita e la salute degli altri. Ora più che mai siamo tutti bisognosi del Suo aiuto. Siamo tutti Ippocrate. In questo momento anche Lei”.
Infine, l’augurio: “Caro Presidente, in occasione del nuovo anno vogliamo augurare a Lei e agli italiani un Buon Sistema Sanitario Nazionale per il 2021 e gli anni a venire. Augurandoci che Lei ci aiuti a renderlo migliore”. -
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Ricciardi: “No a riapertura scuole, prolungare zona rossa”
“Il lockdown natalizio andrebbe prolungato almeno fino a metà gennaio e non ci sono le condizioni per riaprire le scuole tra una settimana”. Lo afferma Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute per l’emergenza coronavirus e professore di Igiene all’Università Cattolica, in un’intervista a ‘La Stampa’. Quanto alla campagna vaccinale, “se nei primi mesi del 2021 riusciremo a vaccinare le categorie più fragili della popolazione, già prima dell’estate avremo ricadute positive dal punto vista della mortalità e dei ricoveri in ospedale, alleggerendo la pressione sul sistema sanitario – sottolinea – Ma per vedere risultati sul fronte dei contagi, quindi una diminuzione della circolazione del virus, bisognerà aspettare la fine dell’anno”. Ricciardi è d’accordo nell’escludere l’obbligatorietà della vaccinazione. “Noi sappiamo che il 70% dei cittadini italiani non è contrario ai vaccini, un altro 25% è dubbioso, ma va informato con chiarezza: alla fine potremo arrivare al 95% di copertura. I cosiddetti no vax sono una minoranza assoluta, anche se rumorosa”. Ricciardi sostiene quindi l’idea di un ‘patentino’ per i cittadini che si vaccinano. “Parlerei di un tracciamento degli immunizzati, da valutare nel caso ci trovassimo di fronte a un 30 o 40% della popolazione che rifiuta il vaccino. È un’ipotesi da studiare bene dal punto di vista giuridico, ma nei Paesi orientali ha funzionato: basta ricevere sul telefonino il codice dell’avvenuta vaccinazione e mettere un apposito lettore all’ingresso di cinema, teatri, stadi di calcio e luoghi simili. Entra solo chi ha il codice che certifica la protezione”. “Per abbassare davvero la curva dei contagi, lo abbiamo visto, l’unica strada è quella di lockdown lunghi e nazionali. Anche la ‘zona rossa’ ora in vigore andrebbe prolungata, almeno fino a metà gennaio, se vogliamo vedere effetti positivi. Se dal 7 gennaio, di colpo, facciamo riprendere tutte le attività, assisteremo certamente a un rialzo della curva epidemica” avverte Ricciardi, lanciando un monito anche sulla scuola. “So che è impopolare dirlo, ma non è il caso. Si possono riportare i ragazzi in classe solo con una circolazione bassa del virus, non con quella attuale. Le scuole sono ambienti sicuri, ma è la situazione esterna a sconsigliarne la riapertura. Altrimenti rischiamo di richiuderle nel giro di poche settimane”. “Nella prima fase ho potuto incidere di più sulle decisioni politiche, partecipavo anche alle riunioni del Cts, era diverso. Ma, con il passare dei mesi, ho notato che i miei consigli non venivano più considerati e i risultati si sono visti – sottolinea Ricciardi – Con il ministro Speranza c’è stata sempre grande sintonia. E so che durante l’estate abbiamo dilapidato tutto il capitale di sicurezza e controllo del virus faticosamente creato nei mesi precedenti. La riapertura delle discoteche è stata forse la scelta più scellerata, legata alle decisioni autonome delle Regioni”. Per il 2021, conclude, “l’augurio è che, alla fine, questa pandemia davvero ci cambi in meglio. Ma, sinceramente, non vedo segnali positivi da questo punto di vista”.
