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La nuova giustificazione di Fratelli d’Italia per gli ultimi giorni di caos sulla legge di Bilancio è addossare la colpa ai tecnici della Ragioneria dello stato e del ministero dell’Economia.

Avrebbero avuto l’ardine di non lavorare di notte per rispondere ai desiderata sulle coperture dei partiti di maggioranza. In questo caso nel mirino c’è il direttore generale del Mef Alessandro Rivera, indigesto al partito di maggioranza da sempre ma difeso dal ministro Giancarlo Giorgetti, ma la giustificazione non è particolarmente originale: gli scontri con i tecnici sono stati costanti nel governo Conte I.

Originale, invece, è stata la gestione della manovra: «Un livello di approssimazione mai raggiunto», per dirla con Luigi Marattin di Italia Viva – Azione. 

L’emendamento “Sangiuliano”

Emendamenti sopressi in commissione sono stati recuperati all’ultimo minuto anche se non c’era l’accordo con i gruppi. I deputati, per esempio sono stati costretti, dopo il voto di fiducia alla Camera, a modificare le tabelle allegate e a cambiare le tempistiche della discussione. Il ritocco ha riguardato i fondi per contrastare la peste suina e i 20 milioni per l’acquisto di Villa Verdi, un pallino del ministro Gennaro Sangiuliano, che non aveva passato la selezione dei giorni passati. 

Sono state infilate anche norme che non avevano bisogno di coperture finanziarie e quindi non dovevano essere nella legge e altre a cui le coperture servivano ma nessuno ci ha pensato. 

Un esempio è l’ultimo favore del governo alle piccole imprese, che si va ad aggiungere all’estensione della flat tax per le partite Iva e all’ampliamento per l’utilizzo dei voucher e del lavoro occasionale. Passato quasi inosservato, l’esecutivo ha infatti previsto anche l’aumento della soglia di ricavi che permette alle società di persone, alle associazioni tra professionisti e alle partite Iva individuali di utilizzare il regime della contabilità semplificata.

Correzioni notturne

La soglia finora era fissata a 400mila euro di ricavi l’anno per le attività di prestazione di servizi, ad esempio le associazioni tra professionisti e a 700mila euro per le altre attività. Il 20 dicembre l’esecutivo ha previsto di innalzarla rispettivamente a 500mila e 800mila euro di ricavi annui, solo che lo ha fatto senza prevedere le coperture milionarie che il vantaggio implicava a scapito del bilancio dello stato.

Sono state le opposizioni a farlo notare, le stesse che si sono viste cancellare l’emendamento votato per sbaglio che prevedeva i 450 milioni di euro da destinare ai comuni per mancanza di coperture. E alla fine, nella notte del 22 dicembre, i relatori all’ultimo sono riusciti a trovare i milioni necessari, tagliando stanziamenti del ministero dell’Economia di 30 milioni nell 2023, 40 milioni per il 2024 e tre milioni per il 2025, per un totale di 73 milioni in tre anni. In altri casi le coperture sono state ancora più creative.

Il leghista Nicola Ottaviani, un passato in Forza Italia e poi il passaggio al partito di Salvini di cui è coordinatore nella provincia di Frosinone è entrato in parlamento con l’obiettivo di «dare voce a un territorio, ampio e ricco di opportunità come quello compreso nelle due province di Frosinone e Latina». Detto, fatto. Nella legge di Bilancio è riuscito a strappare un finanziamento di 35 milioni di euro spalmati nell’arco di quattro anni, dal 2023 al 2026, per «provvedere a interventi infrastrutturali dei presidi ospedalieri e delle strutture sanitarie pubbliche delle aziende ospedaliere nelle province», pensate un po’, di Latina e Frosinone.

Tutto nella norma delle mance delle finanziarie, se non fosse che per trovare le coperture, la destra è arrivata fino in Libia: «I corrispondenti oneri sono coperti a valere sull’autorizzazione di spesa destinata a finanziare il trattato internazionale di partenariato e cooperazione tra Italia e Libia del 30 agosto 2008». Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti aveva subito fatto presente che ad ogni nuova spesa avrebbe dovuto corrispondere una riduzione nello stesso capitolo. E forse la Libia è più vicina a Latina di quanto pensassimo.

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