
Lo strappo di Intesa Sanpaolo nell’Abi. Il rinnovo del contratto dei bancari. E le stilettate di Sileoni (Fabi).
Circa un terzo dei bancari non rientrerà più nel contratto nazionale di categoria, scaduto nel 2022 e prorogato al 30 aprile. È quanto ha deciso Intesa Sanpaolo per i suoi 80mila dipendenti revocando la licenza sindacale all’Abi.
D’ora in poi, dunque, a sedere al tavolo di contrattazione ci saranno tre parti sociali: il Comitato per gli affari sindacali e del lavoro dell’Abi (Casl), i sindacati e Intesa Sanpaolo.
COS’HA DECISO INTESA SANPAOLO
Come informa la stessa Associazione Bancaria Italiana, tramite il direttore generale e segretario del Casl Giovanni Sabatini, Intesa Sanpaolo ha revocato lo scorso 27 febbraio il “mandato per la rappresentanza sindacale all’Abi per gestire in autonomia la propria partecipazione alla contrattazione”. Il gruppo comunque continuerà “a partecipare – su invito permanente concordato con Abi – alle future attività del Comitato Sindacale e del Lavoro volte a preparare e a negoziare il rinnovo del contratto collettivo nazionale del lavoro del settore bancario”.
LE ULTIME NOVITÀ PER I SUOI DIPENDENTI
Del resto, negli ultimi tempi il gruppo guidato da Carlo Messina ha attuato parecchi cambiamenti per i suoi lavoratori che sono stati affrontati per alcuni mesi anche al tavolo sindacale ma senza arrivare a un punto di equilibrio (qui le posizioni dei sindacati, qui quella della banca e qui l’approfondimento di Startmag). E infatti le sigle del credito – Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin – non hanno firmato l’accordo.
Tra le principali novità, come evidenziato dalla stessa Intesa Sanpaolo in una nota, “un’evoluzione dello smart working con la possibilità di lavoro flessibile fino a 120 giorni all’anno, con un’indennità di buono pasto di 3 euro al giorno, per tener conto anche delle spese sostenute lavorando da casa, senza limiti mensili e la settimana corta di 4 giorni da 9 ore lavorative a parità di retribuzione, su base volontaria e compatibilmente con le esigenze tecniche-organizzative e produttive della banca”. Il gruppo bancario, che ha avviato un periodo di sperimentazione in circa 200 filiali, ha sottolineato che “il confronto con le Organizzazioni Sindacali, pur svolgendosi in maniera proficua e costruttiva, non ha trovato una condivisione sul complesso dei contenuti, ma Intesa Sanpaolo, confermando l‘attenzione alle persone del Gruppo, continuerà a proporre le migliori soluzioni a chi lavora nella prima banca italiana, introducendo le novità da gennaio 2023”.
LE ACCUSE DI SILEONI AL CAPO DEGLI AFFARI SINDACALI
Che i rapporti con il mondo sindacale non siano idilliaci lo testimonia pure quanto accaduto il 21 febbraio, durante la prima riunione Casl sul contratto, quando il segretario generale Fabi, Lando Maria Sileoni, è andato giù pesante nei confronti del capo degli affari sindacali di Intesa Sanpaolo, Alfio Filosomi, definito “un grillo parlante che in ogni ambito tenta di fare il presidente del Casl ombra”. Per Sileoni, che tiene a precisare la sua è una “critica sindacale”, Filosomi “ad ogni occasione fa il professorino, censura, fa il primo della classe”. Peraltro, prosegue il sindacalista, “dice che i dipendenti di Intesa Sanpaolo guadagnano più degli altri dipendenti” e quindi promette che le “prossime rivendicazioni” sindacali saranno per “portare le condizioni economiche degli altri bancari allo stesso livello”.
Critiche anche per il fatto che Filosomi “in ogni occasione ripete che in 16 anni abbiamo fatto 1.204 accordi, è un disco rotto” mentre “i suoi provvedimenti disciplinari sono politicamente e sindacalmente una ghigliottina per i lavoratori di Intesa”. Il numero uno Fabi, che peraltro è proprio un dipendente del gruppo, denuncia un “clima interno particolarmente difficile per le pressioni commerciali, per i provvedimenti disciplinari assurdi, per il fatto che tra settori non si parlano”. In sostanza, puntualizza Sileoni, “Intesa Sanpaolo vive, e vive bene, per le iniziative da fuoriclasse del suo amministratore delegato, Carlo Messina”.
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