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AGI
Cina e Ue hanno firmato un accordo di ‘principio’ sugli investimenti
AGI – Cina e Unione Europea hanno raggiunto un accordo “di principio” sugli investimenti, che pone fine a sette anni di negoziati tra Pechino e Bruxelles. L’accordo raggiunto ha “un grande significato economico”, recita una nota dell’Unione Europea e “lega le due parti a una relazione sugli investimenti fondata sui valori e basata sui principi dello sviluppo sostenibile”.
L’intesa servirà a “riequilibrare” il commercio e gli investimenti tra Cina e Unione Europea e prevede una “piena attuazione” degli accordi di Parigi in materia di clima e ambiente: ci saranno, poi, un “robusto meccanismo” di applicazione e monitoraggio, garanzie nei campi del trasferimento di tecnologia contro “pratiche distorcenti”, e “chiari obblighi” per le imprese statali cinesi.
Per Pechino, l’accordo “fornirà agli investimenti reciproci un maggiore accesso al mercato, un livello più elevato di ambiente imprenditoriale, maggiori garanzie istituzionali e una cooperazione più brillante” e “stimolerà con forza la ripresa mondiale nel periodo post-epidemia”, ha dichiarato il presidente cinese, Xi Jinping.
La presenza non annunciata di Macron
L’intesa è stata siglata in un incontro in video collegamento tra il presidente cinese e i vertici Ue, la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, la cancelliera tedesca Angela Merkel, in qualità di presidente di turno; all’incontro c’era però anche il presidente francese, Emmanuel Macron e proprio la sua partecipazione del capo dell’Eliseo, la cui presenza non era giustificata dal formato dell’evento, è stata accolta con “sorpresa” dall’Italia, che “era a conoscenza della volontà di Macron di inserirsi” ma sperava che questo scenario venisse evitato.
L’Accordo Complessivo sugli Investimenti (Cai) è “un grande passo avanti” che “ristabilisce l’equilibrio” nei rapporti tra Ue e Cina, dando alle imprese europee “un forte impulso” sul mercato cinese, ha commentato il vice presidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis. Il risultato di oggi, ha aggiunto, non risolve tutte le difficoltà nel rapporto con la Cina – che Bruxelles considera un “rivale sistemico”- anche se “lega Pechino a impegni significativi nella giusta direzione, più di quanto si sia mai detta d’accordo a fare prima”.
La Cina assicura che l’intesa si applicherà a tutti i campi, ha dichiarato il portavoce del Ministero del Commercio di Pechino, Gao Feng, con nuove opportunità soprattutto nei settori del manifatturiero avanzato, dello sviluppo verde e dei servizi. Lanciati ufficialmente nel novembre 2013, i negoziati tra Cina e Ue sono cominciati ufficialmente a gennaio 2014 e si sono protratti per 36 round di colloqui.
Una vittoria del multilateralismo
L’ultimo scoglio riguardava il rispetto degli standard internazionali in materia di diritto del lavoro, che Pechino promette di osservare, nonostante permangano ancora molti dubbi da parte dell’Ue (e degli Usa). La Cina è oggi il principale partner commerciale dell’Unione Europea e l’accordo giunge a poche settimane dall’insediamento alla Casa Bianca di Joe Biden, che ha promesso un maggiore coinvolgimento degli alleati internazionali per esercitare pressioni sulla Cina.
Il suo team aveva espresso preoccupazione in vista dell’accordo e il consigliere per la Sicurezza Nazionale scelto dal presidente eletto, Jake Sullivan, aveva chiesto preventive “consultazioni” con i partner europei sulle pratiche economiche di Pechino: un richiamo rivolto soprattutto alle accuse di sfruttamento del lavoro forzato nella regione autonoma dello Xinjiang, nel mirino dei sospetti internazionali di violazioni dei diritti umani e detenzioni di massa.
