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Il burger di grillo, non sa di grillo. Il primo burger agli insetti arrivato nei ristoranti Pane & Trita di Milano e Brianza, è un buon hamburger «vegetale», con l’aggiunta però di una Instagram opportunity da non perdere: una spolverata di polvere di insetti. In vendita dal 15 febbraio in edizione «limitata» di 100 pezzi al giorno, era un’occasione da non perdere per assaggiare la notizia gastronomica del momento, e lo abbiamo fatto per voi. Senza alcun effetto collaterale, e anzi mangiando bene e facendo un ripasso di antropologia culturale.

Il Grillo burger… Made in Italy

Pane artigianale verde, scamorza, cavolo viola, patata dolce croccante e nel mezzo una polpetta quasi vegetale a base di nazional popolari fagioli cannellini, patate, pane grattugiato e… farina di grilli. La polpetta è realizzata in collaborazione con Soul-K, food-tech company tutta italiana e al suo interno la farina di grillo è l’1,6% del peso del burger totale (meno di 3 grammi facendo le proporzioni), una spolverata praticamente, che rende le sue proprietà nutrizionali ovviamente irrilevanti e il suo sapore non percepibile.

Il burger non ha nulla di esotico, anzi sa di cucina della nonna e anche volendo, salse generose e una colata di formaggio italianissimo rendono il tutto assolutamente goloso, ma ben poco avventuroso dal punto di vista gustativo. Costo dell’operazione 13.90€ ma meglio prenotare, per poter dire “io c’ero” e postare la foto su Instagram di rito per cui tutti attorno a me sono venuti: a scanso di equivoci quindi il burger è verdissimo. E ha tutto il sapore succulento della polemica.

Tutta una questione culturale

Le reazioni al nuovo regolamento approvato dall’Unione Europea che ha fatto diventare ufficialmente grilli e insetti cibo commestibile hanno spaziato dal che schifo, alla lesa maestà verso il Made in Italy e le nostre tradizioni gastronomiche. Se gli insetti non fanno effettivamente parte dei nostri usi alimentari, lo sono però in zone diverse dell’Asia e del Sudamerica, esattamente come mentre noi consideriamo cavalli e conigli – solo per fare un esempio – animali commestibili, questa cosa fa letteralmente inorridire argentini e inglesi. Le lumache? Uno dei primi animali allevati dall’uomo e tipicissime in tutte le regioni italiane, nonostante striscino lasciandosi dietro una scia di bava. Il cibo quindi è solo buono da mangiare, o deve essere anche buono da pensare? Si chiede appellandosi ad un doveroso relativismo culturale l’antropologo della Columbia University Marvin Harris nel suo celebre «Buono Da mangiare – Enigmi del gusto e consumi alimentari», pubblicato oramai nel 1985. «Le abitudini alimentari non debbono essere né ridicolizzate né criticate per il semplice fatto di essere diverse», scrive nella prefazione, perché esistono sempre delle buone e sufficienti motivazioni di tipo pratico che spiegano perché la gente faccia quello che appunto fa, e il cibo non costituisce un’eccezione. Mangiamo quello mangiamo insomma perché in qualche modo ci conviene, non perché ci fa bene, è a portata di mano, o perché è buono.

Perché allora dovremmo mangiare farina di grilli?

La farina di grilli non ha controindicazioni note, ma invece è un’ottima fonte proteica con una media di oltre il 65% di proteine ad alto valore biologico, è ricca di fibre, calcio, vitamina B12, ferro, fosforo e sodio. Come tutti i cibi mai assaggiati prima merita una certa attenzione da parte di chi soffre di reazioni allergiche (soprattutto se non si tollera la chitina, proteina contenuta anche nei comuni granchi, gamberi e arachidi). I grilli come altri insetti edibili – italianissime lumache incluse – hanno sistemi di allevamento a basso impatto ambientale in quanto a consumo di acqua, sfruttamento del suolo, mangimi ed emissioni, e sono cibi ricchi di nutrienti.

Questo li rende molto interessanti, ma la questione non è gastronomica: le previsioni (del Global hunger index della fondaizone Cesvi) ci dicono che 45 milioni di persone rischieranno la vita per mancanza di cibo nell’arco del solo 2023. Se in Occidente possiamo permetterci di disquisire di gusti, del sapore nocciolato dei grilli e siamo alle prese con un’epidemia di obesità e sovraalimentazione, c’è chi nutre ben altre preoccupazioni. Se per un sondaggio condotto da Coldiretti, il 54% degli italiani è contrario agli insetti a tavola, il 24% è indifferente e solo il 16% è favorevole, è solo perché noi abbiamo la fortuna e la possibilità di mangiare altro. In nome della sostenibilità? Della dieta, dei gusti e anche di scegliere in base a quanto sia fotogenico sui social.

Grilli fotogenici su Instagram

La ricerca internazionale in campo alimentare è impegnata su più fronti per cercare di garantire alla popolazione globale del futuro cibo a sufficienza, grazie a cereali, legumi e pure agli insetti. In Italia e nel resto d’Europa farina di grilli&co restano invece un divertente “lo famo strano” per early adorpeter e foodie curiosi. Proprio per loro è arrivato il Grillo Burger: «Da sempre attenti alle evoluzioni dei gusti e dei trend alimentari, e convinti che a tavola ci si possa (e debba) divertire, oltre a mangiare bene, i founder di Pane & Trita hanno intuito le potenzialità del servire il primo hamburger di grillo nei loro locali» cito dal comunicato – a fianco di coni di tartare con fiorellini e granella di pistacchio e sushi di carpaccio, che sono gli altri signature della catena.