
Che Macron si faccia in quattro pur di mettere in ombra Giorgia Meloni non deve stupire più di tanto. La sviolinata dedicata dal quotidiano gollista conservatore Le Figaro al nostro Presidente (teoricamente affine da un punto di vista culturale e politico al prestigioso quotidiano ancorché italiana) e che nei primi cento giorni di governo avrebbe fatto un percorso “senza sbagli”, può avere indispettito l’Eliseo. Cosa di meglio che organizzare quindi un vertice Francia – Germania – Ucraina senza l’Italia? Alla sinistra non è ovviamente parso vero per iniziare a strillare come l’Italia con la destra sia politicamente isolata. Inconcepibile per il Nazareno -abituato da sempre ad una costante subalternità culturale nei confronti di Parigi- che un premier italiano possa provare a tenere testa a Macron. Non lo farebbero loro! Perché dovrebbe farlo Giorgia? “C’è gente che pagherebbe pur di vendersi” diceva Victor Hugo. E questo è sempre stato il codice di condotta di chi ci ha governato fino ad oggi pur di stare in Europa. Dobbiamo sempre scusarci di noi stessi. Non è mai il momento giusto per essere fermi sulle nostre posizioni. Perché poi potremmo pagare dazio. Magari non essere invitati ad una foto ricordo con Macron, Scholz e Zelensky. Mentre invece il modo giusto di essere europei è quello di partecipare al progetto facendo i nostri interessi. Non c’è un piano che alla fine aggiusta tutto. Così come un imprenditore persegue il proprio interesse contribuendo ad un fine superiore che non è nei suoi interessi, insegnava Adam Smith, lo stesso deve fare una comunità nazionale dentro l’UE. A questo si aggiunga il pregiudizio tutto italiano secondo il quale il nostro premier ideale è quello che piace all’estero. Ma quando lo statista di un Paese è molto apprezzato all’estero non vuol dire necessariamente che sia bravo, ma semplicemente che viene considerato funzionale a quegli interessi. Se per loro funziona non vuol dire che lo stesso valga per noi. Un bel cocktail di provincialismo e subalternità culturale di cui la sinistra è da sempre succube. A questo si aggiunga infine un ultimo motivo. A differenza dell’Italia, da sempre compattamente schierata con Washington sul dossier Ucraina prima con Draghi e poi con Meloni (e chi scrive in proposito non ha mai smesso di esprimere motivate perplessità), Francia e Germania hanno chiaramente mostrato maggiori ambiguità cercando di non interrompere mai il filo diretto con Mosca. Sembra quasi che Parigi e Berlino abbiano qualcosa da farsi perdonare. E la plateale esclusione di Giorgia Meloni dal vertice potrebbe essere stata per loro l’occasione di far vedere che Francia e Germania sono lì con l’elmetto in testa a fare la loro parte. Ancora più dell’Italia. Cose che succedono in politica estera. Nessuno stupore. Nessuna meraviglia.