Per Pechino, però, l’accordo – che dovrà essere tradotto, ratificato dai Ventisette membri dell’Unione e approvato dal Parlamento europeo – manda un messaggio di vittoria del multilateralismo all’amministrazione Usa entrante. La Cina, ha detto Gao, “rimane impegnata nel nuovo paradigma di sviluppo e nell’espansione delle aperture. Vogliamo cooperare con tutte le parti, inclusi gli Stati Uniti, per uno scenario di benefici reciproci”. -
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Italia zona rossa da domani, regole e coprifuoco
Oggi è l’ultimo giorno in zona arancione. Da domani l’Italia torna zona rossa, con restrizioni sugli spostamenti e regole adottate per fronteggiare i rischi legati alla diffusione del coronavirus. Dal 31 dicembre al 3 gennaio, e poi il 5 e il 6, il nostro Paese si troverà in uno scenario di massima gravità caratterizzato da un livello di rischio alto (scenario di tipo 4). Principale novità la durata del coprifuoco che tra il 31 dicembre e il 1° gennaio 2021 sarà in vigore tra le 22 e le 7 del mattino mentre gli altri giorni resterà tra le 22 e le 5. Ecco le misure principali illustrate nelle faq del governo. SPOSTAMENTI – Il rientro alla propria residenza, domicilio o abitazione è sempre un motivo legittimo di spostamento, così come gli spostamenti per comprovati motivi di lavoro, salute o necessità sono sempre possibili, senza distinzione tra giorni e orari. Fino al 6 gennaio 2021 sono vietati tutti gli spostamenti, anche per far visita ad amici o parenti, che comportino l’uscita dalla Regione in cui si vive o in cui si ha la residenza. Nei giorni in area rossa sarà possibile, una sola volta al giorno, spostarsi per fare visita a parenti o amici, anche verso altri Comuni, ma sempre e solo all’interno della stessa Regione e nel limite massimo di due persone. La persona o le due persone che si spostano potranno comunque portare con sé i figli minori di 14 anni (o altri minori di 14 anni sui quali le stesse persone esercitino la potestà genitoriale) e le persone disabili o non autosufficienti che con loro convivono. Si può andare ad assistere un parente o un amico non autosufficienti. AUTODICHIARAZIONE – Si deve essere sempre in grado di dimostrare che lo spostamento rientra tra quelli consentiti, anche mediante autodichiarazione. La veridicità delle autodichiarazioni sarà oggetto di controlli successivi e l’accertata falsità di quanto dichiarato costituisce reato. La giustificazione del motivo di lavoro può essere comprovata anche esibendo adeguata documentazione fornita dal datore di lavoro (tesserini o simili) idonea a dimostrare la condizione dichiarata. BAR E RISTORANTI – I ristoranti e le altre attività di ristorazione, compresi bar, pasticcerie e gelaterie, sono aperti esclusivamente per la vendita da asporto e per la consegna a domicilio. Nelle aree o negli orari in cui è sospeso il consumo di cibi e bevande all’interno dei locali l’ingresso e la permanenza negli stessi da parte dei clienti sono consentiti esclusivamente per il tempo strettamente necessario ad acquistare i prodotti per asporto e sempre nel rispetto delle misure di prevenzione del contagio. Non sono comunque consentiti gli assembramenti né il consumo in prossimità dei locali. NEGOZI – Sono sospese le attività di commercio al dettaglio, fatta eccezione per la vendita di generi alimentari e di prima necessità individuati. La vendita dei beni consentiti può avvenire sia negli esercizi “di vicinato” (piccoli negozi) sia nelle medie e grandi strutture di vendita, anche all’interno dei centri commerciali, purché sia consentito l’accesso esclusivamente agli esercizi o alle parti degli esercizi che vendono i beni consentiti. Restano ferme le chiusure previste per i centri commerciali nei giorni festivi e prefestivi. Sono chiusi i mercati, salvo le attività dirette alla vendita di soli generi alimentari. Restano aperte le edicole, i tabaccai, le farmacie e le parafarmacie.
Covid, Coldiretti: un italiano su due pronto a denunciare le violazioni dei divieti

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